La riflessione
Tradimento delle élite?
Sì, verso la democrazia liberale
Élite contro popolo. Suona bene. E basta. A
questo pensavamo, assistendo al
dibattito televisivo tra candidati all’Eliseo. Purtroppo, in Francia, come ormai altrove, il voto viene presentato, soprattutto dai
partiti estremi, quelli che hanno civettato
con il fascismo e il comunismo e
che oggi si sono dati una riverniciatura
populista, viene presentato, dicevamo, come un voto pro o contro il popolo, pro o
contro la globalizzazione, pro o contro la sovranità nazionale.
Chi
conosce la storia del Novecento, e più generale i topoi demagogici dei nemici dell’esperimento liberale, non può non scrollare il capo. Élite contro popolo? Come se i
partiti anti-liberali (perché di questo si tratta), si pensi al Fn o il M5s, non avessero
quadri, leader, ferree
regole interne, non fossero insomma, strutturati, come tutti i fenomeni
politici, in governati e governanti. Michels, parlò, a ragione, di ferrea legge dell’oligarchia. L’unica forma possibile di democrazia
è di testa. Come scrive Sartori, è nello
scegliere liberamente e con ponderazione la élite che ci governerà. E ovviamente
nell’alternanza tra élite di governo. Tutto qui. E non è poco, storicamente parlando.
Purtroppo,
la politica, con ciclicità impressionante, torna a farsi non con la testa ma con la paura. E proprio nelle democrazie, dove una
volta scivolati sul piano inclinato
della demagogia, ogni menzogna sembra essere buona pur di conquistare voti e afferrare il
potere. Di conseguenza, quando viene meno
il senso di responsabilità, ecco che i
partiti con un inquietante passato fascista e comunista o imbevuti di feroce e stupido populismo, insomma i nemici da sempre dell'esperimento liberale, rialzano il capo, evocando i
fantasmi del capo carismatico, del nazionalismo, del protezionismo. Spettri ideologici che rischiano di far
presa su folle di elettori, dominati dalla paura di perdere quel che hanno ( e
che quindi non hanno ancora perso, attenzione), rosi dall’invidia sociale, alla quale si accompagna,
regolarmente, il mito politico di poter
far a meno dei partiti, dei parlamenti, definiti corrotti, come da antico copione contro-rivoluzionario, filtrato attraverso la tradizione delle tentazioni, ieri fasciste e comuniste, oggi populiste.
Insomma, parliamo del mitema della democrazia diretta e dell'autogoverno, sia organico che consiliare o di base, destinato inevitabilmente, a sfociare nel governo volontaristico di un capo carismatico, romanticamente capace di intuire i bisogni del popolo, senza tante mediazioni politiche e, cosa più grave ancora, di indicare, altro fattore tipico di ogni forma di tirannia, un capro espiatorio. Di ciò, seppure ancora in fase embrionale, Trump potrebbe essere un esempio, Grillo, in Italia, un altro.
Questo non significa che non siano stati commessi errori. Si pensi solo al culto internazionale di quell’ideologia del declino economico, che non ha alcun riscontro nei fatti, e che tuttavia viene largamente accettata dalle stesse classi dirigenti che dovrebbero difendere l’economia di mercato che invece costituisce il punto di forza, storicamente parlando, di ogni progresso economico e sociale.
Insomma, parliamo del mitema della democrazia diretta e dell'autogoverno, sia organico che consiliare o di base, destinato inevitabilmente, a sfociare nel governo volontaristico di un capo carismatico, romanticamente capace di intuire i bisogni del popolo, senza tante mediazioni politiche e, cosa più grave ancora, di indicare, altro fattore tipico di ogni forma di tirannia, un capro espiatorio. Di ciò, seppure ancora in fase embrionale, Trump potrebbe essere un esempio, Grillo, in Italia, un altro.
Questo non significa che non siano stati commessi errori. Si pensi solo al culto internazionale di quell’ideologia del declino economico, che non ha alcun riscontro nei fatti, e che tuttavia viene largamente accettata dalle stesse classi dirigenti che dovrebbero difendere l’economia di mercato che invece costituisce il punto di forza, storicamente parlando, di ogni progresso economico e sociale.
Se si dovesse applicare, sul serio,
sociologicamente sul serio, la categoria
del tradimento delle élite, allora si
potrebbe parlare del tradimento di quelle élite politiche, conservatrici, socialiste,
cristiano-sociali, che oggi si fanno
dettare l’agenda dai movimenti politici populisti. Si pensi, a destra, ai tory britannici, ai repubblicani francesi,
ai centristi italiani; a sinistra, ai laburisti inglesi, ai socialisti francesi
e anche al nostro Renzi, che sembra non essersi più ripreso dalla sconfitta
referendaria. Un terribile gioco al massacro.
Tradire
il popolo significa assecondarne le paure, sposare la demagogia, mistificare un glorioso passato di progresso
economico e sociale, che si prolunga nel presente grazie ai meccanismi dell’economia
aperta. E soprattutto significa rinunciare a credere nella democrazia liberale e nella necessità delle istituzioni parlamentari e partitiche. Ciò implica, dal punto di
vista delle élite, il venire meno a quei
doveri, tipici di una dirigenza, capace,
in quanto tale, di usare la testa e non altre parti del corpo.
La
democrazia da sola, soprattutto se diretta, insomma quando evocata nella sua
forma mitica, porta alla demagogia, al caos, infine per reazione alla tirannia. Si tratta di un meccanismo -
quello della dittatura del tiranno come prolungamento della democrazia - temuto fin dall’antichità. Al quale però i moderni
hanno saggiamente opposto la democrazia rappresentativa, di scuola liberale: la
sola forma di governo in grado di contenere gli istinti bestiali di masse,
regolarmente preda della paura, e inclini, quasi per natura sociale, al governo di un uomo piuttosto che delle
leggi.
Sicché, concludendo, ogni attacco alla democrazia indiretta,
l’unica forma di democrazia possibile, in nome della mitica democrazia diretta, è un colpo di piccone. Dal momento che così facendo si spiana la strada all'idea, cara alla più volgare narrazione democraticista, che un popolo può governarsi da solo. O meglio, governarsi direttamente da sé. Quindi,
attenzione, se proprio di tradimento delle
élite si vuole parlare, si tratta di un tradimento verso la democrazia liberale.
Carlo Gambescia