giovedì 24 maggio 2018

Quel che ignorano i commentatori
Un tranquillo governo di paura…

Un applauso (si fa per dire)  al professor Giuseppe Conte.  Crediamo  che  nella storia della Repubblica nessun Presidente di Consiglio, dopo aver ricevuto l’incarico (seppure, secondo prassi con riserva)  si sia definito “avvocato del popolo italiano”.
Attenzione, cosa più grave, si è proclamato tale,  non un comune professore, un tecnico, magari capitato per caso al Colle, ma il candidato prescelto di un governo che vede insieme l’estrema destra razzista  e il peggiore,  e purtroppo più forte,  tra i pur pericolosi populismi europei.
Pertanto dichiararsi  "avvocato del popolo italiano"  (per inciso,  un carica del genere esiste in Albania, paese,come noto, dalle solide tradizioni liberali),  è un vero e proprio atto politico che indica una rottura politica e istituzionale con i precedenti governi.
Ovviamente, commentatori e osservatori  politici, di regola pigri -  basta scorrere i giornali -   minimizzano, indorano, riducono   tutto a pettegolezzi e retroscena, all’insegna di un soporifero  "aspettiamo e vediamo", come si trattasse di un governo normale.  In realtà, le cose, non stanno così, l’Italia, unico paese,  tra gli stati  che firmarono i Trattati del 1957, di più antica fede e europea, liberale  democratica,  rischia sulla sua pelle  di trovarsi invischiata in un esperimento politico dalle conseguenze devastanti. Per citare un film cult, stiamo andando incontro,  gaiamente, tra frizzi e lazzi dei comici televisivi, come tra vecchi amici,  a un tranquillo governo di paura… La marea populista si prepara a sommergere ogni cosa.
Probabilmente,  non si è ancora  capito,  che, come sul piano nazionale, Roma e Torino,  si è messo  in moto un meccanismo fotocopia:  quello del  “Loro contro i Nemici del Popolo". Sui quali, ogni volta far ricadere  - il modello Raggi è esemplare -  le colpe dei propri errori.  Per andare  avanti in modo autistico. L’appello al popolo,  di cui ci si dichiara difensori unici, esalta certa vanagloria italiana, fino a quando, ovviamente, non metterà  in discussione, come dicevano i nonni, i mezzi per procacciarsi pranzo e cena. Per ora, nonostante i piagnistei mediatici,  le riserve economiche delle famiglie  ci sono, eccome.  Infatti,  si  resta a guardare, gustandosi   la merenda  che ci si è portati da casa. Le scorte ci sono. Il che significa, tra l'altro,  che l’esperimento potrà durare. Fino a quando ovviamente non usciremo dall’Europa. Poi cominceranno i guai veri. Perché ai danni causati  dal governo giallo-verde andranno a sommarsi le svalutazioni a catena della "nuova lira". Dopo di che, certo, potremo  stampare  tutta la moneta di questo mondo,   però poi il valore del  cambio sarà attribuito dai mercati che - euro-buro-tecnocrati o meno -   giudicheranno i costi comparati del lavoro, l'evoluzione del tasso di inflazione, l'ammortamento della spesa pubblica crescente e  il  fiscal drag.
Insomma, tra il futuro  governo  e i precedenti sembra esserci  una differenza di specie non di grado. Quindi, tutti coloro  che presentano l’ascesa dei pentastellati come un normale avvicendamento e "aureolano" le imprudenti scelte di Mattarella, per adottare il linguaggio grillino,  si comportano, “Loro”,  da veri nemici del popolo. Ma guai a dirlo.  
Del resto, al di là delle minoranze  organizzate sui Social  e nel Paese,  soprattutto,  i protagonisti invisibili, insomma  gli italiani, sembrano ignorare del tutto la gravità del momento. Sere fa,  a cena con amici, uomini e donne,  impiegati, professionisti, pensionati, imprenditori,  di tutto si è parlato (vacanze, televisione, cinema, specialità culinarie, calcio), eccetto che di politica.  E in modo naturale, senza sforzi, per così dire.   
Per metterla nei termini di una sociologia impressionistica, in quante altre riunioni conviviali, la stessa sera,  non  si è parlato politica? E quella prima?  E quella dopo  e ancora dopo?  E  così via… Il ceto  medio, che rappresenta il nocciolo duro e produttivo  del  sociale, vive, ormai, disilluso,  come se la politica non lo riguardasse. Però la politica  va  avanti ( o meglio, indietro...). E  populisti e razzisti ora sono a un passo dal potere.  
Ma i politici non sono da meno,  soprattutto quelli che dovrebbero fare opposizione.  La risposta di Renzi alle dichiarazioni di Conte (“Lui avvocato del popolo, il Pd  parte civile”), indica che  si è scelto di opporsi al populismo  puntando  sul  populismo al cubo.  O peggio ancora, con le battute. Per dirne un’altra, Forza Italia e  Fratelli d’Italia hanno criticato il Contratto di Governo giallo-verde perché  non prevedeva finanziamenti pubblici per il Mezzogiorno…
Concludendo,  al problema del governo populista si somma il problema di un’opposizione, che oltre ad essere incerta e divisa, gioca al ribasso, sventolando, a sua volta,  la bandiera populista.
Potrebbe finire male. Molto male      

Carlo Gambescia