Oggi “botta di egocentrismo”… Il lettore abbia pazienza.
I fatti. Il 5 agosto scorso, su questo blog, pubblicavo un articolo nel quale osservavo che Giorgia Meloni, nella sua reazione alla richiesta di autorizzazione a procedere per Mantovano, Nordio e Piantedosi, ricordava Benito Mussolini. Non nelle forme esteriori, ma nel merito del messaggio politico: la solita violenta sfida ai giudici, il consueto richiamo all’unità del popolo contro le “toghe rosse”.
Uno schema ben rodato, che richiama da vicino certe uscite del Duce nei momenti difficili. In particolare, il 3 gennaio 1925, quando si assunse, con tono da vero e proprio gangster, tutta la responsabilità della violenta morte di Matteotti per mano degli squadristi (*).
Il 6 agosto, il quotidiano "l’Unità", diretto da Piero Sansonetti, esce in edicola con un titolo a tutta pagina: “Meloni copia Mussolini”. Identico concetto (**). Ma nessun riferimento, nemmeno minimo, all’articolo del sottoscritto.
Ora, non mi illudo. So bene che l’Italia è un paese dove le idee circolano senza passaporto, e dove la citazione è considerata un vezzo accademico, un vezzo da parrucconi. Però, quasi mille visualizzazioni in ventiquattr’ore — per non parlare delle quasi duemila il giorno dopo, con l’articolo su Giuli e Canne — per un blog metapolitico, non sono uno scherzo.
Qualcuno, evidentemente, ha letto. E ha pescato. Non è la prima volta. E "l’Unità", sia chiaro, non è l’unica a calare la lenza.
Attenzione: non grido allo scandalo. Non pretendo una targa alla memoria. E nemmeno un colonnino di ringraziamento tra le pagine del glorioso giornale fondato da Antonio Gramsci. Però — come dire — una citazione sarebbe stata gradita. Se non altro per educazione intellettuale. Quella stessa educazione che molti, oggi, rivendicano a gran voce in piazza, nelle scuole, nelle università, in televisione… ma che dimenticano nelle redazioni.
Certo, potrei consolarmi pensando che, in fondo, l’idea era buona. Talmente buona da diventare titolone. O forse sono io che esagero. Come dicevo: “botta di egocentrismo”.
Ma un paese civile si riconosce anche dal rispetto per la genesi delle idee. Perché chi scrive, chi pensa, chi mette la faccia — anche in un blog non famoso, ma seguito e, mi dicono, pensante — contribuisce, nel suo piccolo, al dibattito pubblico. E dovrebbe essere riconosciuto come tale.
Le idee camminano con le gambe degli uomini. Vero. Ma sarebbe bene, ogni tanto, ricordare anche chi ha avuto per primo l’idea di metterle in marcia.
Carlo Gambescia


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