Zaia, Ricciardi e il caso dell’imprenditore vicentino
Il Covid e la fogna populista-sovranista
Si
leggano con attenzione le dichiarazioni di Zaia sull’imprenditore vicentino
che “avrebbe importato” il virus dalla
Serbia: come per dire che se restava a casa sua, eccetera, eccetera. Ma si rifletta anche sul
fatto, ribattuto da Zaia, che si
deve chiudere alla Serbia e a qualsiasi
altra nazione che non abbia un Rt in regola (*): sulla natura ipotetica, non tanto e non solo di
questo indice, ma degli indici statistici in genere, proprio perché di natura scientifica, quindi sempre emendabili, abbiamo parlato ieri (**).
Riepilogando: si aggancia un sostrato politico
xenofobo, ben rappresentato dai ragionamenti standard di Zaia, a un concetto elastico, quello di Rt, per imporre la persecuzione politica e penale
nei riguardi di chiunque faccia esercizio dei suoi diritti di libertà. A cominciare da quella di movimento.
Si
noti pure, sempre a proposito dell’imprenditore, la drammatizzazione del caso: prima si parla di asintomaticità, o comunque
di sintomi gestibili in chiave di ricovero domestico-fiduciario, poi di ricovero in intensiva, nonché di
condizione successive in miglioramento. E la versione dell’imprenditore vicentino? A
qualcuno è venuto in mente di sentirlo? Non
si può… Perché sta intensiva, sembra ora meglio, ma intensiva…
Così impone il regolamento… Roba da manicomi sovietici per gli oppositori. E comunque sia, si approfitta di un solo caso (ammesso e non concesso, eccetera) per introdurre misure illiberali che colpiscono tutti i cittadini. La logica è quella terroristica del colpirne uno per educarne cento, mille, eccetera.
Il
gioco è fin troppo facile: 1) si diffonde l’idea che il Covid determini
la morte di ogni ammalato: cosa
falsa se non per le fasce anziane e a rischio per patologie pregresse; 2) si usa questo timore per introdurre a largo raggio misure
xenofobe e limitative della libertà dei
singoli.
Si
leggano anche le dichiarazioni di Walter Ricciardi, membro del CSS (baraccone ereditato dal fascismo), grande sostenitore dello stato di sorveglianza sanitaria totale. Ricciardi aggancia il ritorno alla
cosiddetta normalità al rispetto di
regole impossibili da applicare, se non
attraverso l’introduzione di controlli capillari rivolti a cancellare ogni
libertà di movimento da e per l'Italia. Una specie di mostruosa spirale autarchica dell'illibertà.
A
proposito della vicenda dell’imprenditore vicentino, dove, ripetiamo, l’unica versione
accreditata dalla stampa è quella di Zaia, che tra l'altro favoleggia su un "paziente zero" serbo, ora però morto, Ricciardi parla di “comportamento irresponsabile”, “già denso
di profili penali per una persona che consapevolmente diffonde un’infezione”.
Cioè,
Zaia e Ricciardi evocano il carcere, ancora prima di capire come siano andate
le cose. E i mass media recepiscono la
versione ufficiale, in particolare quelli veneti, tutti allineati e coperti. Si procede evocando le virtù dello stato sanitario di polizia, senza aver sentito la versione dell’imprenditore, ricoverato - ripetiamo
- quando si dice il caso, in intensiva, quindi impossibilitato a comunicare con
l’esterno.
Capito?
Come funziona sul piano politico e dell''informazione la fogna populista-sovranista, in
cui ci siamo cacciati?
Carlo Gambescia
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