venerdì 15 marzo 2024

Mario Sechi e la storia di Francia

 


Mario Sechi, da buon giornalista con pretese intellettuali, si impone di spiegare al lettore, quello che lui il giorno prima non sapeva. Il che ha un effetto comico. Perché, chi sa, chi studia, si accorge subito del bluff. Nel senso che Sechi, scrive a orecchio. Si dà  arie di conoscere cose che invece non conosce. Di qui l’effetto comico del famigerato monarca che si pavoneggia con abiti lussuosi ma inesistenti. C’è però dell’altro. Sechi vuole tirare la volata al presidenzialismo di Giorgia Meloni. Ma procediamo per gradi.

Si prenda l’editoriale di oggi. Sechi dichiara di aver letto il primo volume, su tre, dell’ Histoire intime de la Ve République, vol. 1, Le sursaut (2021). Un’opera storica di taglio giornalistico. Il suo autore, Franz-Olivier Giesbert, giornalista di professione, è abbastanza noto e acculturato. Politicamente parlando – e semplificando – può essere definito un socialista, passato a destra. Destra non fascista. Come “peso specifico”: molto al di sotto di un Raymond Aron, un pochino al di sopra del nostro Mieli. Ma non è questo il punto.

Sechi, nella sua ansia di elevare Giorgia Meloni all’altezza di Charles de Gaulle, liquida in quattro righe, con una sbalorditiva sicumera, la storia della Terza (1871-1940) e della Quarta Repubblica (1947-1958): quasi novant’anni di storia francese.

Si dirà che si tratta di editoriale, quindi lo spazio è ridotto. Sì, però c’è modo e modo.

Sechi, fedele all’antiparlamentarismo di destra, ridicolizza un ottimo esempio di stabilità repubblicana. Che fa? Mette insieme alcuni nomi (Thiers, MacMahon, Grévy,  Carnot, Casimir-Périer), senza precisare provenienza politica e contesto: MacMahon ad esempio era legittimista, voleva restaurare la monarchia… Thiers, grande storico, era un repubblicano di ferro…

I primi venti anni (grosso modo) della Terza Repubblica furono segnati da fortissimi conflitti tra legittimisti e repubblicani, che finirono solo con la fuga alla fine degli anni Ottanta del generale Boulanger, golpista di destra. Che in seguito si suicidò, sembra per amore.

Dopo di che la Terza decollò. Superò brillantemente la prova della Prima guerra mondiale, ma non resse alla sconfitta annunciata della Seconda. Nel secondo dopoguerra la Quarta Repubblica, che rispetto alla Terza, aveva puntato sul rafforzamento dell’Esecutivo cadde sulla questione coloniale. Charles de Gaulle virò a destra, destra democratica ovviamente. Nel 1958 varò il presidenzialismo gollista, che a grandi linee dura tuttora, presidenzialismo però polarizzante. Il che per la Francia non è mai stato un bene.

Un inciso per la cronaca (storica): la Prima Repubblica fu quella di eredità giacobina (1792-1804), alla quale mise fine Napoleone I; la Seconda, dalla vita ancora più breve, fu quella che permise a Napoleone III di impadronirsi del potere (1848), riciclandosi (1852), da presidente a imperatore.

Il lettore può intuire la complessità della storia della Terza e Quarta Repubblica, storia che non può essere ridotta al numero più o meno grande dei governi succedutisi.

In realtà molti costituzionalisti parlarono e parlano a proposito della Terza di un modello politico francese, flessibile, che alla costituzione formale preferì lo strumento delle leggi costituzionali. E che fu capace di resistere agli attacchi della destra e della sinistra grazie a un forte centro politico, capace di permanere al di là della rotazione dei governi. Qui il segreto della stabilità francese. Dal momento che proprio la caduta del centro politico aprì le porte alla polarizzazione degli anni Trenta: prima alla sinistra, poi alla destra reazionaria, che usò la sconfitta per aprire quelle della Francia a Hitler.

Centro politico, autenticamente repubblicano, che però non riuscì a ricostituirsi, neppure nella Quarta. Stessa storia per la Quinta Repubblica polarizzatasi intorno all’asse destra-sinistra, non nel senso però del modello Westminster ( della normale alternanza tra conservatori e laburisti). Il che spiega gli alti e bassi della Quinta, sempre a rischio di cadere prigioniera degli estremismi contrapposti.

Una Francia, che però, solo ora, sembra scorgere con Macron la possibilità di rinascita di un centro repubblicano, capace di contenere l’estremismo. Alcuni parlano di Sesta Repubblica.

Non è perciò giustificabile saltare tutto questo, e in nome di che cosa? Del solito antiparlamentarismo di destra, capace solo di contare il numero dei governi senza guardare alla stabilità di sostanza. E per giunta teso a favorire l’accostamento tra Charles de Gaulle, che era antifascista, e Giorgia Meloni, che invece proviene da un partito dalle radici fasciste.

Come detto, la pretesa e pretestuosa conoscenza della storia francese da parte di Sechi può strappare un sorriso.

Però è un sorriso amaro.

Carlo Gambescia

Nessun commento:

Posta un commento