L’Otto Settembre del Quirinale
Dal caos rispuntano Salvini e
Di Maio
Che
spettacolo avvilente. Il Consigliere per la stampa e la comunicazione del
Colle, Giovanni Grasso, che, senza alcun rispetto per il protocollo, farfuglia qualcosa, in mezzo a una folla di giornalisti che si accalca intorno a lui. E si comporta così, evidentemente, perché privo di ordini precisi. La nostra memoria non può non riandare - certo, concettualmente - a un’altra brutta pagina della storia italiana, l’Otto Settembre: generali in fuga, soldati allo sbaraglio,
caserme saccheggiate dalla plebaglia.
Purtroppo, l’Italia - elezioni o non elezioni - sembra cotta a puntino per qualsiasi avventura. Nelle
strade: dal giornalaio al tassista, dalla cassiera all’impiegato, dal pensionato
allo studente, con chiunque si parli, il mantra è sempre lo stesso: “Dobbiamo
farci rispettare dall’Europa. E se non ci rispetterà, faremo da soli”. Insomma, il ritornello è quasi lo stesso: "Popolo italiano corri alla Lira...". I sondaggi attestano il nostro impressionismo sociologico. Mussolini, invitava gli italiani "A correre alle armi...". Qualche inguaribile ottimista, potrebbe giudicarlo un miglioramento...
In realtà, non è così. I partiti, tutti, dal primo all’ultimo, chiusi nel loro, ormai naturale, egoismo,
giocano al rialzo. Ieri, per dirne una, il Pd, quel che
ne resta, implorava, senza credervi più
di tanto, un fronte politico repubblicano, giustamente pro-europeo, in caso di elezioni anticipate. Ma con dentro tutti, Renzi, Gentiloni, Calenda, D’Alema, Grasso, Boldrini. Emiliano, magari
Prodi… Che credibilità può avere un'iniziativa, da medicina della rianimazione?
Inoltre, dispiace ammetterlo, ma la lunghissima crisi ha minato anche la credibilità politica del Presidente Mattarella, che si è mostrato incapace di individuare il vero nemico dell'Italia: il Movimento Cinque Stelle. E di agire conseguentemente.
Invece, a causa del Dna pauperista, non ne ha azzeccata una. La sua antipatia da democratico cristiano di sinistra, per tutto ciò che odora di donne, vernice e velocità, lo ha condotto, prima, a sostenere, più o meno velatamente, un'alleanza tra il M5S e un Pd ("derenzizzato"), senza però riuscirvi. Poi, errore colossale, ha permesso che Salvini e Di Maio si unissero. Invece, di isolare, da subito, Cinque Stelle, ha facilitato, quello che non avrebbe mai dovuto favorire, la rottura interna al Centrodestra e la conseguente promozione politica dell'altro gemello diverso del populismo italiano a partner di un tranquillo governo di paura. Errore, ripetiamo, madornale.
Invece, a causa del Dna pauperista, non ne ha azzeccata una. La sua antipatia da democratico cristiano di sinistra, per tutto ciò che odora di donne, vernice e velocità, lo ha condotto, prima, a sostenere, più o meno velatamente, un'alleanza tra il M5S e un Pd ("derenzizzato"), senza però riuscirvi. Poi, errore colossale, ha permesso che Salvini e Di Maio si unissero. Invece, di isolare, da subito, Cinque Stelle, ha facilitato, quello che non avrebbe mai dovuto favorire, la rottura interna al Centrodestra e la conseguente promozione politica dell'altro gemello diverso del populismo italiano a partner di un tranquillo governo di paura. Errore, ripetiamo, madornale.
Quando però qualcuno dei suoi consiglieri gli ha sottoposto il Piano B, condiviso dal futuro Ministro dell'economia del governo giallo-verde, Paolo Savona ( un Piano, lo si legga, che equivale a un atto di banditismo internazionale e nazionale, che va ben oltre la
questione dell’Euro*), Mattarella, preoccupatissimo per il pericolo di una svolta balcanica, ha fatto marcia indietro, per
chiamare, tra i crucifige dei Social, il dottor Cottarelli, uno scialbo ragioniere per così dire, neppure seriamente interessato
alla patata bollente. La scelta peggiore.
Il
che spiega la quasi fuga del Presidente incaricato dalla porta di servizio del Quirinale, nonché i penosi balbettii concettuali del portavoce del Colle: mandato allo sbaraglio, davanti ai giornalisti, da un Mattarella, se ci si perdona
l’espressione, nel pallone, perché prigioniero delle sue ataviche antipatie politiche, mal nascoste da un carattere che non sembra brillare per fermezza e dal rapsodico uso delle prerogative costituzionali. Un disastro totale. Di fatto e di diritto.
Questa
mattina Cottarelli si recherà di nuovo al Quirinale. Potrebbe declinare. Potrebbe... Ieri, sotto il fuoco, più che giustificato,
dopo mesi di (paziente) bonaccia, dei mercati, si è parlato addirittura di elezioni anticipate
a luglio.
Infine, non va dimenticato il colpo di scena finale. Ieri sera, Di
Maio, dopo aver minacciato una nuova Marcia su Roma, ha chiesto di poter tornare al tavolo con Salvini. Quest’ultimo, da bravo compagno di avventure, sembra essere d’accordo. Oppure no? E
Mattarella?
Per
dirla con Manzoni, lo sventurato potrebbe rispondere.