I normalizzatori, in genere filo-Trump e filo-Putin, diranno ora che non ci si poteva aspettare di più dal vertice in Alaska. In realtà era scontato che sarebbe finito nel nulla. Nessuna tregua. Quanto alla pace, non è assolutamente dietro l'angolo.
Putin ha comunque goduto di un immeritato ritorno sulla scena mondiale, grazie a Trump, che si nutre della stessa visione autocratica della politica. Per lanciarsi in un azzardato paragone storico, fa un certo effetto vederli insieme, quasi un ritorno sul palcoscenico mondiale di personaggi dalla cattiva statura morale come Hitler e Mussolini.
Trump è molto fortunato, come provano i colossali errori elettorali dei Democratici e soprattutto il fatto che per un pelo sia scampato a un grave attentato. Putin, a sua volta, non lo è da meno, come dimostra la vittoria elettorale di un leader come Trump che lo ammira, e forse anche lo teme, favorendone così – oggettivamente – il rilancio.
Sotto questo aspetto, dell’attrazione-repulsione, c’è del femmineo nei dittatori e probabilmente anche in Trump. Un tempo si diceva lato uterino. Sappiamo che si tratta di uno stereotipo, tra l’altro antipatico. Però crediamo che colga il lato irrazionale, emotivo, privo di equilibrio dell'autocrate.
Senza andare troppo lontano, si pensi a Hitler, in adorazione di se stesso davanti allo specchio, intento a provare e riprovare la sua mimica oratoria; o a Mussolini, che disperatamente, fin da quando socialista, inseguiva estatico ogni gonnella a riprova della propria mascolinità. Anche Trump, inseguito da alcuni scandali, potrebbe riservare sorprese. Quanto a Putin, altro macho, da sempre sull’orlo di una crisi di nervi, si ricordino le grandi effusioni amicali con Berlusconi, altro instancabile tombeur de femme.
C’è dell’altro. L’umiliazione di Zelensky alla Casa Bianca racchiude un elemento sadico che fa il paio con il masochismo mostrato da Trump, e non solo ieri, verso Putin. Anche questo aspetto andrebbe approfondito in termini di pornografia politica.
Ma torniamo alla politica vera e propria. Dal punto di vista della logica liberale, è surreale, addirittura incredibile, vedere un presidente americano – che rappresenta una comunità con la più antica costituzione scritta – a fianco di un boia, perseguito dalla giustizia internazionale.
La chiamano geopolitica. In realtà si tratta di realismo politico criminogeno (*). Trump e Putin non fanno certe brutte cose malvolentieri (perché purtroppo devono farle, come impone talvolta il realismo politico autentico: Churchill, ad esempio, stretto in un angolo, ordinò il bombardamento delle città tedesche). Ma ne godono, animati da una volontà di potenza: schiacciare chiunque intralci la loro strada.
Pertanto, per tornare al vertice di ieri, Putin avrà riproposto tutte le sue richieste: dalla defenestrazione di Zelensky, allo smembramento e “denazificazione” dell’Ucraina, alla neutralità in Costituzione (che implica il divieto di ingresso nella Nato), fino alla richiesta suicida della demilitarizzazione-smilitarizzazione della sua parte residua, cioè riduzione (demilitarizzazione) o abolizione (smilitarizzazione) delle forze armate ucraine.
Su quest’ultimo punto, ci spieghiamo meglio: il progetto russo rinvia a condizioni che trasformerebbero l’Ucraina in uno Stato senza veri mezzi di autodifesa, con forze armate ridottissime e pesantemente limitate nella potenza di fuoco: ad esempio nessun missile oltre una certa gittata. Di conseguenza il confine tra demilitarizzazione (riduzione delle forze armate) e smilitarizzazione (rinuncia alle forze armate) sarebbe molto sottile, quasi impercettibile (**).
Sul piano politico, considerata la presenza di un vicino gigantesco e armatissimo come la Russia, ciò implicherebbe la consegna de facto dell’Ucraina a Mosca.O, anche in caso di garanzie europee e americane sulla difesa della neutralità ucraina (ipotesi molto difficile al momento), la demilitarizzazione-smilitarizzazione porrebbe le premesse o per l’occupazione definitiva dell’Ucraina disarmata, violandone la neutralità, o per una nuova crisi politico-militare tra Russia e Occidente, probabilmente privo degli americani se a Trump dovesse succedere Vance.
In buona sostanza, il nocciolo politico della proposta russa è semplice: prima ancora di parlare di pace, quindi solo per accettare una tregua, Zelensky, Europa e Stati Uniti devono accettare smembramento, demilitarizzazione e neutralizzazione dell’Ucraina.
Trump è fortunato. Come diceva Machiavelli, la buona sorte, nell’azione politica, anche se non è tutto, vale una buona metà del risultato finale. È anche abile Trump? Questo è ancora da dimostrare. Però, di sicuro, come mostra il fucile che lo ha mancato, è nato sotto una buona stella.
Ecco perché sorride. Accanto a un boia.
Carlo Gambescia
(*) Sul realismo politico criminogeno rinviamo al nostro Il grattacielo e il formichiere. Sociologia del realismo politico, Edizioni il Foglio 2019, pp. 41-49.

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