Giornalismo di destra
Brutti, sporchi e cattivi
Questa mattina ciò che balza subito agli occhi sfogliando le principali testate di destra (“Libero”, “ Il Tempo”, “ Il Giornale”, “La Verità ”) è il tracotante plebeismo di un giornalismo gridato e violento. Non si trova
un parola in difesa di Benetton e più in generale sulla necessità di una svolta liberale
dell’economia italiana.
“Il
Tempo” di Roma, ora nelle mani di un vicedirettore neofascista vecchio stampo come Storace, trasuda odio anticapitalista;
“Libero”, come ogni giorno, esplode impoliticamente
contro i partiti favorendo così nemici della liberal-democrazia e del
concetto di rappresentanza; “il Giornale”, oltre al quotidiano santino per
celebrare il Cavaliere, spara a zero sul fiscalismo ma in chiave razzista; “La Verità ” infine semina xenofobia come da manuale.
Insomma,
brutti, sporchi e cattivi.
Tutti insieme, ora però criticano la sopravvalutazione epidemica del Covid da parte del governo populista. Attenzione però: solo dopo aver mandato giù, e di tutto, nei mesi di marzo e aprile. Allora i sondaggi erano tutti in favore di Conte... Che grande politica quella della destra… Mai contraddire l’elettore: va di moda il populismo? Tutti populisti. Va di moda Berlusconi? Tutti Berlusconiani. Torna di moda Mussolini? Tutti, allora, eccetera, eccetera… Un’osservazione sul punto.
L’ unica testata che fin dall’inizio ha contestato la devastante versione nevrotica governativa sulla “pandemia” si chiama “Linea”… E lo ha fatto, e fa, in modo civile e argomentato, usando la ragione. E, cosa fondamentale, schierandosi in difesa dei valori della società aperta: l’esatto contrario di quel che si legge sulle pagine di una destra incivile e
intollerante che attacca il volgare populismo di sinistra ricorrendo, a sua volta, al triviale populismo di destra. Come provano, per l’appunto, le prime pagine di oggi.
È perciò ovvio che l’elettore di destra, già di per sé mai rimessosi dalla febbre fascista, o comunque "autoritarista", sia sempre più disorientato e succubo di una visione politica radicalmente antiliberale che spiana il terreno all’avventurismo politico di inquietanti personaggi come Salvini, Meloni, Tajani. Piccoli Bonaparte che potrebbero crescere. Da questo punto di vista, non si può del tutto escludere neppure un ritorno del Cavaliere, certo decrepito ma avido di potere più di prima.
Riassumendo, da un lato una stampa di destra che favorisce il disprezzo del discorso pubblico liberale, dall’altro un pugno di avventurieri politici, sempre di destra, disposti a tutto pur di agguantare il potere.
Del resto, per chiudere il quadro, quotidiani come “ La Repubblica ”, “La Stampa ”, “Corriere della Sera”, che dovrebbero rappresentare il fiore all’occhiello della borghesia liberale, strizzano invece l’occhio al governo populista di Conte: a proposito della cosiddetta “cacciata” di Benetton parlano di "tensioni" nel governo e di ritorno della mano pubblica come qualcosa di normale…
Purtroppo, in Italia, nessuno sembra più comprendere che lo stato non è la soluzione ma il problema.
P.S. Non dimenticate, amici lettori, di scaricare (gratuitamente) “Linea”. Qui: linea.altervista.org/blog/ .
Carlo Gambescia