Caro Giacomo Brotto, tra le varie cause da lei indicate nella sua analisi generale del fenomeno — cioè l’enorme potere censorio di queste piattaforme — va ricordata la causa inerziale. Le società, purtroppo, per migliaia di anni hanno funzionato sulla base della servitù volontaria. Una servitù radicata in motivazioni semplici: il peso di una tradizione gerarchica, l’ignoranza, la superstizione, il timore di uscire dal gregge.
Che cosa significa? Che la rivoluzione liberale ha pochi secoli di vita, così come la modernità. L’uomo, invece, è antico. Non illudiamoci: per ora le cose difficilmente miglioreranno.
Anzi. La rivoluzione liberale, una specie di unicum storico, rischia oggi di essere piegata. È, in fondo, un esperimento. E i fascismi ne rappresentano la reazione. Cosa scrisse Evola, il vate filosofico di questa gente? Che la Tradizione si reincarna di volta in volta in movimenti storici. Tra questi, in passato, il fascismo: prontissimo a distruggere i suoi nemici, in primis il liberalismo e tutto ciò che gli somiglia o gli somiglierà. Altri movimenti perciò verranno.
Il comportamento tradizionale, come conformismo di massa, ha migliaia di anni sulle spalle. Semplificando: esiste un filo conduttore cognitivo tra le masse superstiziose che costruivano le Piramidi, manipolate da un potere politico-religioso, e le masse odierne, altrettanto conformiste, che si lasciano manipolare dal potere delle piattaforme. Queste, in qualche misura, si comportano da necrofori del liberalismo. Lo tradiscono e avvelenano, giorno dopo giorno.
A discarico delle piattaforme, si può solo ripetere che l’uomo è antico. Lo spirito di una millenaria servitù volontaria è difficile da contrastare. Di qui il “vincere facile” delle piattaforme: quasi una vittoria per inerzia.
Quanto al blocco della mia pagina, nulla di nuovo sotto il sole. È passato quasi un mese. Nonostante il rito — a mio avviso umiliante — dell’invio dei documenti di identità, prima accettati poi rifiutati, non riesco a “rientrare”. Appena ci provo, scatta la solita trafila da Cappellaio Matto: un Gioco dell’Oca digitale che mi riporta sempre alla casella di partenza. Messaggio invariabile: “Carlo, il tuo account è stato bloccato. Abbiamo notato un’attività insolita, eccetera eccetera”.
Che dire? Facebook non ti blocca: ti educa. A forza di “riparti da zero”.
Grazie ancora, Giacomo Brotto. Lei che è giovane continui così: levi in alto la bandiera liberale, con quella fierezza di idee e di cuore che connotava suo padre Fabio.
Carlo Gambescia
(*) Qui: https://www.rimbrotto.it/politica/il-blocco-di-carlo-gambescia-social-ai-informazione-e-istruzione/ .
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Il blocco di Carlo Gambescia.
Social, AI, informazione e istruzione
di Giacomo Brotto
Non farò una presentazione del Gambescia. Basti dire che il suo blog, con analisi brillanti ed eterodosse, rientra in quelle letture con cui il sottoscritto ha il piacere di intrattenersi quotidianamente.
Le ragioni di tal blocco sono presto dette, già commentate dalla stessa vittima (2) e intuibili per chi conosca i meccanismi di una piattaforma come Facebook. Vale comunque la pena rammentare, tramite questo esempio, il funzionamento di questi ingranaggi, in parte ciechi e in parte perversi. Vale, soprattutto, la pena di ricordare quanto tutto ciò influenzi la capacità delle masse di raccogliere informazioni e conoscenze, e quanto influenzi i comportamenti e i rapporti umani (nonché politici); tirando le somme, quanto potere abbiamo consegnato a queste piattaforme private.
Insomma, un articolo che affronta senza tanti giri di parole non solo il processo in atto di normalizzazione di quel post-fascismo da quattro soldi (o come lo si voglia chiamare), sempre più alla luce del sole, ma anche una sorta di corsa e rivendicazione all’estremo, viene prontamente censurato dalla piattaforma (che mantiene le motivazioni opache), e il profilo bloccato (per quanto? Non è dato sapere). Due etti di termini sgraditi all’algoritmo, un pizzico di segnalazioni coordinate e il gioco è fatto.
È noto come i social come FB, per come sono progettati, tendano a produrre bolle informative, polarizzazione, illusione di consenso. Questo, tuttavia, è già ieri, non più oggi. Si è aggiunta carne al fuoco, ovvero lo strumento delle AI.
Non sono un luddista, tutt’altro. Spero e credo che le AI, nelle loro varie applicazioni, possano essere una gran mano per le magnifiche sorti e progressive dell’umanità. Non vedo molto parlare, tuttavia, di uno degli aspetti che io rilevo come più critici, ossia quello del falso.
Grazie a ChatGPT & friends è possibile generare e manipolare in pochissimo tempo un’enorme quantità di testi, immagini, audio e video verosimili in pochi secondi, cambiando drasticamente il volume di informazioni da processare e affrontare. Una rivoluzione industriale della fabbrica del falso. Ciò eccede in maniera palese la capacità del singolo individuo di verificare tali informazioni.
Certo, una risposta possibile è quella di Pilato: quid est veritas? Cos’è la verità? In questo frangente, però, è meglio lasciar perdere sofismi metafisici, smettere di giocare alla scacchiera col famoso piccione e cercare di creare degli anticorpi.
Su questo mi si permetta di essere pessimista. La scuola italiana, che avrebbe il compito di accogliere la sfida e fornire strumenti validi per essere cittadini consapevoli, ha abdicato da tempo al compito. L’incapacità di fornire competenze di comprensione del testo, enormi sacche di analfabetismo funzionale, eccetera, non potranno che moltiplicare il rischio di adesione emotiva e narrative progressivamente sempre più semplici, identitarie e complottiste.
Ogni uomo vive in un mondo che è, in qualche misura, da lui creduto e rappresentato, frutto in parte di costruzione sociale. Si rischia che tale misura raggiunga il colmo. Non è certo mia intenzione giocare a fare l’indovino. Sarà forse possibile riformare quanto esiste, o trovare nuove vie. Immagino e temo, tuttavia, un mondo in cui l’accesso alla reale informazione e la capacità di filtrarla diventino sempre più, per dirla alla Marx, privilegio di classe.
Tutto questo in un paese in cui buona parte della classe intellettuale ha fatto della scienza e dei dati un nemico, in cui la memoria è corta, e la forma e il bel parlare, la chiacchiera vuota, prevalgono sempre sui contenuti. Nel mentre, le poche voci dissonanti vengono limitate e soffocate.
Gli incentivi a condurre una lotta intellettuale sono sempre meno. È una battaglia, agli occhi di chi scrive, destinata probabilmente a essere persa. Non per questo non merita di essere combattuta. Un saluto a chi, come Gambescia, continua nonostante tutto a condurla.
Giacomo Brotto
(1) https://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2025/08/dal-campo-dei-santi-al-campo-dei-like.html .
(2) https://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2025/08/ferragosto-2025-bloccati-dai-fascisti.html .





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