giovedì 7 marzo 2024

A proposito del “pacifico” mondo multipolare…

 


Si può anche sorridere di certe ipotesi sulla natura pacifica di un mondo multipolare,  condivise da giornalisti faciloni, professori frustrati, e, per semplificare, rabbiosi fascio-comunisti.

Una tesi che, quando si dice il caso, come prima condizione pone lo sganciamento dell’ Europa dagli Stati Uniti. Perché, come si insinua, solo così si può favorire la nascita di un’ età di pace e di pacifica convivenza tra Stati Uniti, Europa, Russia, Cina, Iran, Israele,  Corea del Nord, India, Egitto, Emirati Arabi, Siria, e chi più ne ha ne metta.

In realtà c’è poco da sorridere. Si segua il nostro ragionamento.

Ammessa e non concessa l’attuabilità di un’ipotesi del genere, quasi si trattasse della costruzione di un complesso residenziale, il multipolarismo non è che una delle due facce di una precisa regolarità metapolitica: quella tra forze centrifughe (multipolari) e forze centripete (unipolari e in subordine bipolari).

Ciò significa che la politica internazionale non può essere fissata una volta per sempre: nel senso del sempre e solo multipolarismo o del sempre e solo unipolarismo. Vale invece l’esatto contrario: la politica internazionale è data dall’ alternarsi tra multipolarismo e unipolarismo. Come dicevamo, dalla dinamica tra forze centrifughe e centripete.

Per fare un esempio moderno. Dopo la fine del bipolarismo (come lotta per l'unipolarismo), quindi non  certo pacifico, tra Francia napoleonica e Coalizioni a guida britannica, il multipolarismo durò poco più di sessant’anni.  E nonostante i buoni propositi, mancati nella fase precedente,  si ebbero non poche  guerre e rivoluzioni  tra il Congresso di Vienna (1814-1815) e il Congresso di Berlino (1878).  Consesso, quest'ultimo, dal quale emersero in linea di massima due potenze egemoni: una più antica, la Gran Bretagna, l’altra meno, la Germania. E fino alla Prima guerra mondiale intorno ad esse ruotò il sistema di alleanze bipolari.

Per contro, fra la Prima e Seconda Guerra mondiale, il rinnovato multipolarismo tra i vincitori e vinti della Prima, portò a una catastrofica seconda guerra mondiale. Dopo di essa, nel 1945, il bipolarismo (che sottendeva la lotta per  l'unipolarismo, anche se dilatata nel tempo), tornò in auge e durò fino alla dissoluzione dell’Unione Sovietica: fu un epoca di pace. Da allora si vivono invece i guasti del multipolarismo. E non dell’ aggressivo unipolarismo statunitense come invece sostengono con l’inganno i russi e gli antiamericani europei

Qual è il punto? Che una potenza unipolarista come la Russia, magari al momento tacitamente disposta a cedere sul bipolarismo (il tripolarismo non esiste, perché, come insegnava Simmel, nelle relazioni triadiche ci si allea sempre due contro uno), dipinge l’attuale multipolarismo, diciamo di fatto ( seguito alla dissoluzione dell’Unione Sovietica), come frutto velenoso dell’ aggressivo unipolarismo dell’ Occidente. Al quale, ecco l’inganno, si oppone la tesi del paradisiaco mondo multipolare, per dividere i nemici e guadagnare alleati tra gli scontenti, soprattutto in Europa.

Si tratta di una tesi rilanciata con scopi propagandistici non solo in Italia, che vede in prima linea, come detto all’inizio, giornalisti faciloni, professori frustrati e fascio-comunisti.

In realtà l’Occidente euro-americano sta fin troppo sulla difensiva. E per giunta è già diviso al suo interno. Sul piano ideologico non è né multipolare né unipolare. Brancola come un ubriaco. O vagheggia sul multilaterismo, ricetta puramente giuridica, che però presuppone l’adesione preventiva di massa ai valori liberali. Cosa condivisibile, anzi auspicabile, ma al momento irrealizzabile.

A tal proposito, si pensi, al di là dei paroloni di circostanza, agli aiuti intermittenti, in particolare europei, inviati all’Ucraina. Una situazione ambigua, con forti tensioni divisive che con il trionfo di Trump e la vittoria delle destre estreme alle prossime europee, potrebbe addirittura peggiorare, facendo così la gioia del “multipolarismo”, puramente propagandistico, di facciata, rilanciato da una Russia invece più unipolare che mai.

Riassumendo: 1) il mondo multipolare, come visto, non è il paradiso della pace; 2) l’unipolarismo e il bipolarismo in subordine, non sono il massimo, ma danno maggiori garanzie di pace, magari armata, ma pace; 3) non esiste una politica internazionale “stazionaria” o “statica”; 4) esiste invece, a livello di regolarità metapolitica, la dinamica tra forze centrifughe e centripete (tra multipolarismo e unipolarismo); 5) se si sostiene il contrario o si è illusi, o si è in cattiva fede.

Sulla cattiva fede o meno della Russia decida pure il lettore.

Carlo Gambescia

Nessun commento:

Posta un commento