martedì 23 settembre 2025

Quando la libertà diventa una caricatura (vedi “La Verità”): il caso Kirk e il suicidio liberale

 


Chi ha tempo e pazienza si guardi la “Maratona della ‘Verità’ sulle idee di  Kirk” sull’omonimo sito del giornale di Belpietro (*). Altrimenti si può andare in edicola e, con un euro e cinquanta, ci si può fare un’idea dell’ operazione politico-culturale in corso.

Si tratta di agganciare, da parte della destra reazionaria italiana (Dio, patria e famiglia), le idee ancora più arcaiche e semplicistiche di un fondamentalista cristiano made in USA.

Si scusi la citazione “manualistica”, ma il primo a capire, all’inizio del Novecento, che la destra controrivoluzionaria aveva imparato la lezione – nel senso di usare gli strumenti della democrazia contro la democrazia – fu Roberto Michels. Egli individuò, nell’opera politica di Napoleone III, quegli elementi di cesarismo pseudo-democratico che, riducendo il momento democratico a quello del voto, di regola plebiscitario, spazzarono via, o comunque ridussero ai minimi termini, la democrazia liberale (**).

L’idea era questa: usare la democrazia diretta per fare fuori la democrazia rappresentativa. In pratica, per agguantare il potere. Mussolini, Hitler, Lenin furono fedeli esecutori.

Come del resto lo sono oggi i leader dei movimenti populisti, neofascisti, neocomunisti e di vario colore politico, comunque sempre accesamente antiliberali.
Il fondamentalista cristiano Charlie Kirk, tenace sostenitore di Trump (un politico amico dei dittatori e ideologicamente più vicino a Mussolini di qualsiasi altro presidente americano), non è che un epigono di questa metodologia.

La sua strategia consiste nel distruggere la democrazia liberale approfittando di tutti gli spazi lasciati liberi o vuoti. C’è una significativa frase di Lenin a proposito dell’uso delle libertà “borghesi”, a cominciare da quelle politiche, che recitava più o meno così: “Dobbiamo impiccare la borghesia usando le sue stesse budella”.

Infatti, per tornare al forum della “ Verità”, cosa rivendicano in coro i suoi partecipanti (un pittoresco mondo di affamati nemici del liberalismo)? La libertà di parola. Che però, una volta preso il potere, come sta accadendo negli Stati Uniti, ma anche in Italia e in altri paesi europei, i nostri “paladini” della libertà sopprimerebbero subito.

Ora, non è vero che il liberalismo ne limita la libertà. La destra reazionaria sta vincendo su tutti i fronti proprio grazie al libero voto dei cittadini.
 

Diciamo invece che il liberalismo si sta suicidando, come nel secolo scorso, tra le due guerre mondiali. La debolezza dell’idea liberale verso questa gente, politicamente poco raccomandabile, risiede nel senso di colpa che nasce in molti liberali di fronte alla negazione della libertà: troppe esitazioni, lagne, distinguo…

Sicché – semplificando – Trump, Meloni, Kirk, Belpietro, eccetera, ne approfittano per diffondere idee antiliberali con successo. Ma questa è un’altra storia. Rinvia all’infantilismo politico di masse oggi stressate anche dall’intenso uso dei social network.


 

In realtà, l’alternativa è tra il suicidio e la resurrezione. Cioè tra il cedimento verso i suoi nemici e la rinascita di un liberalismo forte, che non abbia alcuna paura di essere intollerante con gli intolleranti.

Storicamente parlando, il liberalismo, cosa purtroppo poco interiorizzata, è l’unico ordine politico che si fonda sull’idea di sostituire la scheda elettorale alle pallottole.

Idea e pratica che hanno meno di tre secoli. Il liberalismo è una navicella di libertà che sfida con coraggio i mari tempestosi di secoli d’autoritarismo, cercando sempre l’orizzonte di luce oltre le onde.

Ovviamente c’è chi approfitta di questo. E la sua testa va schiacciata, come quella di un serpente velenoso, prima che deponga le uova. La “navicella” va armata di potenti cannoni.


Si ricordi una cosa: il grande parlare di libertà di un Kirk non rinvia al discorso pubblico liberale.  Il liberalismo  vede nell’altro un avversario che domani magari sarà alleato e viceversa, mentre Kirk  scorge un nemico della libertà proprio in chiunque non sia cristiano.

 


Insomma,  di libertà Kirk ne vede una sola: quella di farsi cristiano. Il suo discorso pubblico è teologico, non politico. La sua logica è assolutista, non relativista.

Certo, ci si può accusare che anche la nostra enfasi sul liberalismo abbia un sapore di verità assoluta, teologica, e che quindi a nostra volta… eccetera, eccetera. E sia.

Però la storia  ha già mostrato cosa accade quando si lascia spazio a chi usa la libertà per ucciderla. Il liberalismo non può permettersi di ripetere quell’errore: o si rigenera come forza viva, capace di difendere le sue regole con fermezza, o finirà ancora una volta nell’album dei sistemi politici sconfitti.

Una specie di beffa. Perché non sarebbero nemmeno i Kirk di turno a vincere, ma i liberali stessi a suicidarsi, applaudendo chi li seppellirà in nome di una libertà ridotta a caricatura.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.laverita.info/verita-liberta-maratona-charlie-kirk-2674015272.html .

(**). R. Michels, La sociologia del partito politico nella democrazia moderna, il Mulino 1966, Parte terza.

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