Il suicidio assistito in Svizzera del Dj Fabo
Né martiri cristiani, né eroi del libero
pensiero
Non
si capisce perché gli stessi che difendono il diritto di accoglienza dei “migranti” ammassati sui
barconi, non ammettono che si possa andare a morire in un altro paese. A
maggior ragione, quando alla frontiera con la Svizzera non sembra
esserci alcuna lunga fila di “migranti” del suicidio assistito. In
un mondo
libero si deve liberamente
decidere dove andare a lavorare, morire,
divertirsi, curarsi, amare e scappare quando nella propria terra l’aria si fa
irrespirabile. Quindi il punto non è
questo.
Si
dirà: molti però sono costretti “a migrare”, come il Dj Fabo e i poveretti che sfidano la morte nel Mediterraneo, perché nei luoghi di nascita non possono suicidarsi né vivere in pace. Giustissimo, allora accogliamoli tutti. Ma
siamo sicuri che gli svizzeri aprirebbero le porte di casa a centinaia di migliaia di "migranti del
suicidio assistito"?
Questo
per dire che i principi, del nazionalismo e dell’internazionalismo, se accolti
in toto, diventano logicamente contraddittori
e socialmente incongrui.
Ma ciò
che è ancora più pericoloso è il principio che un diritto individuale, al suicidio, al
lavoro, alla salute, eccetera, debba essere
tutelato dallo stato. Il che implica sempre occhiute burocrazie, commissioni
spesso svogliate, tasse a gogò,
corruzione, concussione e via
discorrendo.
Sono
i frutti avvelenati dell’ individualismo assistito. Di che cosa parliamo? Del diritto dell’avente diritto: al lavoro,
alla salute, al suicidio, eccetera. Attenzione: non alle pre-condizioni per trovarsi un lavoro, curarsi come meglio si
preferisca e togliersi di mezzo quando stanchi
vivere: ma al posto sicuro, alla salute perfetta, alla morte che si fa bella. A spese dell’erario. E di chi, la cosa non va sottovalutata, sia moralmente contrario al diritto al suicidio assistito. Ad esempio, in caso della solita e pasticciata (perché non potrà che essere così) legge ad hoc, andrà introdotto un diritto liberale all’obiezione, da parte del medico eticamente
eccetera, eccetera. Il che però provocherà
ulteriori complicazioni eccetera, eccetera. Morale: meno si legifera meglio è.
In
realtà, basterebbe depenalizzare o
abrogare il "reato" (di induzione, favoreggiamento, eccetera), consentendo così, per quel che riguarda
l’eutanasia, attiva, che le persone decidano liberamente della
propria vita, senza mettere nei guai chi li aiuti, e per l’eutanasia passiva, rinviare il criterio di scelta personale a una
dichiarazione notarile o testamentaria,
dove, ad esempio, l’impossibilità di comunicazione verbale di pensieri e di
attività motorie, sia considerata, dal dichiarante o testatore, condizione sufficiente per non continuare a
vivere.
Fatti assolutamente privati, senza alcuna intromissione di burocrazie pubbliche. Il che significa lasciare a tutti la libertà di decidere cosa fare della propria vita. E soprattutto evitare inutili guerre culturali, lasciando che la società possa liberamente auto-organizzarsi, su basi individuali, senza evocare elemosina laiche dall’alto, piagnucolose mani tese socialiste dal basso, nonché, scomuniche e anatemi di natura chiesastica.
Fatti assolutamente privati, senza alcuna intromissione di burocrazie pubbliche. Il che significa lasciare a tutti la libertà di decidere cosa fare della propria vita. E soprattutto evitare inutili guerre culturali, lasciando che la società possa liberamente auto-organizzarsi, su basi individuali, senza evocare elemosina laiche dall’alto, piagnucolose mani tese socialiste dal basso, nonché, scomuniche e anatemi di natura chiesastica.
Insomma, né martiri cristiani, né eroi del libero pensiero,
ma solo un mondo di persone normali, che, sulla base del loro credo, religioso o
meno, liberamente scelgano, come loro
diritto - pre-sociale - di vivere o morire. Nulla a che vedere con il diritto motorizzato
dello stato interventista dei diritti sociali. O dei divieti, e per tutti, sulla base di principi olistici di tipo etico e religioso recepiti da un stato confessionale.
Si
potrebbero verificare abusi? Oppure casi
di circonvenzione? Veri e propri reati?
Se non delitti? Certo, chi può escluderli. Però ricadrebbero nell'ambito della normativa del codice civile e penale. Va tuttavia ammesso che, probabilmente, per così dire, la “reazione” legale proprio perché ex post, potrebbe giungere troppo tardi.
Purtroppo, la libertà comporta sempre rischi. La perfezione non è di questo mondo. E anche questa è una ragione che spinge talvolta alcuni di noi a tagliare la corrente. Nessuna condanna, men che meno penale. Rispettiamone il volere. Senza però ricorrere all' "aiutino" pubblico.
Purtroppo, la libertà comporta sempre rischi. La perfezione non è di questo mondo. E anche questa è una ragione che spinge talvolta alcuni di noi a tagliare la corrente. Nessuna condanna, men che meno penale. Rispettiamone il volere. Senza però ricorrere all' "aiutino" pubblico.
Carlo Gambescia