lunedì 11 marzo 2024

Elezioni. Dall’Abruzzo al Portogallo

 


Oggi il punto interessante da discutere non è rappresentato dalla scontata vittoria della destra in Abruzzo regione ultraconservatrice, con alle spalle decenni di epico sottogoverno democristiano, antropologicamente difficile da smaltire,  ma il successo in Portogallo  dell’estrema destra di Chega! (“Basta!” in lingua italiana). E qui, per così dire, che oggi andremo. Un viaggetto “analitico” dall’Abruzzo al Portogallo.

Il partito fondato da André Ventura nel 2019, giornalista di quarant’anni, quadruplica i suoi voti passando da dodici a quaranta-quarantasei. E come in Spagna per Vox, potrà così condizionare la formazione di un governo di centro-destra, che senza il partito di Ventura sembra disporre di appena due voti in più per governare (*).

Va detto che Chega!, a differenza della Lega in Italia, è pro Kiev, pro Europa, pro Nato. Però condivide il profilo razzista del partito di Salvini. Sul piano sociale Chega! è contrario all’ aborto e ai diritti civili. Sul welfare parla invece di risparmi. E comunque sia punta all’esclusione dei migranti dal godimento dei diritti sociali. Non sembra invece avere nostalgie per la dittatura caduta nel 1974.

Tuttavia, come risaputo, nonostante i raffinati ricami teorici dei politologi, i confini tra populismo, estrema destra e radicalismo di destra, sono piuttosto labili. Soprattutto quando l’elettore, si ritrova una scheda tra le mani, e può finalmente dare il via, concretizzare insomma la sua antipatia, ma in molti casi addirittura odio, verso le istituzioni liberal-democratiche, in patria e in Europa.

Purtroppo – ecco il pericolo maggiore per gli anni a venire – la gente comune, sotto i colpi del populismo giudiziario-mediatico, tende a non distinguere più tra il bambino e l’acqua sporca: istituzioni politiche, buone in sé, e classe politica, moralmente barcollante. Di qui,  la scelta  neppure tanto sofferta di fare  di tutta l'erba un fascio...  Ci si augura, per ora,   solo in senso figurato.

Va onestamente precisato che l'attuale classe politica, di stampo socialdemocratico,  non brilla per idee,  capacità e onestà.  Il che ci riporta a un altro  caso storico eclatante. Ci spieghiamo subito. 

Una analoga  disfunzionalità tra istituzioni e classe politica inadeguata al compito assegnato, rinvia all'esperienza della Rivoluzione francese  che spazzò via un’aristocrazia, incapace di assolvere il   proprio ruolo politico. E con essa le istituzioni dell'Antico Regime. Che probabilmente meritavano il tonfo.  Il rischio, dispiace dirlo,  è che ora tocchi alla classe politica socialdemocratica  di estrazione borghese. Che, però nella sua caduta,  potrebbe trascinare le istituzioni liberal-democratiche, che a differenza di quelle di Antico Regime, funzionano meglio e  hanno più  o meno due secoli di vita.  Storicamente parlando,  sarebbe come soffocare un neonato nella culla.   

Comunque sia l’unico dato certo, è che in Europa, l’estrema destra (come punto di coagulo di populisti, ultraconservatori, nostalgici dei regimi autoritari, radicali-movimentisti ) continua a crescere. Le prossime elezioni europee potrebbero confermare questo dato.

È vero, come affermano i ricamatori della politologia, che all’interno dello schieramento di estrema destra, potrebbero aprirsi dei conflitti tra una destra ultraconservatrice, diciamo più duttile, più semisistemica (assistenzialista, sovranista contro i migranti, pro Nato ma con giudizio), e una destra movimentista dura e pura, antisisitemica (antiliberale, anticapitalista, razzista e pro russa). Rimane però il fatto che l’estrema destra nel suo complesso (semisistemici e antisistemici) va assumendo un ruolo politico che non ha precedenti dal 1945.

I barbari sono di nuovo alla porte. E sotto questo aspetto la variabile fascista, magari sotto nuove forme, non può essere sottovalutata. 

Certo, resta una questione aperta,  soprattutto per la componente populista, politicamente magmatica, se  l’estrema destra, una volta al governo, sarà  in grado di mantenere le sue promesse razziste e ultraconservatrici sul piano dei diritti civili, distruggendo faticosi equilibri morali “progressisti”, per così dire, ormai acquisiti dalla gente comune, quindi anche  dall’elettore di destra, diciamo non strutturato ideologicamente, "volatile", che voti  occasionalmente  per l'estrema destra, quindi pronto a tornare sui suoi passi.

Tuttavia, il vero problema,  come dicevamo, è che i barbari sono tornati. 

Che fare?

Carlo Gambescia

(*) Qui per un rapido resoconto giornalistico: https://www.quotidiano.net/esteri/elezioni-portogallo-risultati-pkx76t5r . E qui per l’ approfondimento politologico delle linee guida di Chega!, in particolare sulla sua posizione Pro Kiev: https://www.populismstudies.org/the-ukraine-russia-war-and-the-far-right-in-portugal-minimal-impacts-on-the-rising-populist-chega-party/ . .

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