La vittoria delle forze anti-populiste nei
Paesi Bassi
L’Italia non è l’Olanda. Purtroppo
Mark Rutte, leader del Vvd, partito liberale di centro-destra |
Non
siamo grandi esperti di politica olandese. Ma ammiriamo le tradizioni moderate e liberali dell'Olanda, nazione dalle notevoli aperture sociali e animata da un grande spirito
di tolleranza. Sicché la vittoria o comunque la tenuta di Rutte e del Vvd ( forza politica liberale di centro-destra) e degli altri partiti sistemici (moderati o progressisti), non ha destato in noi alcuna sorpresa.
Un altro dato interessante è rappresentato dall’alta affluenza al urne, che ha premiato i partiti anti-populisti, a parte i socialdemocratici.
Ora
però, sarebbe un errore, presentare, come invece sta accadendo, tra squilli di
trombe, le elezioni olandesi come una svolta
politica, che influirà se non determinerà le elezioni
francesi e tedesche. Oppure, addirittura come una straordinaria vittoria della sinistra europeista-universalista.
Se
la storia, in qualche misura, è per le
nazioni quel che per gli uomini è il carattere, l’Olanda, come abbiamo già anticipato, rappresenta il regno della moderazione politica: diciamo
che, semplificando, il rapporto elettorale (anche di seggi, in Olanda si vota con il proporzionale) tra forze politiche anti-populiste (anti-razziste, pro-mercato, europeiste) e forze populiste anti-sistemiche (razziste,
autarchiche, anti-europeiste) è di 4 a 1. Il
punto è che in alcuni paesi chiave europei, in particolare Francia, Italia, Spagna, per ragioni “caratteriali” lo stesso rapporto, sommando i voti (e i seggi) della varie forze politiche pro-sistema, è di 3 a 2 ( rapporto addirittura rovesciato, come poi vedremo, in Italia). Ciò significa che sul piano elettorale,
considerati anche i precedenti tassi di affluenza alle urne (di sicuro non di tipo olandese, come ieri), tutto può
accadere. Quindi cautela.
Dal punto di vista politologico, la
soglia di pericolo, a prescindere dal sistema elettorale (maggioritario o proporzionale),
è rappresentata dal 30/35 per cento dei voti (se trasformati in relativi seggi). Se un partito anti-sistemico (anche coalizzandosi per “veti incrociati” con altri partiti uguali e opposti) riesce
a catalizzare un terzo dei voti ( e dei seggi in Parlamento) può quantomeno paralizzare ogni attività politica e rilanciare, dall’opposizione,
giocando al rialzo, puntando su promesse folcloriche (ad esempio, meno tasse e pensioni per tutti) che non potrà mai mantenere.
In
Italia e Francia soprattutto (dove pure
c’è il maggioritario a doppio turno che favorisce la disproporzionalità tra
voti e seggi) le forze anti-sistemiche viaggiano intorno al trenta per cento. In
Spagna, fortunatamente le opposizioni anti-sistemiche sono di sinistra e divise. In
Germania infine, tali forze oppositive sono molto al di sotto della soglia di
pericolo.
In
Italia, in particolare, il voto referendario di dicembre, ha indicato due aspetti,
molto negativi: la frattura del
sessanta a quaranta per cento (quindi del 3
a 2), rispettivamente, tra populisti e anti-populisti; l’assenza, a differenza dell’Olanda, di forze
politiche moderate in particolare a destra, disposte ad allearsi in chiave anti-populista.
Aspetto quest’ultimo, che invece contraddistingue la Germania , dove i due
principali partiti sono saldamente pro-sistema
E
qui sorge un problema. Prima parlavamo del carattere (storico) dei diversi
elettorati: moderato quello olandese,
più infiammabile, invece, lo spagnolo, il francese e soprattutto l’italiano.
Per ora, in Spagna, dove, dopo due tornate elettorali ravvicinate, pur con un
governo de centro-destra, ma di minoranza, la situazione, pare stabilizzata o quasi. Sembra prevalere tra élites e popolo la
moderazione. Ciò significa, che nuove
votazioni (con un proporzionale, a collegi ristretti, quindi disproporzionale)
sono lontane, o comunque non a breve. In Francia, dove si voterà in primavera, il
sistema maggioritario a doppio turno ( perciò disproporzionale), potrebbe penalizzare
la destra populista, come per il passato: ma le forze moderate faranno accordi
di desistenza per sbarrare la strada a Madame Le Pen? Gli elettori capiranno, come in Olanda, la gravità del momento? In
Germania, dove si voterà in autunno (sistema proporzionale, ma con sbarramento e altri accorgimenti istituzionali), gli elettori non sembrano, per ora, essersi decisamente spostati verso le forze populiste. Pare prevalere una
moderazione di tipo olandese. Quindi dove c'è moderazione, anche il voto proporzionale, come dire, funziona.
Per contro, in
Italia, oltre a un preoccupante estremismo politico diffuso (non proprio olandese), per ora verbale, i
partiti, fermi, come dicevamo su un pericolosissimo 3 a 2, a danno dei moderati, non sono d’accordo
praticamente su nulla, a cominciare da
una legge elettorale in grado di sbarrare la strada al M5S.
Il voto è previsto per il 2018, ma il rischio di elezioni anticipate è notevole. E un voto, contraddistinto dal mix esplosivo tra proporzionale abborracciato ed estremismo politico, potrebbe rappresentare un salto nel buio. Sicché il paese più in pericolo sembra essere l’Italia. Che, evidentemente, non è l’Olanda. Purtroppo.
Il voto è previsto per il 2018, ma il rischio di elezioni anticipate è notevole. E un voto, contraddistinto dal mix esplosivo tra proporzionale abborracciato ed estremismo politico, potrebbe rappresentare un salto nel buio. Sicché il paese più in pericolo sembra essere l’Italia. Che, evidentemente, non è l’Olanda. Purtroppo.
Carlo Gambescia