Frank Turek, conduttore-predicatore radiofonico e televisivo, ha dichiarato che Charlie Kirk, suo assistito spirituale, nel momento della morte aveva “accanto Gesù” (1). A prima vista, una frase consolatoria. Ma dietro si nasconde molto di più. E quel “molto di più” fa paura. O almeno dovrebbe far riflettere.
Il messaggio è chiaro: solo i veri cristiani – quelli “puri”, allineati – possono sperare in una morte accompagnata da Cristo. Tutti gli altri sono condannati alla solitudine eterna. È la logica tipica del fondamentalismo: chi non è con noi è perduto.
Non è solo religione. Qui la fede diventa strumento di esclusione, arma politica, marchio di superiorità morale. Un discorso che non lascia spazio a pluralismo, tolleranza, compromesso. Dietro figure come Turek e Kirk si intravede il progetto di un cristianesimo militante, che non ammette sfumature e che considera il liberalismo un nemico da abbattere.
E non è un problema confinato agli Stati Uniti. In Italia Giorgia Meloni si definisce con orgoglio “cristiana”, brandendo dio, patria e famiglia come bandiere identitarie. Ma quando a cadere vittima di violenza sono democratici o progressisti, il silenzio sembra prevalere. Così potrebbe essere stato nel caso dell’assassinio dell’esponente democratica Melissa Hortman e del marito: non risultano dichiarazioni ufficiali né da parte di Meloni, né del “papa americano” Leone XIV, pronti invece a esprimere cordoglio quando a soffrire sono “i loro”. Due pesi, due misure.
Il fondamentalismo cristiano non conosce confini: assume accenti americani o italiani, ma la sostanza resta la stessa. Una religione piegata a ideologia politica, usata per dividere e stigmatizzare. In Italia come negli Stati Uniti, il risultato è invariabilmente lo stesso: un cristianesimo ridotto a slogan militante, nemico di ogni autentico liberalismo.
Perché Kirk piaceva a Trump? Puri calcoli politici. Come dimostra l’ingenuo ritratto di Kirk tracciato da una sua paladina italiana, Annalisa Chirico.
“Kirk era davvero un ragazzo ‘leggendario’, come lo ha definito Donald Trump, che gli conferirà la ‘Medal of Freedom’, la più alta onorificenza americana. A Trump Kirk aveva insegnato a parlare ai cosiddetti ‘non-college whites’, cioè agli elettori bianchi senza istruzione universitaria. Grazie ai milioni di follower su Instagram e TikTok, Kirk traduceva il messaggio trumpiano in un linguaggio accattivante e comprensibile per i giovani. Fautore dello stato leggero, anti-immigrazione e antiabortista, Kirk era un self-made man che, a soli trent’anni, aveva accumulato considerevole ricchezza come divulgatore e influencer” (2).
I cosiddetti “non-college whites” — bianchi poveri e frustrati, spesso segnati da privazioni fisiche o psicologiche — sono terreno fertile per il fondamentalismo. Sono sempre in cerca di un capro espiatorio al quale imputare presunte disgrazie personali. Detto altrimenti: il risentimento del fallito che trova appagamento in una mediocrità gonfia di odio. Film come “Mississippi Burning” e studi psico-sociologici (3) mostrano come spesso molti di loro maturino convinzioni razziste, come direbbe Giorgia Meloni, “a 360 gradi”. Naturalmente, a Melissa Hortman, di sinistra, nessuna “Medal of Freedom”.
In Occidente siamo sempre pronti a scagliarci contro il fondamentalismo islamico, come se fosse l’unico pericolo. Ma il fondamentalismo cristiano, che cresce e si organizza dentro le nostre società, spesso lo ignoriamo. Anzi, talvolta lo coccoliamo, perché rassicura la parte più conservatrice dell’opinione pubblica. È un errore tragico.
Il nemico non viene solo da fuori. È già qui, dentro le nostre istituzioni, le comunità, le chiese. Porta il volto rassicurante di chi predica “valori tradizionali”, salvo poi usarli come clava contro chiunque non si adegui.
Ecco il vero problema: non un Islam minaccioso a migliaia di chilometri di distanza, ma un cristianesimo distorto e politicizzato che si insinua nel cuore stesso dell’Occidente, dove la libertà individuale dovrebbe essere il bene supremo. Chi finge di non vederlo si prepara a svegliarsi in un’Europa che rischia di diventare terreno di missione per nuovi crociati.
Carlo Gambescia
(1) Qui una sintesi giornalistica: https://www.the-independent.com/news/world/americas/us-politics/charlie-kirk-mentor-final-moments-b2829836.html?utm_source=chatgpt.com Qui invece il video integrale: https://x.com/i/broadcasts/1ypJdqWmVDrxW .
(2) Qui: https://www.fortuneita.com/2025/09/12/charlie-kirk-era-tutto-fuorche-un-fascista/ .
(3) M. Billing, Razzismo, pregiudizi discriminazioni, in S. Moscovici ( a cura di), Psicologia sociale, Borla, Roma 1996, 2° ed. pp. 423-444. Nonché il classico studio di Adorno e altri, La personalità autoritaria, Edizioni di Comunità, Milano 1982.


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