venerdì 18 maggio 2018

A proposito dell’ editoriale di Ernesto Galli della Loggia
 Gli italiani  hanno un nemico? Sì, se stessi




Secondo Ernesto Galli della Loggia serve una rifondazione. Occorre una  nuova classe dirigente capace di condividere  valori comuni, patriottici. Insomma, in grado di sedere intorno a un tavolo senza litigare, in nome di un'idea di patria condivisa da tutti(*).  
Cosa dire? Che Galli della Loggia non ha  torto. Tuttavia  l'idea di  patria - e per riflesso di classe dirigente (che non è solo continuità delle strutture amministrative) -   non si costruisce  a tavolino. O meglio, un mezzo tavolino serve. Anzi è servito: si pensi al   romantico spirito di nazione che gli storici considerano  alle origini dei processi di unificazione e  indipendenza, di Belgio, Grecia, Italia e Germania.  Dopo di che però, le classi dirigenti, si accorsero che bisognava “fare”, come da noi, gli italiani.  E le cose si fecero più difficili.
Diciamo che in oltre un secolo, tentarono  prima i liberali, che vinsero varie guerre - segno di solidità patriottica -  (in particolare la Terza e la Quarta Guerra d’Indipendenza, quest’ultima nell'album di famiglia liberale corrisponde alla Prima Guerra Mondiale),  cementando la patria.  Dopo  di  che,  i fascisti, in nome non dello spirito di nazione ottocentesco (di patria se si vuole, buono diciamo), bensì di un bellicismo nazionalista, cattivo,  all’ultimo stadio,  distrussero tutto, dividendo l’Italia:  consegnandola prima all’oppressore nazista,   poi, dopo una guerra civile,  a due partiti, nel quadro di "una restaurazione armata della pace democratica", per dirla con Giano Accame.  Partiti -  Dc e Pci -  che di spirito patriottico, ne nutrivano poco, perché eredi dell' universalismo cattolico e marxista. Perciò, anche a causa, ripetiamo, dell’overdose di nazionalismo fascista,  il tentativo di fare gli italiani, pur promosso (a parole) da questo o da quello, venne accantonato. Per inciso (a proposito di una recente dichiarazione del  Presidente Mattarella, assai avventata), il patriottismo ottocentesco, con i nostri guai e in particolare con la demenza sovranista,  c'entra come i cavoli a merenda.
Sicché, nel secondo dopoguerra, si formò, intorno allo sviluppo economico, elevatissimo, il nuovo  consenso degli italiani,  fondato però  su un rapporto di scambio  tra obbedienza politica e libertà economica,  tra ordine e disordine, tra mano visibile (dello stato) e mano invisibile (del mercato). 
Diciamo che il mix ha funzionato, anche benino, ben lubrificato  dall' olio assistenzialista  e della corruzione,   fino a Tangentopoli.  Dopo di che,  all’universalismo democristiano  e comunista  si è sostituito il nulla.  Né patria,  né universo mondo. Si è provato con l’Europa, ma neppure in questo caso la scelta ha funzionato.  Tuttavia,  una volta   venuto  meno l’ alto tasso crescita,  per ragioni esogene (globalizzazione)  e endogene (alto costo del lavoro, bassa produttività),  è  venuta a mancare  la materia prima della redistribuzione: i soldi.
Perciò che cosa è successo?  Semplificando al massimo: un popolo di estranei, o quasi, costretto a tirare la cinghia,  si è  ritrovato a litigare su tutto.  
Ora, parlare di formazione di una classe dirigente, intorno a un’idea comune, come sostiene Galli della Loggia -  e dispiace riconoscerlo -  resta più difficile oggi che centocinquanta anni fa. Anche perché, per colpa del nazionalismo fascista e dell’universalismo catto-marxista,  non c’è in circolazione una-idea-una dell’Italia condivisa da tutti.
Inoltre, come Galli della Loggia, sicuramente saprà,  affinché  un’idea penetri e informi di sé un’entità politica, occorrono secoli e secoli.  Si tratta, tra l'altro,   di un processo spontaneo, per giunta con alti e bassi, come mostra la storia di antiche nazioni (Gran Bretagna,  Francia, Spagna).  E noi, italiani,  abbiamo addirittura perso tempo prezioso, negando  - o enfatizzando che  è la stessa cosa - qualsiasi collante identitario. 
Si rifletta un momento. Su quali idee-forza  si punta in questi giorni per unire egli italiani? Il Reddito di Cittadinanza, una misura puramente economico-assistenzialistica, di marca catto-comunista. E l’odio immotivato  per lo straniero, solo perché è tale, di origine fascista. Detto in breve: universalismo welfarista e particolarismo razzista.  Nessun autentico  spirito di patria, solo calcoli per andare in pensione prima  o paura di essere derubati. Insomma,  il conto corrente come unica  fonte di identità. 
Certo, è vero, che in politica ci si unisce sempre contro  un nemico. Ma il nemico deve essere reale, non reinventato a tavolino. Fascismo e comunismo, reinventarono, per poi andare a fondo, seppure secondo tempi e modalità diverse. Per contro, liberalismo e democrazia, affrontarono un nemico  vero, e vinsero. 
Allora, concludendo,  quale  potrebbe essere,  oggi,  il nemico vero degli italiani?  Crediamo che, forse, i nostri concittadini debbano guardare dentro se stessi.                                     

Carlo Gambescia