Putin è un osso duro. La sua minaccia di colpire gli F-16, che l’Occidente intende fornire all’Ucraina, “negli aeroporti di paesi terzi” (quindi anche nelle basi Nato), rimanda a quel che l’Occidente avrebbe dovuto fare due anni fa, nelle prime fasi dell'aggressione russa.
Cioè affiancare sul terreno le truppe ucraine, asserendo pubblicamente, come oggi Putin sugli F-16, di limitare la propria azione militare alla distruzione ed espulsione della macchina bellica russa dal territorio ucraino.
Infatti, cosa dice oggi Putin? Che si limiterà a colpire gli F-16, aggiungendo che non ha alcuna intenzione di invadere “Polonia, Paesi Baltici o la Repubblica ceca”. Sono “sciocchezze”, si nota, messe in giro dai servizi segreti occidentali. Ovvio.
Due anni fa, senza perdere un minuto (perché i progetti moscoviti era noti), la Nato avrebbe dovuto unirsi alla truppe ucraine (un cavillo legale-umanitario si trovava), dichiarando di puntare a una guerra difensiva rinunciando all’uso di armi non convenzionali. Del resto i piani russi si conoscevano da tempo. Quindi ci si poteva preparare a dovere.
Si segua il nostro ragionamento: cosa dichiara oggi Putin? Che colpirà gli F-16, anche nelle basi Nato a scopo difensivo, e, come si intuisce, senza alcuna intenzione di voler allargare il conflitto in tutti i sensi. Altrimenti, avrebbe già minacciato, come suo solito, di voler usare armi non convenzionali.
In questo modo Mosca, astutamente, conserva l’iniziativa politico-militare e consacra di fatto, nonostante le periodiche minacce, la natura convenzionale del conflitto in Ucraina.
Di conseguenza, mette l’Occidente con le spalle al muro. In sintesi, questa è la lezioncina moscovita: “Siete voi i cattivi, perché sugli F-16 si possono caricare bombe nucleari”, “perciò, se poi le cose precipitano, eccetera, eccetera”.
Così è. Il lupo russo, che minaccia la guerra atomica un giorno sì e uno no, che si traveste da agnello…
In realtà, se due anni fa la Nato avesse puntato sulla guerra difensiva, nel senso sopra indicato, ora con le spalle al muro si troverebbe il Cremlino.
L’Occidente, non ha capito che una guerra nucleare non la vuole nessuno. Putin per primo. Porterebbe alla distruzione del pianeta e della ragione stessa della politica, anzi diremmo della metapolitica. Perché segnata dalla regolarità amico-nemico, che rinvia al ciclo politico – altra regolarità – di conquista, conservazione e perdita del potere. Detto altrimenti: fine dell'uomo e fine del potere e della lotta per il potere... Il sale della storia umana. Perché distruggere ciò che le dà più sapore?
Sotto questo aspetto l’arma atomica, nei suoi effetti, è antipolitica, anzi per meglio dire, anti-metapolitica, perché, per capirsi, azzera, e probabilmente per sempre, almeno sul pianeta Terra, le leggi del politico. Un tratto di penna su cinquemila anni di storia politica documentata di lotta per il potere.
Putin, probabilmente senza neppure averne letto le opere, ha fatto sua la considerazione tocquevilliana sull’avversione delle democrazie per la guerra. Sicché si fa forte del timore, in particolare europeo per qualsiasi tipo di guerra, anche con le armi convenzionali.
Ecco il Putin osso duro, di cui parlavamo nell’incipit. Sa fare bene i suoi conti. Politici. Anzi Metapolitici.
Altro che il tempo perso dai ragionieri Ue sul tipo di bond per finanziare il riarmo ucraino… Certo, magari quando Putin avrà già preso Kiev e fucilato Zelensky. Ridicolo e tragico al tempo stesso.
Putin sa che le classi dirigenti occidentali, imprigionate nei loro dubbi politici, timori umanitari, ragionamenti economicisti, usano il pericolo della guerra atomica, quindi non convenzionale, come una risorsa politica, per non battersi sul campo, in termini di guerra convenzionale. Il che spiega l’aiuto a singhiozzo fornito dall’Occidente all’Ucraina e l’interminabile (per ora) durata del conflitto.
In questo modo si è lasciata l’iniziativa politica e militare a Mosca, che, libera da dubbi e timori, da due anni minaccia di usare armi atomiche, che invece non ha alcuna intenzione di usare. Però, ecco il trucco, minaccia. Solo per indebolire la tenuta morale e politica dell’Occidente. Tutto qui.
Dicevamo delle spalle al muro. Putin, dichiarando che distruggerà gli F-16 forniti all’Ucraina, anche nelle basi Nato, vuole costringere l’Occidente a minacciare a sua volta l’uso di armi non convenzionali, che l’Occidente, a sua volta, non ha alcuna intenzione di usare, e proprio a partire dagli F-16, ovviamente se e quando saranno operativi.
Il punto è che Putin, non teme la guerra convenzionale, L’Occidente sì. Quindi l’iniziativa, per ora, resta saldamente nelle mani russe.
Se invece due anni fa, l’Occidente, si fosse comportato come ora si sta comportando Mosca, puntando sulla guerra convenzionale, non saremmo a questo punto. La Russia non avrebbe usato le atomiche e, una volta sconfitta sul campo, si sarebbe ritirata in parte o del tutto dall’Ucraina.
Non avrebbe… Si noti il condizionale. Perché – attenzione – nessuno poteva, può e potrà escludere il rischio della guerra nucleare. Però una cosa è ragionare sul rischio nucleare in quanto tale, un altro usarlo, come in Occidente, alla stregua di una risorsa politica, una specie di paravento, per non fare la guerra, consentendo così al nemico, la Russia, di giocare sui nostri dubbi e timori, sfidandoci apertamente.
Per dirla in modo banale, e dando per paritari, solo in linea ipotetica, i rapporti di potenza tra Occidente euro-americano e Russia, si pensi a due squadre di pallavolo: Mosca gioca con le mani libere, l’Occidente con una mano legata dietro la schiena.
A chi potrà arridere la vittoria in Ucraina?
Carlo Gambescia
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