Mattarella consegna l’Italia ai
fascio-stellati
Il cardellino democristiano
ha detto sì
Il
Riccardo Cuor di Leone, come si sapeva, era il fratello Piersanti, ucciso dalla Mafia. Lui il cucciolo, "u
picciriddu", era l’amoruzzo di mamma. Cresciuto
perciò introverso, timido, studioso. Costretto
a scendere in politica, come capita nelle famiglie aristocratiche, anche della
politica, in particolare se democristiane e siciliane, per
senso del dovere: toccava al cadetto
sostituire il coraggioso Pupo, alla Regione, caduto combattendo contro i feroci Mori di Totò Riina.
Dunque
entrato in politica, controvoglia, incarichi di routine, carriera rapida nella Dc di sinistra, qualche volta ministro. Dopo
Tangentopoli però, un sussulto antiberlusconiano, in nome di una sana antipatia
evangelica per tutto quello che odora di donne, vernice e velocità. E una buona legge elettorale, o comunque
migliore di quelle - pessime - approvate dopo il “Mattarellum”.
Un solitario e timido cardellino democristiano, che delizia gli ospiti del Colle, con la sua retorica latte e miele, ma che si impaurisce al primo stormire di foglie. Un amico dei popolo (il rovescio del pauperismo), che una
volta diventato Presidente della Repubblica, non poteva perciò non favorire il
matrimonio con altri due amici del popolo, ma prepotenti, come Salvini e Di Maio. Che come i Bravi di Don Rodrigo lo hanno spaventato a morte. Del resto,
anche ammesso e non concesso che avesse
voluto dirlo questo benedetto no, dove avrebbe trovato il coraggio il nostro Don Abbondio...
E
così è stato.
Carlo Gambescia
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