Westminster sotto attacco
Tornare a Breitenfeld
Quel
che è accaduto ieri a Londra, soprattutto per il valore simbolico di Westminster, tocca profondamente la nostra libertà di pensiero, nonché il senso
stesso del cammino di libertà, percorso
insieme dai popoli europei. Un’Europa,
attenzione, dove in questi giorni si celebrano i sessant’anni dei Trattati di
Roma tra le annunciate contestazioni di un pugno di estremisti e l'indifferenza dei tanti, forse troppi. La storia maestra, purtroppo, sembra avere pochi allievi. E più avanti spiegheremo perché.
Il
terrorismo jihadista che dopo Berlino e Londra si sta rivelando capillare e imprevedibile, può essere combattuto, come abbiamo più volte scritto, solo alla radice con
operazioni militari in grande stile, capaci di imporre in Medio Oriente un ordine e un equilibrio condivisi dalle potenze maggiori: Stati Uniti, Russia, Cina e, come qui si auspica, Europa unita.
Servono
insomma scelte strategiche, globali non tattiche e locali: terrorismo e diaspora non
potranno essere combattuti ritirandosi nei rispettivi orticelli, aspettando che la
bufera passi da sola. Il combattere però implica un grande sforzo che va
inevitabilmente a collidere con il ciclo elettorale delle democrazie e con la vulgata pacifista. E tutto ciò
rappresenta un elemento di
debolezza per l’Occidente in particolare. Un problema, insomma, non insormontabile ma difficile da affrontare.
Purtroppo, sembra andata perduta - qui veniamo ai cattivi allievi, soprattutto europei - la consapevolezza del ruolo strategico della forza militare
organizzata, come concreto portato
storico dei valori dello stato vestfaliano
(sovranità, non interferenza, dottrina dell’equilibrio), di cui l’Europa
unita, in un mondo, diviso in blocchi, potrebbe rappresentare il necessario anello storico e geopolitico.
La
pace di Vestfalia (1648) sancì la fine della Guerra dei Trent’anni tra protestanti e cattolici, favorì, anzi legittimò la libertà di religione e in prospettiva di pensiero. Fu un conflitto
terribile che distrusse la Germania. Furono
commesse atrocità dall’una e dall’altra parte.
A Breitenfeld (1631), i
protestanti colsero la loro prima grande vittoria, grazie al genio militare di Gustavo II Adolfo, re di Svezia. Battaglia alla quale tre anni dopo seguì però la
sconfitta di Nördlingen.
Soprattutto per noi europei, oggi in prima linea, il senso storico di quella gigantesca guerra che a distanza di secoli, e in un
clima culturale dominato dal pacifismo, può apparire un’ inutile strage, venne invece
colto dal liberale XIX secolo. Su quel campo di battaglia nel 1831 venne eretto
un monumento alla “ Libertà di pensiero per tutto il mondo” (Glaubens-Freiheit
/ für die Welt).
I
protestanti, difesero la libertà con le armi, anche
per i cattolici. E noi dobbiamo difenderla, con le armi, anche per i musulmani. Dobbiamo tornare a Breitenfeld.
Carlo Gambescia