mercoledì 8 luglio 2020

Destra e normalità
di Carlo Gambescia


Ha ragione  Carlo Pompei,  che qui a fianco in un raffinato  articolo, nota come la destra post aennina, per dirla in modo meno elegante, non sia carne né pesce, né fedele né infedele,  né evoliana né micheliniana, né rautiana né finiana,  né rivoluzionaria né conservatrice, e via discorrendo.  Un “corto circuito”, come si legge, “che favorisce la sinistra, la quale spesso ne approfitta, divertita, senza fare quasi nulla:un suicidio”.
Giustissimo.  Manca alla destra una cultura politica della normalità.  E il problema va oltre gli squittii della Meloni,  perché  abbraccia la  Lega  raggirata da  Salvini e Forza Italia tuttora stregata dalla Luna calante di  Berlusconi.
Si pensi, ad esempio,  alla questione  del  “contro-paccotto sicurezza”  posta  nel nostro titolo di apertura.  A dire il vero,  può essere giudicata positiva  la ricerca di una  mediazione all’ interno dell’attuale maggioranza  tra la linea dura, via Cinque Stelle, in parte ereditata da Salvini, e la linea morbida, per così dire umanitaria, classica della sinistra.  
Probabilmente però,  alla fine, come temiamo,  verrà  fuori un contro-paccotto  buonista, in riposta  al passato  pacco, doppio pacco  cattivista delle destre oltranziste.  In realtà,  su un tema  come l’immigrazione  maggioranza e opposizione  dovrebbero fuoriuscire all’unisono dalla erronea  logica del  pacco, doppio pacco e contro-paccotto.  Ragionare laicamente, insieme, evitando cruente contrapposizioni ideologiche, che inevitabilmente finiscono per  ricadere sull’opinione pubblica, devastandola.              
Oltre a ciò, probabilmente, la sbornia sovranista-populista non aiuta la destra, da par suo,  a ricompattarsi su un programma politico  serio, insomma normale: immigrazione sì,  ma con controlli nella legalità; europeismo con juicio, a partire da una laica adesione al Mes,  senza barricate né pro né contro; taglio vero alle tasse, senza promettere improbabili aumenti a pioggia di pensioni, salari e stipendi.
Insomma, realismo politico a piccole dosi, nutrendo  un atteggiamento  prudente che è sinonimo di “normalità”. Quindi niente proclami, come nella scombinata manifestazione romana di sabato scorso.  E,  soprattutto nel post Covid,   la destra  deve  puntare sul rapido ritorno alla normalità, condizione principale, per far ripartire l’economia, da sola e senza aiuti e aiutini in denari pubblici. La destra deve comprendere che  si può essere popolari, nel senso di maggioritari, senza essere populisti, e patrioti, in chiave risorgimentale, aperti all’Europa,  senza essere sovranisti o nazionalisti.   
Quel che la destra deve  assolutamente  evitare   è la perorazione di piani epocali e altre “fregnacce” costruttiviste,  tipo faremo questo, faremo quello, vinceremo, la Coppa Italia, la Coppa dei Campioni, eccetera, eccetera. E per giunta, come incautamente si promette, da soli, in chiave autarchica.  Per poi ritrovarsi, regolarmente, tra le mani la Coppa del Nonno… Come è già capitato un’ottantina di anni fa...  
Serve una destra laica, psicologicamente e culturalmente normale, nel senso di una destra non sovreccitata, agitata, nevrotica,  con la schiuma alla bocca e le orecchie tese all’ultimo tweet, dell’onorevole social-cretino di turno,  per spararle ancora più grosse dell’avversario. O peggio ancora una destra con il torcicollo,  come si può scoprire da ciò  che pubblica.  Al riguardo,  si veda  “Equilibri”, del nostro Federico Formica,  a pagina tre. 
La normalità, sembra facile, quasi a portata di mano.   Eppure…


Carlo Gambescia

(Da "Linea" di lunedì 6 luglio, scaricabile gratuitamente qui:  linea.altervista.org/blog/ )