mercoledì 15 luglio 2020

Giornalismo di destra
Brutti, sporchi e cattivi

Questa mattina  ciò  che balza subito agli occhi  sfogliando le principali testate di destra  (“Libero”, “ Il Tempo”, “ Il Giornale”, “La Verità”)  è il tracotante  plebeismo  di un giornalismo gridato e violento.  Non si trova   un parola  in difesa di Benetton e più in generale  sulla necessità di una svolta liberale dell’economia italiana.
“Il Tempo” di Roma, ora nelle mani di un vicedirettore   neofascista vecchio stampo come  Storace, trasuda odio anticapitalista; “Libero”, come ogni giorno,  esplode impoliticamente contro i partiti  favorendo così  nemici della liberal-democrazia e del concetto di rappresentanza; “il Giornale”, oltre al quotidiano santino per celebrare il Cavaliere, spara a zero sul fiscalismo ma in chiave razzista; “La Verità” infine  semina xenofobia  come da manuale.

Insomma, brutti, sporchi e cattivi.
Tutti insieme, ora però  criticano la sopravvalutazione epidemica del Covid da parte del  governo populista. Attenzione però:  solo  dopo aver mandato giù, e di  tutto,  nei mesi di marzo e aprile. Allora  i sondaggi  erano tutti in favore di Conte...   Che grande politica quella della destra…  Mai contraddire l’elettore: va di moda il populismo? Tutti populisti. Va di moda Berlusconi? Tutti Berlusconiani. Torna di   moda Mussolini? Tutti, allora, eccetera, eccetera… Un’osservazione sul punto.

L’ unica testata  che fin dall’inizio ha contestato la devastante versione nevrotica  governativa sulla “pandemia”   si chiama “Linea”…  E lo ha fatto, e fa,  in modo civile e argomentato, usando la ragione.   E, cosa fondamentale, schierandosi  in difesa dei valori della  società aperta:   l’esatto contrario di quel che si legge sulle pagine di una destra incivile e
intollerante  che attacca il volgare  populismo di sinistra ricorrendo, a sua volta,  al triviale populismo di destra. Come provano, per l’appunto,  le prime pagine di oggi.
È perciò ovvio che l’elettore di destra, già di per sé mai  rimessosi dalla febbre fascista, o comunque "autoritarista",  sia sempre più disorientato e succubo di una visione politica radicalmente antiliberale che spiana  il terreno all’avventurismo politico di inquietanti personaggi  come Salvini, Meloni, Tajani.  Piccoli Bonaparte che potrebbero crescere.  Da questo punto di vista,  non si può del tutto escludere neppure un ritorno del Cavaliere, certo decrepito ma  avido di potere più di prima. 

Riassumendo, da un lato  una stampa di destra che  favorisce il disprezzo del discorso pubblico liberale, dall’altro un pugno di avventurieri politici, sempre di destra,  disposti a tutto pur di agguantare il potere.                                       

Del resto, per chiudere il quadro, quotidiani come “ La Repubblica”, “La Stampa”,  “Corriere della Sera”, che dovrebbero rappresentare il fiore all’occhiello della borghesia liberale,  strizzano invece  l’occhio al governo populista di Conte:  a proposito della cosiddetta  “cacciata” di Benetton parlano  di "tensioni" nel governo e di ritorno della mano pubblica come qualcosa di normale…

Purtroppo, in Italia, nessuno sembra  più comprendere  che lo stato non è la soluzione ma il problema. 
P.S. Non dimenticate, amici lettori, di scaricare (gratuitamente) “Linea”. Qui: linea.altervista.org/blog/  .                                    

Carlo Gambescia