Ucraina. Non sarebbe meglio tacere? Si farebbero meno danni. No, il papa ha una “Cattedra” e deve "salirvi". Così, di regola, rispondono i cattolici. Pertanto, dall’alto del suo magistero, può dire tutto e di più. Anche, come ieri, di consigliare la resa a Zelensky. Ovviamente, il papa, da navigato gesuita, parla in modo indiretto di "negoziati", che lo sconfitto deve aprire per primo. Che insomma non si deve provare alcuna vergogna nel chiedere la pace. (*).
Il Buon Pastore sembra (?) ignorare un fatto preciso: che la Russia vuole tutta l’Ucraina. Fare la pace, per Mosca, non è che un altro passo verso il controllo totale di Kiev. Dopo di che toccherà ai paesi baltici, Nato o meno. Credere che Mosca, abbia accantonato le sue manie di grandezza, vecchie almeno di due secoli, accontentandosi di annettere la sola Ucraina, è un errore colossale.
E in questa strategia di conquista, il papa, con il suo invito a trattare, favorisce le mire di Mosca.
Un passo indietro. Talvolta nelle conversazioni private, salta sempre fuori il pacifista, che fornendo argomenti, più o meno colti, sale in “cattedra”. Come si può essere contro la pace? Perché non è possibile andare d’accordo con tutti? Si tratta solo di fare uno sforzo in nome dei valori umani, offesi invece dalla guerra. Che ci vuole?
Questa, più o meno, la tesi pacifista. Tuttavia, una cosa è la conversazione tra amici, un’altra trasferire il volontarismo pacifista sul piano della politica internazionale come fa il papa.
Francesco,se così si può dire, agisce in buona o cattiva fede?
La sua formazione intellettuale è antiliberale, antioccidentale e anticapitalista. Si potrebbe definire un populista sudamericano: una specie di gesuita peronista. Di conseguenza non può vedere con favore la scelta filoccidentale dell’Ucraina. Per Francesco, l’Occidente rimane il pericoloso portatore di un male che si chiama libertà individuale.
Naturalmente la chiesa di Francesco non è più quella di Pio IX. Il papa, come del resto larga parte dei suoi predecessori novecenteschi, ha capito che la chiesa cattolica può usare la libertà come grimaldello per scassinare la società liberale. Quindi si è liberi, per capirsi, di non essere liberali. E di lavorare per distruggere la società aperta. Il che si coniuga bene con l’antioccidentalismo.
In questo contesto il pacifismo è un’arma potentissima. Chi ama la guerra? Nessuno. Sicché chiunque, anche suo malgrado, si trovi in guerra, per la chiesa di Francesco passa automaticamente nelle file dei cattivi.
Di conseguenza i russi, dopo aver aggredito l’Ucraina, nicchiano, perché sanno che hanno comunque le risorse per poter vincere nel lungo periodo. Kiev, invece, sa che il tempo gioca contro l’Ucraina. Di qui le continue richieste di Zelensky agli inerti “alleati” occidentali.
E in questo quadro cosa fa Francesco? Consiglia agli ucraini di cedere altre porzioni rilevanti del loro territorio. In una parola di issare sul ponte di comando la bandiera bianca.
Sembra incredibile, ma per certi aspetti il “consiglio” di Francesco ricorda la mediazione di Mussolini nel 1938. Quando a Monaco la Cecoslovacchia venne smembrata per favorire Hitler. Che, come insegna la storia, non si accontentò.
Il lettore avrà notato che non abbiamo ancora introdotto il concetto di “guerra giusta” sviluppato dalla teologia cattolica. Secondo i dottori della chiesa – perciò non siamo noi a dirlo – sarebbero giuste solo le guerre difensive. Quindi il papa dovrebbe stare dalla parte dell’Ucraina aggredita. E invece che fa? Si muove in chiave neutralista: un atteggiamento che favorisce oggettivamente il contendente più forte, la Russia.
E qui ci fermiamo. Ogni altra nostra parola può essere di troppo.
Carlo Gambescia
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