domenica 17 marzo 2024

Febbre da Putin…

 



Quando il tempo libero abbonda -  raramente -   navighiamo su YouTube per "pescare"  video,   per dirla in chiave giornalistica,  in stile fasciocomunista.

In genere si tratta di videoconferenze. Sono veramente divertenti come le pellicole del famoso filone della commedia all’italiana nelle sue varie sfumature: da “I soliti ignoti” a “Febbre da cavallo”. Si scopre un' Italia sospesa tra il verosimile e la macchietta. Febbre da Putin, come ora vedremo

Si prenda infatti la guerra in Ucraina e i cosiddetti putiniani italiani, quasi tutti membri della tribù fasciocomunista. In prima battuta, parlarono di guerra lampo russa vittoriosa, poi di resistenza prezzolata degli ucraini, adesso, nuovamente, di crollo prossimo venturo dell’Ucraina.

Ora, che, come ne “I soliti ignoti”, i putiniani italiani stiano aprendo un buco nel muro sbagliato, al di là del quale non c’è nessuna cassaforte ma solo un pentolone di pasta e fagioli, si scopre dalla motivazione che viene fornita.

La Russia – dicono – è più forte perché gode di una forte coesione religiosa. Per capirsi: trono e altare. Il fasciocomunista putiniano è fermo a Joseph de Maistre. Controrivoluzione allo stato puro. Ora, al di là della pasta e fagioli reazionaria, ci si deve porre una domanda: ma quando mai l’accoppiata stato e chiesa, storicamente parlando, ha fatto la forza dell’Occidente? Che invece ha tratto slancio, nella sua modernità, proprio dalla separazione tra stato e chiesa e dalla secolarizzazione?

Hitler e Mussolini non sono stati sconfitti a colpi di rosario. Stalin senza i rifornimenti americani sarebbe andato a fondo. La coesione religiosa con la vittoria dell’Occidente nel 1945 non c’entra nulla. La difesa armata della libertà, sì. L’esatto contrario di ciò che rivendicano i filoputiniani: sfigati che come in “Febbre da Cavallo” puntano su Soldatino-Putin…

Si guardi al destino secolarizzante della Chiesa anglicana, una teocrazia fallita. come pure si noti lo slancio economico del pluralismo religioso, ma fortemente secolare, che ha caratterizzato i gloriosi traguardi della società americana.

Altrettanto ambiguo resta il concetto di  religione civile. Che rinvia al  portato secolare dello sviluppo della statualità illuministica (il cosiddetto giuseppinismo), poi declinata, anzi rovesciatasi in chiave roussoviana-giacobina (Europa) e puritana (Stati Uniti).

Due filoni contrapposti: il primo (la statualità giacobino-illuministica) sfocia nel welfare; il secondo (il puritanesimo) culmina nel libero mercato. E solo per il primo filone si può parlare di religione civile a tutti gli effetti. Dal momento che il puritanesimo è culto del merito piuttosto che dello stato sociale. Si potrebbe parlare di religione privatistica a intermittente sfondo patriottico.

Comunque sia, parliamo di un processo di secolarizzazione che non ha nulla a che vedere con l’eredità bizantina del cesaropapismo russo, che si è sviluppata, in una sorta di modernismo reazionario, della “Quarta Roma” (duginiano-putiniana, semplificando), che vede la chiesa sottoposta allo stato, unico interprete della tradizione cristiano-ortodossa, tra l’altro nemica del cattolicesimo romano, che invece, sebbene per vie oblique, seppe aprire alla modernità.

Queste sono cose complicate da capire per i fasciocomunisti putiniani.  Però chi sa, come chi scrive,  si diverte a vederli all’opera mentre forzano la parete sbagliata.

In realtà, se di “religione” dell’Occidente si deve parlare, e qui vide bene Croce, crediamo si debba parlare di religione della libertà. Una fede senza preti, ma che, quando occorre, ha bisogno di soldati. Una libertà faticosamente riscattata nel 1945, contro fascisti e nazisti.

Religione sconosciuta ai russi. Che si ritrovarono, per caso e necessità, dalla parte dell’Occidente, una volta traditi dal “fratello coltello” Hitler. Se proprio si deve adottare un linguaggio religioso, la guerra del 1939-1945 è il santuario armato delle libertà occidentali.

Se l’Occidente non sembra capire l’importanza di difendere l’Ucraina dagli artigli di Mosca, è perché ha dimenticato la lezione del 1945 e crede che la libertà si difenda da sola.

Qui risiede l’unica e vera debolezza dell’Occidente. Non è un problema di mancanza di fede in dio, ma di assenza di fede nel valore della libertà.  Nè di coesione sociale ovina o bovina.

La stessa libertà che ha fatto grande l’Occidente. Una fede che ha un preciso corollario: la libertà si difende non con i preti ma, quando serve, con i soldati.

Qui, però, da Monicelli e Steno si passa a Shakespeare.

Carlo Gambescia

Nessun commento:

Posta un commento