Giuseppe Conte, una mina vagante
Così ieri Conte:
«Durante la trattativa in Europa sul
Recovery Fund "ho sentito la forza che mi ha dato tutta la Nazione ,
è stato come il tifo che ti sostiene in uno stadio". Così il premier
Giuseppe Conte, conversando con alcuni cittadini fuori al Senato. Bisogna
"lavorare per restituire ai cittadini la fiducia nelle istituzioni.
Dipende anche da noi, dai nostri comportamenti", ha inoltre sottolineato
Conte."Da soli non si fa nulla, non è questione di bacchetta magica,
ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, non si può pensare di mettere
un uomo solo al comando e di risolvere tutti i problemi", ha detto il
premier. "Tutti noi - ha aggiunto- dobbiamo essere disponibili".»
Ora, se c’è un pericoloso fattore totalitario nel calcio, e
c’è, è rappresentato
dal tifo da stadio. Il tifoso ama la sua quadra in modo esclusivo, totalitario
per l’appunto, e non ammette che lo si contraddica, spesso ricorrendo alle
maniere forti. Insomma, mai importare una logica così letale in politica.
Quanto all’appello di Conte alle responsabilità
individuali si tratta di un invito
ai cittadini a non esulare
dai propri doveri. A fare bene il proprio lavoro. Una motivazione, ad esempio, addotta anche
dal grigio Eichmann, che dinanzi ai giudici dichiarò, a
proposito degli ebrei passati per il camino, di essersi attenuto a eseguire gli
ordini ricevuti. A fare, insomma, il proprio dovere, come imponeva a ogni buon tedesco Adolf Hitler, l’uomo allora solo al comando.
Esageriamo? La cultura politica di Giuseppe Conte, come
per tanti professori di diritto, rimanda
al positivismo giuridico: al
rispetto delle leggi vigenti (in primis la Costituzione) che per nostra fortuna, soprattutto sul piano dei
diritti, conservano ancora una patina liberal-democratica.
Ma, ecco il punto,
non è possibile parlare per
Conte di una conoscenza, diciamo vissuta e profonda, del
rapporto tra diritto e
realtà politica, ossia
della consapevolezza della pericolosa “rispondenza” tra monopolio
della legge e monopolio della violenza da parte delle istituzioni statali. Insomma, del fatto che lo "spessore" della patina di cui sopra sia sempre a rischio...
Siamo purtroppo davanti a un tratto naïf
della sua cultura politica. Che resta quella dell’applicazione
delle legge, a prescindere da qualsiasi considerazioni
politica e sociologica, che non sia immediata. Detto altrimenti, la
cultura politica di Conte è da
manuale di educazione civica per i licei, qualcosa di meccanico: ognuno faccia il proprio dovere di bravo
cittadino, rispettoso delle leggi è "tutto andrà bene". Come
se leggi fossero prive di violenti contenuti
politici.
Carlo Gambescia