Ieri scrivevamo che il fascismo è nel Dna di Fratelli d’Italia, e più in generale, in un governo che vede un truce personaggio, come Matteo Salvini, che sembra uscito da White Power, come suo alleato.
L’onorevole Bonelli non è nelle nostre corde. Lo ammettiamo candidamente. Però il gesto di riposta di Giorgia Meloni – da alcuni definito una gag da Bagaglino – va addirittura oltre quello dello studente che al Senato, tra il pubblico in aula, ha mimato il gesto della pistola contro Giorgia Meloni.
Se si sente odore di Bagaglino, si tratta di un Bagaglino che rischia di sfociare in tragedia. E spieghiamo perché.
Bonelli è un confusionario di sinistra, lo studente è confuso e basta. Giorgia Meloni invece risiede a Palazzo Chigi. Il suo gesto di risposta a Bonelli, che la accusava di guardarlo in modo minaccioso, quello di nascondere platealmente il capo sotto la giacca, è un monumento allo stile fascista del disprezzo verso la Repubblica parlamentare.
Non è un comportamento degno di un leader liberal-democratico. Inimmaginabile un gesto del genere da parte di un De Gasperi, di un Luigi Einaudi, di un Aldo Moro, di un Giovanni Spadolini, di un Azeglio Ciampi, e così via.
Il suo gesto, derisorio e volgare, è roba da gentaglia che smanaccia all’interno di una sezione del Movimento Sociale. Un gesto sguaiato contro le istituzioni e verso chi ne è membro.
Siamo davanti a un’antropologia negativa del comportamento politico che ha le sue radici storiche nel discorso mussoliniano, all’indomani della marcia su Roma, sulla sua magnanimità per non avere tramutato la Camera in un bivacco di manipoli…
Il punto è che se Giorgia Meloni potesse, spazzerebbe via Parlamento e Opposizione. Non ha alcun rispetto verso la cultura liberal-democratica. E il gesto di ieri ne è la riprova. Il suo occidentalismo è di cartapesta. Ora ha una funzione antisinistra. Strumentale. Poi si vedrà. Ecco la sua filosofia politica. Mussolini pur di governare avrebbe accettato anche Giolitti.
La Meloni ha lo stesso sguardo rapace e inquietante del duce (altro ex fallito di successo): di un politico pieno zeppo di brutti retropensieri. Alcuni suoi avversari, tra i radicali di destra, la giudicano invece di essere fin troppo tenera e l’accusano di avere lo "sguardo down". Un diversamente abile, sia detto con tutto il rispetto, non può arrivare dove è arrivata a lei.
Ha guardato di sbieco di Bonelli? Non sappiamo. Ma anche se non è vero è ben detto. La politica è anche psicologia ed eredità ideologica. E dietro Giorgia Meloni c’è per sua stessa ammissione il livore della ex perdente imbevuto di una cultura neofascista nemica del parlamento. Un mondo che ha sempre visto nelle istituzioni liberali una pura e semplice maschera, per riconquistare il potere. Da togliersi, e rapidamente, subito dopo.
Va detto onestamente che esiste un precedente repubblicano. Infatti nella storia della Repubblica la politica a colpi di gag risale a Berlusconi. Che però era un imprenditore televisivo, un uomo di spettacolo. Un burlone - dettaglio importante - che non aveva dietro di sé la cultura fascista. Le sue “boutades” erano tali. Giorgia Meloni invece ha “parenti” scomodi. Sguardi e gesti vengono da lontano. Mussolini detestava Matteotti. Lo guardava di sbieco…
Si dirà, ma allora il ragazzo che ha mimato, eccetera, eccetera? Purtroppo questa destra dalle radici fasciste riesce a tirare fuori il peggio dagli avversari. Il quadro va polarizzandosi. Sicché un giovane confuso può fare una stupidaggine. E stupidaggine dopo stupidaggine si può giungere fino allo scatenamento della guerra civile.
L’Italia è messa male perché si è consegnata a una specie di compagnia del Bagaglino, che però vuole fare sul serio. Probabilmente, e sono cose che si dicono tra di loro, “questa volta”, i fascisti dopo Mussolini, non vogliono commettere errori. Però ogni tanto si scoprono, come la Meloni ieri. Si dice anche richiamo della foresta.
Pertanto, come osservato, sì un Bagaglino, che però può finire in tragedia.
Carlo Gambescia
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