Sì alla maternità surrogata per due
papà
E se la biologia si vendicasse?
Non capiamo nulla di
biologia e di fecondazione
eterologa, né vediamo nelle
unioni civili tra persone delle stesso sesso una "minaccia" all’Occidente, minaccia peraltro rappresentata da meno di mille
“matrimoni” a un anno
dall’approvazione della legge.
Né,
a rigore, può essere contestata e impedita , una volta ammesse le “unioni gay” (come le chiamano i media), la possibilità di poter avere, in modo legale si intende,
dei figli.
Questa
la premessa. Veniamo subito al punto specifico.
Una
sentenza della Corte di Appello di
Trento, recependo una precedente sentenza della Cassazione, stabilisce
che
si deve
infatti escludere che nel nostro ordinamento vi sia un modello di genitorialità
esclusivamente fondato sul legame biologico fra il genitore e il nato;
all'opposto deve essere considerata l'importanza assunta a livello normativo
dal concetto di responsabilità genitoriale che si manifesta nella consapevole
decisione di allevare ed accudire il nato (*) .
Il
che - la prevalenza del criterio della responsabilità culturale, rispetto a quello della responsabilità biologica - ha sicuramente un fondamento sociologico. Del resto, esiste una
letteratura ricchissima, non solo
scientifica, ma anche letteraria e storica, sul fatto che i figli "sono" di
coloro che li allevano, crescono, educano eccetera. Tesi che
sottoscriviamo. Una cosa però ha colpito
la nostra attenzione. In alcune immagini, viste al telegiornale, di una coppia di padri, non sappiamo, se quella
della sentenza, la figlia, una bimba, in
un classico “vola vola vola!” tra i due genitori, veniva sospinta troppo in alto,
correndo il rischio, "di farsi male alle braccine".
Probabilmente,
con due madri, parliamo dello stesso
gioco, la spinta sarebbe inferiore, sicuramente meno pericolosa,
ma come dire, al di sotto
dello sforzo medio. Di quale "medietà" parliamo? Dello sforzo congiunto (medio) di un
papà e una mamma: il primo spinge più forte, la seconda più piano. Forse,
perché, per natura, la "femmina" teme che l’irruenza
del "maschio", possa far male, come nel caso, alla "prole" .
Che
la biologia in qualche modo finisca
sempre per vendicarsi?
Carlo Gambescia