giovedì 9 marzo 2017

La “flat tax” per i  “Paperoni”
Una rondine non fa primavera




In linea di principio, l ’idea di un’ imposta forfettaria ( detta flat tax)  sul redditi prodotti all’estero è ottima.  E per una serie di ragioni.
In primo luogo,  perché  punta ad attirare contribuenti stranieri ad alto reddito, senza però entrare in diretta  concorrenza con  il  regime attuale sui redditi prodotti all’estero  ma  dai cittadini italiani, una normativa che comunque andrebbe rivista (se ricordiamo bene, l’imposizione attuale è al 47 per cento).
In secondo luogo,  i  “Paperoni”, come li definiscono i mass media,  trasferendosi in Italia, attiverebbero un indotto  sul piano dei servizi e dei consumi, da non sottovalutare.
In terzo luogo,  l’idea del "paradiso fiscale", rilancia, e decisamente, l’immagine dell’Italia, vista finora  all’estero come una specie di   paese-vampiro, assetato di tributi.   
In quarto luogo,  l’idea della tassa forfettaria, in un secondo momento, potrebbe essere estesa ai contribuenti italiani, in particolare al lavoro autonomo (individualizzandola, pertanto  non nella chiave vessatoria e macroeconomica degli studi di settore),  puntando sul principio del “di meno” ma “certo” e “costante” dal punto di vista delle entrate dello stato e delle tasche del contribuente. 
Quindi, ripetiamo, ottimo provvedimento, però solo in linea di principio… Per quale ragione? Perché l’idea del  "paradiso fiscale", di fatto,  ha molti nemici in Italia.  
Innanzitutto, la Costituzione, testo, come noto,  di derivazione catto-socialista,  all’articolo 53, introduce, in relazione alla partecipazione dei singoli cittadini alla spesa pubblica, il concetto di “capacità contributiva” e, ancora peggio,  "informa"   il “sistema tributario a criteri di progressività”.  Senza dimenticare, inoltre,  quel cavallo di battaglia, comune alla sinistra egualitaria e al pauperismo cattolico, rappresentato dall’interpretazione  in chiave  “prescrittiva” dell’articolo 3.  Non  ci riferiamo  tanto primo al comma sulla sulla pari dignità,  quanto al secondo  sulla rimozione da parte della Repubblica, degli ostacoli eccetera eccetera.  Malinconica  prova di  cedimento al paternalismo statale.    
Inoltre, l’impedimento più grosso è di tipo sociologico e concerne l’atteggiamento degli italiani verso la ricchezza.  Che tuttora viene considerata  non come  un valore sociale, ma come qualcosa di sporco, di cui vergognarsi.  Al riguardo,   la parabola politica  di Berlusconi, pur con tutti i suoi errori,  risulta esemplare. Come quella dei tanti imprenditori trasferitisi all’estero.  Ad esempio, un  personaggio di valore  come Marchionne, che, con una accortissima fusione,  ha rilanciato l’industria automobilistica italiana nel mondo,  viene invece designato come un nemico del popolo (*). 
Dulcis in fundo, si tratta di una misura, maturata all’interno del Governo Renzi. Il che la rende odiosa ai suoi molteplici nemici, a destra come a sinistra:  solo perché,  nel caso di esito positivo, potrebbe portare acqua al mulino politico dell' ex premier.
Va  detto infine, a scanso di equivoci,  che sul piano pratico il provvedimento potrebbe non ottenere gli effetti sperati,  dal momento che i  contribuenti stranieri si fidano  poco  di un  fisco italiano che ha fama di accidioso voltagabbana, 
Come concludere? Che  una rondine non fa primavera. Purtroppo.

Carlo Gambescia                
    


(*) Per un “assaggio”  di questa mentalità si leggano i commenti all’articolo in argomento del “Fatto Quotidiano”:   http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/03/08/fisco-varata-la-tassa-forfettaria-di-100mila-euro-per-riportare-in-patria-i-paperoni/3438826/#disqus_thread

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