Destra e normalità
di Carlo Gambescia
Ha ragione Carlo Pompei,
che qui a fianco in un raffinato articolo, nota come la destra post aennina,
per dirla in modo meno elegante, non sia carne né pesce, né fedele né infedele,
né evoliana né micheliniana, né rautiana
né finiana, né rivoluzionaria né
conservatrice, e via discorrendo. Un
“corto circuito”, come si legge, “che favorisce la sinistra, la quale spesso ne
approfitta, divertita, senza fare quasi nulla:un suicidio”.
Giustissimo. Manca alla destra una cultura politica della
normalità. E il problema va oltre gli
squittii della Meloni, perché abbraccia la Lega raggirata da Salvini e Forza Italia tuttora
stregata dalla Luna calante di Berlusconi.
Si
pensi, ad esempio, alla questione del
“contro-paccotto sicurezza”
posta nel nostro titolo di
apertura. A dire il vero, può essere giudicata positiva la ricerca di una mediazione all’ interno dell’attuale
maggioranza tra la linea dura, via Cinque Stelle, in parte ereditata da
Salvini, e la linea morbida, per così dire umanitaria, classica della sinistra.
Probabilmente
però, alla fine, come temiamo, verrà
fuori un contro-paccotto buonista, in riposta al passato pacco,
doppio pacco cattivista delle destre
oltranziste. In realtà, su un tema
come l’immigrazione maggioranza e
opposizione dovrebbero fuoriuscire
all’unisono dalla erronea logica
del pacco,
doppio pacco e contro-paccotto. Ragionare laicamente, insieme, evitando
cruente contrapposizioni ideologiche, che inevitabilmente finiscono per ricadere sull’opinione pubblica,
devastandola.
Oltre
a ciò, probabilmente, la sbornia sovranista-populista non aiuta la destra, da
par suo, a ricompattarsi su un programma
politico serio, insomma normale:
immigrazione sì, ma con controlli nella legalità;
europeismo con juicio, a partire da
una laica adesione al Mes, senza
barricate né pro né contro; taglio vero alle tasse, senza promettere
improbabili aumenti a pioggia di pensioni, salari e stipendi.
Insomma,
realismo politico a piccole dosi, nutrendo
un atteggiamento prudente che è
sinonimo di “normalità”. Quindi niente proclami, come
nella scombinata manifestazione romana di sabato scorso. E,
soprattutto nel post Covid, la destra
deve puntare sul rapido ritorno
alla normalità, condizione principale, per far ripartire l’economia, da sola e
senza aiuti e aiutini in denari pubblici. La destra deve comprendere che si può essere popolari, nel senso di
maggioritari, senza essere populisti, e patrioti, in chiave risorgimentale,
aperti all’Europa, senza essere
sovranisti o nazionalisti.
Quel
che la destra deve assolutamente evitare è la
perorazione di piani epocali e altre “fregnacce” costruttiviste, tipo faremo questo, faremo quello, vinceremo, la Coppa Italia , la Coppa dei Campioni, eccetera,
eccetera. E per giunta, come incautamente si promette, da soli, in chiave
autarchica. Per poi ritrovarsi,
regolarmente, tra le mani la
Coppa del Nonno… Come è già capitato un’ottantina di anni fa...
Serve
una destra laica, psicologicamente e culturalmente normale, nel senso di una
destra non sovreccitata, agitata, nevrotica,
con la schiuma alla bocca e le orecchie tese all’ultimo tweet,
dell’onorevole social-cretino di turno, per
spararle ancora più grosse dell’avversario. O peggio ancora una destra con il
torcicollo, come si può scoprire da
ciò che pubblica. Al riguardo,
si veda “Equilibri”, del nostro
Federico Formica, a pagina tre.
La
normalità, sembra facile, quasi a portata di mano. Eppure…
Carlo Gambescia
(Da "Linea" di lunedì 6 luglio, scaricabile gratuitamente qui: linea.altervista.org/blog/ )