Prima una nota personale: dopo cinquant’anni di onesto giornalismo culturale, trasformarmi in cronista d’inchiesta mi causa una certa malinconia. Ma questi sono i tempi. Brutti tempi.
Andiamo al punto. Giorgia Meloni è volata a New York per festeggiare il compleanno della figlia. Palazzo Chigi ha precisato che i voli erano di linea, non di Stato, e che le spese personali sarebbero state coperte dalla premier. Bene. Ma anche accettando questa versione, resta un fatto: ogni viaggio del Presidente del Consiglio, anche “privato”, comporta inevitabilmente costi pubblici.
Spese private (a carico di Meloni)
Non c’è nulla di segreto: basta consultare Expedia, Booking o Skyscanner.
Volo A/R per New York, due notti in hotel a Manhattan, pasti e trasporti
locali: per Meloni, la figlia e un collaboratore si arriva tra 3.100 e
4.500 euro, escluse eventuali spese extra. Tutto verificabile online.
Spese pubbliche (a carico dello Stato)
La scorta è obbligatoria: non è una scelta personale, è un dovere istituzionale. Due agenti, voli, hotel, diarie e trasporti locali per due giorni a New York costano tra 2.500 e 3.800 euro, basandosi su:
a) Diarie giornaliere per missioni all’estero (UCIS, 137–195 €/giorno/persona);
b) Voli economy e hotel due notti a Manhattan per due agenti;
c) Trasporti locali e spese minime per la missione.
Queste cifre sono stime, non dati ufficiali per questa specifica
missione, ma servono a rendere chiara la spesa pubblica effettiva,
comparabile a quella privata di Meloni e della sua famiglia.
Totale stimato per viaggio + scorta: 6.800–8.600 euro, pari o superiore
all’intero assegno sociale annuo in Italia (7.002,97 € nel 2025, INPS).
Il compleanno e gli impegni istituzionali
Festeggiare il compleanno della figlia è comprensibile. Ma il Presidente
del Consiglio non è un cittadino qualunque: ogni sua scelta ha riflessi
istituzionali.
Durante lo stesso weekend, in Italia si svolgevano eventi di rilievo:
a) Il Forum di Cernobbio, vetrina economico-finanziaria di primo piano;
b) La camera ardente di Giorgio Armani, icona del Made in Italy;
c) Il Gran Premio di Monza, evento internazionale di visibilità.
La presenza del Premier sarebbe stata auspicabile, secondo protocolli e osservatori.
Senso dello Stato e Parlamento
Alla richiesta di chiarimenti in Parlamento, la risposta non è stata politica ma giudiziaria: minacciare querele a un senatore che esercitava il diritto di controllo appare sproporzionato. Il Premier non è solo una madre sotto attacco, ma il capo del Governo di un Paese del G7.
Conclusioni
La favola della mamma premurosa non regge:
1) Le spese private sono verificabili;
2) Le spese pubbliche, pur stimate, sono significative;
3) Alcuni impegni istituzionali non sono stati coperti;
4) La reazione verso il Parlamento lascia perplessità sul rispetto delle istituzioni.
Fare la madre è legittimo. Fare il Premier è un obbligo.
Carlo Gambescia
Nota: tutte le cifre riportate sono stime basate su dati pubblici e ricerche online; non si tratta di informazioni riservate.

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