Mattarella, Salvini, Di Maio
Tranquilli.
Il problema non è il colpo di stato che non c’è stato (pardon per il bisticcio)
e che non ci sarà di Mattarella, ma che questo governo, il governo verde-oro
(sembra una marca di tè), una volta
entrato in carica (sempre, se ce la farà...), avrà davanti a sé due strade: 1) mantenere le promesse (anche quella a
minor contenuto di stupidaggini, non di denari pubblici però) "consacrate" nel
cosiddetto contratto programmatico, mandando a picco l’Italia, entro sei mesi
un anno, un anno e mezzo; 2) lasciare che tutto affondi, giorno dopo giorno, nella palude del potere contrattato (che però sempre potere è), nel viavai di accuse reciproche, eccetera, eccetera. Tipico esercizio di quella che il professor Craveri, in un bellissimo libro, definisce "l' arte del non governo". Sicché, a un ritmo accidentato ma lento, anche un governo, per così dire, twinings, può durare più a lungo, persino una legislatura. O quasi.
In entrambi i casi però, i conti peggioreranno, i mercati balleranno sui nostri titoli pubblici,
l’Europa si incazzerà (pardon) e ovunque (quindi non solo in Europa) continueranno a trattarci come gente inaffidabile.
Dicevamo
di Mattarella. Il Presidente della Repubblica
non va visto come al di sopra del gioco, o per contro come un golpista. Il Nostro, esercita solo l’arte del non governo, come del resto Salvini e Di Maio, arte che può essere
riassunta così: governo pur che
sia, tanto dopo - si pensa - non succede un cazzo (aripardon). Inzeppando i discorsi di parole e frasi altisonanti: tipo il bene comune, la sicurezza del cittadino, la lotta alla povertà, i fondamentali bisogni delle famiglie, e così via. Insomma, diciamola tutta: qui non è in corso, nessun attentato alla
Costituzione più bella del mondo. Anche perché la famigerata volontà popolare,
grazie (si per dire) a una pessima legge elettorale, non ha espresso un bel niente.
Mattarella, invece di perdere due mesi in consultazioni alla camomilla, avrebbe dovuto imporre un governo del Presidente, o magari lasciare in piedi Gentiloni, tenendolo sotto la sua ala, con due soli scopi principali: legge di bilancio e legge elettorale maggioritaria. Per poi sciogliere le Camere a gennaio 2019 e andare al voto.
Mattarella, invece di perdere due mesi in consultazioni alla camomilla, avrebbe dovuto imporre un governo del Presidente, o magari lasciare in piedi Gentiloni, tenendolo sotto la sua ala, con due soli scopi principali: legge di bilancio e legge elettorale maggioritaria. Per poi sciogliere le Camere a gennaio 2019 e andare al voto.
Perché non l'ha fatto? Per la semplice
ragione - ripetiamo - che Prima , Seconda e Terza Repubblica riflettono, a partire proprio dalle istituzioni (anche personificate, eccetera, eccetera), quella che è la realtà profonda
italiana: l' arte del non governo. Quella che il mio
portinaio chiama “il tirare a campare”, per capirsi.
L’Italia,
in qualche misura, è la prova vivente dell’esistenza della mano invisibile
teorizzata da Adam Smith, nel senso che in settant’anni il paese è cambiato e
cresciuto nonostante la paralisi
politica, i libretti dei sogni di certi politici (ultimo quello di 5 Stelle), gli intellettuali piagnoni e anticapitalisti, le mazzette, il
terrorismo, mafia e camorra. È cresciuto, contro tutti e tutto.
Bisognerebbe scrivere la storia dell’antipolitica
buona, anzi dell' a-politica, dell’Italia che “lavora” e non si lamenta. Che non
c’entra nulla con la antipolitica
cattiva, degli invidiosi e dei falliti. Tutta gente che vota contro, senza sapere perché, tendendo però la mano. E che manda in Parlamento - perché costoro, ripetiamo, votano - quelli del “Venghino, Signori, Venghino”, come
Salvini e Di Maio.
Per
contro, la cosiddetta area del non voto attesta che molti italiani vivono
benissimo senza doversi occupare di politica. Certo, c’è una controindicazione. Quella del lasciare spazio alla politica del tirare a campare e dei venditori di fumo virtuista. Quelli che promettono ciò che non si può mantenere per comprarsi un biglietto vincente alla lotteria della stupidità democratica. Politica,
che l’ Europa, ora, giustamente, ha
messo in discussione.
E
qui torniamo a Mattarella, Di Maio e Salvini che non hanno capito che l’Europa
vuole governi funzionanti non del tirare a campare. Cioè, forse lo hanno capito, però puntano a
imbrogliare le carte.
Si
chiama arte del non governo. Altro che colpi di stato. Che dire? Massì, continuiamo a farci del male…
Carlo Gambescia
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