La “flat tax” per i “Paperoni”
In linea di principio, l ’idea di un’ imposta
forfettaria ( detta flat tax) sul redditi prodotti all’estero è ottima. E per una serie di ragioni.
In
primo luogo, perché punta ad attirare
contribuenti stranieri ad alto reddito, senza però entrare in diretta concorrenza
con il
regime attuale sui redditi prodotti all’estero ma dai cittadini
italiani, una normativa che comunque andrebbe rivista (se ricordiamo bene, l’imposizione
attuale è al 47 per cento).
In
secondo luogo, i “Paperoni”, come li definiscono i mass media, trasferendosi in Italia,
attiverebbero un indotto sul piano dei
servizi e dei consumi, da non sottovalutare.
In
terzo luogo, l’idea del "paradiso
fiscale", rilancia, e decisamente, l’immagine dell’Italia, vista finora all’estero come una specie di paese-vampiro, assetato di tributi.
In
quarto luogo, l’idea della tassa forfettaria, in un secondo momento, potrebbe essere estesa ai contribuenti italiani,
in particolare al lavoro autonomo (individualizzandola, pertanto non nella chiave vessatoria e macroeconomica degli studi di settore), puntando sul principio del “di meno” ma
“certo” e “costante” dal punto di vista delle entrate dello stato e delle
tasche del contribuente.
Quindi, ripetiamo, ottimo provvedimento, però solo in linea di principio… Per quale
ragione? Perché l’idea del "paradiso
fiscale", di fatto, ha molti nemici in
Italia.
Innanzitutto,
la Costituzione ,
testo, come noto, di derivazione catto-socialista, all’articolo 53, introduce, in relazione
alla partecipazione dei singoli cittadini alla spesa pubblica, il concetto di “capacità
contributiva” e, ancora peggio, "informa" il “sistema
tributario a criteri di progressività”. Senza
dimenticare, inoltre, quel cavallo di battaglia, comune alla sinistra egualitaria e al pauperismo cattolico, rappresentato dall’interpretazione in chiave “prescrittiva” dell’articolo 3. Non ci riferiamo tanto primo al comma sulla sulla pari dignità, quanto al secondo sulla rimozione da parte della Repubblica, degli
ostacoli eccetera eccetera. Malinconica prova di cedimento al paternalismo statale.
Inoltre,
l’impedimento più grosso è di tipo sociologico e concerne l’atteggiamento
degli italiani verso la ricchezza. Che tuttora viene considerata non come un valore sociale, ma come qualcosa di
sporco, di cui vergognarsi. Al riguardo, la parabola politica di
Berlusconi, pur con tutti i suoi errori, risulta esemplare. Come quella dei tanti imprenditori trasferitisi
all’estero. Ad esempio, un
personaggio di valore come Marchionne, che, con una accortissima fusione, ha rilanciato l’industria automobilistica
italiana nel mondo, viene invece designato come un nemico del popolo (*).
Dulcis in fundo, si tratta di una misura, maturata all’interno del
Governo Renzi. Il che la rende odiosa ai suoi molteplici nemici, a destra come
a sinistra: solo perché, nel caso di esito positivo, potrebbe portare acqua al
mulino politico dell' ex premier.
Va detto infine, a scanso di equivoci, che sul piano pratico il provvedimento potrebbe non ottenere gli effetti sperati, dal momento che i contribuenti stranieri si fidano poco di un fisco italiano che ha fama di accidioso voltagabbana,
Va detto infine, a scanso di equivoci, che sul piano pratico il provvedimento potrebbe non ottenere gli effetti sperati, dal momento che i contribuenti stranieri si fidano poco di un fisco italiano che ha fama di accidioso voltagabbana,
Come
concludere? Che una rondine non fa
primavera. Purtroppo.
Carlo Gambescia
(*) Per un “assaggio” di questa mentalità si leggano i commenti all’articolo
in argomento del “Fatto Quotidiano”: http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/03/08/fisco-varata-la-tassa-forfettaria-di-100mila-euro-per-riportare-in-patria-i-paperoni/3438826/#disqus_thread
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