E dàgli ai “colletti bianchi”…
Una Norimberga per Gian Antonio Stella? Potrebbe essere un'idea...
Se
mai un giorno finirà la guerra
dichiarata dalla magistratura alla politica e ai colletti bianchi, Gian Antonio
Stella e Sergio Rizzo dovranno essere processati come criminali di guerra. Esageriamo?
La casta, il famigerato Mein Kampf dell’anti-politica italiana uscì nel maggio del 2007, cavalcando l’onda lunghissima di un giustizialismo che si è tradotto in inchieste mirate e in un tripudio di voti anti-casta per Grillo.
A questo
pensavamo, leggendo l’ennesimo pezzo di Stella. Dove l’ideologo anti-casta, con il solito collage “dati
alla mano”, lamenta che nelle carceri italiane ci sono troppi
spacciatori e pochi colletti bianchi: quei maledetti che “violano le regole della buona
economia” (*).
Ci
piacerebbe sapere, di grazia, il significato del termine "buona economia"? Quella con il magistrato commissario
politico aziendale? Con il maresciallo
dei carabinieri al commerciale? E la Guardia di Finanza al personale. La fraseologia di Stella ricorda la retorica anti-terrorismo,
Anni di Piombo e dintorni. Infatti nel pezzo si parla dei “cattivi maestri” dell’economia
“che per anni hanno teorizzato che una certa dose di illegalità fa bene all’economia”. E che, chiusa, ovviamente apocalittica: “ hanno lasciato solo rovine”.
Che
cosa si insinua? Perché non fare qualche nome? Dove sono i cattedratici dalla parte del nuovo male assoluto? Il libero mercato. Cattedratici, perché Toni Negri, il “cattivo maestro” per eccellenza
(ma rosso), era professore
universitario. Quindi, fuori i nomi? Mises,
Hayek, Friedman (Milton), forse? La scuola
liberista al completo? In Italia, a parte Einaudi e Leoni, nel secondo dopoguerra il libero mercato non ha mai goduto tra i professori
di buona fama. Quindi di quali “cattivi
maestri” parla Stella?
Che
poi, dopo la caduta del comunismo sovietico, corrotto regime dei colletti rossi (altro
che i colletti bianchi del capitalismo…),
molti post-comunisti italiani siano
passati armi e bagagli al quasi-liberismo
( e al “Corriere della Sera”), è un altro discorso. Il liberismo
di sinistra (termine coniato dai professori Alesina e Giavazzi ) è giudiziario. Rappresenta l'estremo rifugio del liberal-comunista, come il patriottismo per le canaglie. Evoca l’aiutino del magistrato e dell’agente
delle tasse. Impone più controlli, dimenticando che sono proprio i controlli a
gogò ad alimentare corruzione e
concussione. Lo stato fiscale totale, con i partiti ridotti a dépendance della
magistratura e i colletti bianchi a militari dell’Arma, non è altro che la prosecuzione del comunismo con altri mezzi. Concettualmente, in fondo al tunnel nella migliore delle ipotesi c'è il modello Obama, nella peggiore quello cinese. Altro che liberali...
Stella, liberal-comunista senza saperlo? Già vediamo
brillare nei suoi occhi la torva gioia di poter scagliare contro di noi l’accusa
di maccartismo e idiotismo politico. Roba da poveracci dei Social… Di
sicuro, Stella è statalista: ritiene che lo stato sia la soluzione. E non il problema. Proprio come i giudici, come i grillini, come
quell’onda distruttiva dell’anti-politica che rischia di sommergere l’Italia e l’Europa.
Dunque, qui, il “cattivo
maestro” è Stella. Che, a sua volta, andrà processato.
Prima però si dovrà vincere la guerra. Senza vittoria, nessuna Norimberga.
P.S. E poi, come dire, chi di magistrato ferisce, di magistrato perisce...
P.S. E poi, come dire, chi di magistrato ferisce, di magistrato perisce...
Carlo Gambescia