domenica 24 agosto 2025

Spread: miracolo italiano o inciampo tedesco?

 


Spread ai minimi? Non si festeggi troppo: non è un miracolo italiano, ma il segnale di mercati europei in bilico. Oggi, come spesso accade, qualche giornale di destra prova a trasformare un dato neutro in una vittoria nazionale.

Nel contesto della rassegna stampa di oggi, colpisce lo strombazzamento de “L’Identità”, quotidiano di destra, che apre a tutta pagina sullo spread ai minimi. In realtà siamo davanti a una redazione che ama giocare ad essere più realista del re (anzi della regina Giorgia I). Un giornale con scarso seguito, che sceglie di dare rilevanza a una cosa che forse politicamente conviene, ma che alla prova dei fatti risulta del tutto fuorviante.

Lo spread BTP-Bund è oggi intorno a 83 punti base (dato aggiornato al 22 agosto 2025). Il minimo dell’anno, pari a 71 punti base, è stato registrato il 15 agosto 2025. In parole povere, è la differenza tra quanto lo Stato italiano deve pagare di interessi a chi compra i suoi titoli e quanto paga lo Stato tedesco: un vero termometro della fiducia dei mercati. Numeri nitidi: lindo, ordinato, non soggetto a proclami.

E qui l'amara  verità: lo spread cala perché i Bund tedeschi rendono pochissimo, specchio di un’economia tedesca appesa a un filo, ma che comunque gode ancora ancora dell'antica buona nomea, Quando gli investitori cercano sicurezza, comprano Bund: il prezzo sale, il rendimento scende. Non un  "miracolo  italiano",  ma il classico rifugio nel debito tedesco.  Si tratta semplicemente  di un livellamento verso il basso: noi fermi, la Germania rallenta, e il differenziale si restringe. Un po’ come sorridere perché il vicino inciampa. Roba da poveracci…

Meloni, da autentica bruja comunicativa, dopo la gaffe del maggio scorso (sui titoli italiani più "sicuri" dei tedeschi), non si è lasciata andare troppo: mezza celebrazione, ma senza euforia. Meglio non soffiare troppo sul “successo” di un fenomeno che, a ben guardare, non è tale.

Pertanto “L’Identità”, per dirla molto alla buona, la fa fuori dal vaso…



Stranamente, nemmeno la sinistra insiste con questa cosa: nessuna analisi approfondita, nessuna campagna informativa per dire chiaramente: “Cari cittadini, questo non è merito italiano, è debolezza altrui”. Complicità inconsapevole? Pigrizia? O timore di mettere a nudo che, se la locomotiva europea tossisce, tutte le carrozze soffrono. Meglio lasciar correre, senza fare rumore.

Risultato: lo spread diventa una zona franca, un tema scomodo che entrambe le parti evitano. Un inghippo dirigista condiviso da destra e sinistra. Non si attacca, non si smonta, non si esalta — semplice, non si tocca. Un tabù bipartisan: tutti zitti, per non scomporre  il fragile equilibrio.

A costo di essere pedanti vale la pena ricordare che lo spread BTP-Bund diventa strumento politico centrale nel 2011, durante la crisi dei debiti sovrani. Il lettore prenda nota: strumento politico. In quell’anno, lo spread italiano vola fino a superare i 550 punti base nell’autunno 2011, con i rendimenti dei BTP decennali che toccano oltre il 7 %, segnando l’allarme massimo per i mercati e la Commissione Europea. Il governo Berlusconi cade e subentra Monti, con la BCE guidata da Trichet e poi Draghi che esercitano pressioni dirette sui governi affinché adottino rigore fiscale e riforme strutturali.

Da allora, lo spread non è più solo un dato tecnico, ma un vero feticcio dirigista, usato come metro di disciplina dei bilanci e delle politiche nazionali. Eppure resta un fenomeno del tutto indipendente dalle intenzioni dei governi: un indicatore dei mercati che comparano, arbitrano, si muovono.

Inutile illudersi che Bruxelles o Roma possano imbrigliare questa dinamica con vincoli o tetti numerici. Alla fine, resta valida una sola lezione: laissez-faire, laissez-passer. Lo spread è un indicatore dei mercati, non un premio per l’abilità dei governi.

La morale è chiara: i mercati non si piegano ai governi, li giudicano. Lo spread non è un applauso politico ma un prezzo, e il prezzo non mente. Chi spaccia per vittoria nazionale un inciampo altrui inganna se stesso e i cittadini. La sola difesa, in un’Europa che frana, resta quella antica: meno dirigismo, più libertà. Tutto il resto è rumore di fondo, chiacchiera da cortile.

Carlo Gambescia

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