giovedì 31 maggio 2018

Un aspetto singolare della crisi italiana
La mancanza di coraggio





L’aspetto più singolare di questa crisi, unica in Europa (quanto meno  nell’’Europa dei firmatari dei Trattati del 1957),  è quello che in Italia,  tutti o quasi (partiti, media, social),   scorgano nella Lega e nel M5S due forze politiche “normali” che potrebbero addirittura “governare insieme”.
Sul piano politico, non si vuole capire o si finge di non capire, che è come se si facesse il tifo per un’alleanza politica tra fascisti e comunisti. Insomma, per le forze eversive dell'ordine liberaldemocratico. 
Curiosamente,  gli unici che vi si oppongono, apertamente, sono i post-comunisti (Pd e  LeU). Che però (Renzi per primo) giocano sul piano delle proposte sociali al rialzo, quindi, per così dire, giocano  a fare i superfascisti e i supercomunisti. O come si dice oggi, i  superpopulisti.  
Forza Italia, l’unico partito, con qualche rimasuglio liberale,  quindi di antifascismo e anticomunismo, purtroppo,   è  nelle  mani di un Berlusconi più amletico che mai. Che, infatti, non prende posizione, né pro né contro l’ipotesi giallo-verde. Vegeta.
Mattarella, che avrebbe potuto, fin dall’inizio, imporre,  un  governo del Presidente, sul filo (come vedremo) della Costituzione,  ha invece assunto un rapsodico atteggiamento legalitario (che, ovviamente, ha scontentato tutti), risoltosi nell' ulteriore legittimazione del nemico leghista e pentastellato. Nemici, entrambi, di quell’universo di valori liberaldemocratici che negli ultimi settant’anni  ha consentito all’Italia di svilupparsi nella libertà e nel benessere.  
Purtroppo, anche mass  media e  social fanno a gara nel legittimare  due forze eversive  come Lega e Cinque Stelle. In queste ultime ore,  si sospira addirittura perché Salvini e Di Maio riescano a formare un “governo politico”,  officiato da un  evanescente Mattarella.
Tutti, politici, media, social ( con l’unica eccezione del “Foglio” di Cerasa)  si nascondono dietro  una pseudo-verità. Quale?   Che  M5S e Lega  - così dicono -  rappresentino  del tutto legittimamente il 50 per cento dell’elettorato.   Ma allora se proprio, dobbiamo dare ascolto alla logica democratica, va precisato che Cinque Stelle e Lega  non rappresentano  tutto il  popolo, ma solo una parte di esso. Quindi cerchiamo di non scambiare, facendo lo stesso errore olistico dei  dittatori, la parte con il tutto.
Inoltre,  cosa recita  la Costituzione?   Che  (art. 1) la sovranità appartiene al popolo, ma che viene esercitata “ nelle forme e nei limiti della Costituzione”.   Pertanto,  se lo si volesse veramente,   solo sulla base dei principi fondamentali (1-12), se ne potrebbero trovare di ragioni, costituzionalmente lecite, per impedire formalmente non solo un governo giallo-verde, ma addirittura per mettere  fuori legge due partiti eversivi come Lega e Cinque Stelle. Per non parlare, infine, di un uso mirato (se non perfido)  degli strumenti informali, dalla magistratura alla guardia di finanza.  
Però, un’operazione del genere, di largo respiro politico e  poggiante su un'idea di democrazia protetta, che sicuramente riceverebbe l’appoggio dell’UE e dei mercati (per semplificare), impone un coraggio (e una mano ferma, se non spietata, in caso di reazioni)  che purtroppo  manca  non solo alla nostra classe politica (e amministrativa), ma anche  alla stessa classe dirigente.  Che infatti -  parliamo di quest’ultima -  come mostra la linea editoriale dei giornali a grande tiratura e dei media  radiotelevisivi più importanti, ha già  deciso, e  da un pezzo, di patteggiare.  
Ora, che sui i social, rifugio di tutti i falliti, impazzino gli arruffapopoli e gli spostati, è cosa comprensibile, ma che la classe politica e soprattutto la classe dirigente treschino con  le forze eversive, no.  
In questo, come dicevamo all’inizio, risiede l’aspetto più singolare e pericoloso della nostra crisi. In Francia, in Spagna, Germania,  non si tratta con i populisti, né li si legittima.  In Italia, invece,  come si usa parlare oggi, "anche" sì.  Che dire?  Siamo sempre all'avanguardia, nel e del peggio.  Non dimentichiamo che l'Italia inventò il fascismo.  Hitler si rivolgeva al Duce chiamandolo "Suo Maestro". 
Del resto, con Mussolini, non  accadde la stessa cosa? Classe politica e dirigente patteggiarono.  E finì male.  

Carlo Gambescia