Un aspetto singolare della crisi
italiana
La mancanza di coraggio
L’aspetto più singolare di questa crisi, unica in Europa (quanto
meno nell’’Europa dei
firmatari dei Trattati del 1957), è quello che in Italia, tutti o quasi (partiti, media,
social), scorgano nella Lega
e nel M5S due forze politiche “normali” che potrebbero addirittura “governare
insieme”.
Sul piano politico, non si vuole capire o si finge di non capire,
che è come se si facesse il tifo per un’alleanza politica tra fascisti e comunisti. Insomma, per le forze eversive dell'ordine liberaldemocratico.
Curiosamente, gli unici che vi si oppongono,
apertamente, sono i post-comunisti (Pd e LeU). Che però (Renzi per primo) giocano
sul piano delle proposte sociali al rialzo, quindi, per così dire, giocano a fare i superfascisti e i
supercomunisti. O come si dice oggi, i superpopulisti.
Forza
Italia, l’unico partito, con qualche rimasuglio liberale, quindi di antifascismo e
anticomunismo, purtroppo, è nelle mani
di un Berlusconi più amletico che mai. Che, infatti, non prende posizione, né
pro né contro l’ipotesi giallo-verde. Vegeta.
Mattarella, che avrebbe potuto, fin dall’inizio,
imporre, un governo del Presidente, sul filo (come vedremo) della Costituzione, ha invece assunto un rapsodico atteggiamento legalitario (che, ovviamente, ha scontentato tutti), risoltosi nell' ulteriore legittimazione
del nemico leghista e pentastellato. Nemici, entrambi, di quell’universo di
valori liberaldemocratici che negli ultimi settant’anni ha consentito all’Italia di
svilupparsi nella libertà e nel benessere.
Purtroppo, anche mass media
e social fanno a gara nel
legittimare due forze eversive come Lega e Cinque Stelle. In queste
ultime ore, si sospira addirittura perché Salvini e Di Maio riescano a formare
un “governo politico”, officiato da un evanescente Mattarella.
Tutti, politici, media, social ( con
l’unica eccezione del “Foglio” di Cerasa) si nascondono dietro una pseudo-verità. Quale? Che M5S e Lega - così dicono - rappresentino del tutto
legittimamente il 50 per cento dell’elettorato. Ma allora se proprio, dobbiamo
dare ascolto alla logica democratica, va precisato che Cinque Stelle e
Lega non
rappresentano tutto il popolo, ma solo una parte di esso. Quindi cerchiamo di non scambiare, facendo lo stesso errore olistico dei dittatori, la parte con il tutto.
Inoltre, cosa recita la
Costituzione ? Che (art. 1) la sovranità appartiene al
popolo, ma che viene esercitata “ nelle forme e nei limiti della
Costituzione”. Pertanto, se lo si volesse veramente, solo
sulla base dei principi fondamentali (1-12), se ne potrebbero trovare di ragioni,
costituzionalmente lecite, per impedire formalmente non solo un governo giallo-verde, ma
addirittura per mettere fuori
legge due partiti eversivi come Lega e Cinque Stelle. Per non parlare, infine,
di un uso mirato (se non perfido) degli
strumenti informali, dalla magistratura alla guardia di finanza.
Però, un’operazione del genere, di largo
respiro politico e poggiante su un'idea di democrazia protetta, che sicuramente
riceverebbe l’appoggio dell’UE e dei mercati (per semplificare), impone un coraggio (e una mano ferma,
se non spietata, in caso di reazioni) che
purtroppo manca non solo alla nostra classe
politica (e amministrativa), ma anche alla stessa classe dirigente. Che infatti - parliamo
di quest’ultima - come
mostra la linea editoriale dei giornali a grande tiratura e dei media radiotelevisivi più importanti, ha già deciso, e da un pezzo, di
patteggiare.
Ora, che sui i social, rifugio di tutti i
falliti, impazzino gli arruffapopoli e gli spostati, è cosa
comprensibile, ma che la classe politica e soprattutto la classe dirigente treschino con le forze eversive, no.
In questo, come dicevamo all’inizio,
risiede l’aspetto più singolare e pericoloso della nostra crisi. In Francia, in Spagna, Germania, non si tratta con i populisti, né li si legittima. In Italia, invece, come si usa parlare oggi, "anche" sì. Che dire? Siamo sempre all'avanguardia, nel e del peggio. Non dimentichiamo che l'Italia inventò il fascismo. Hitler si rivolgeva al Duce chiamandolo "Suo Maestro".
Del resto, con
Mussolini, non accadde la stessa cosa? Classe politica e dirigente patteggiarono. E
finì male.
Carlo Gambescia