domenica 12 luglio 2020

Il Partito democratico e lo stato d’ emergenza
Zingaretti il “grillino”


Ieri nel nostro  articolo abbiamo evidenziato il ruolo che potrebbe giocare il Partito Democratico  in Consiglio dei Ministri, come del resto  la renziana  Italia Viva, opponendosi alla proroga dello stato d’emergenza (*) .
I democratici, come  Zingaretti, classe 1965,  che hanno conosciuto i due volti del Partito comunista, quello dell’obbedienza cieca ai vari segretari  e del realismo politico, come capacità di coniugare  ideologia e prudenza, anche in termini di accettazione, seppure a lento rilascio, del metodo liberal-democratico.  I democratici, dicevamo, come Zingaretti, dovrebbero ben sapere che il prolungamento dello stato d’emergenza va a colpire i fondamenti dello stato di diritto, una struttura costituzionale, che  senza evocare i grandi principi liberali, ha permesso   la nascita e lo sviluppo di una democrazia liberale, zoppa quanto si voglia ma democrazia liberale, di cui hanno  beneficiato il Paese, il partito comunista  in particolare, nonché di riflesso  quello  democratico.
Pertanto prudenza imporrebbe, di non portare acqua al mulino di un populismo autoritario, con ampi tratti nevrastenici, politicamente nevrastenici, del  Movimento Cinque Stelle, un movimento  che rappresenta una specie di collettore fognario,  in senso politico, del peggiore populismo italiano, da Mussolini  a Grillo.

I comunisti italiani, un tempo avevano il sesto senso per i fascisti, li riconoscevamo a miglia di distanza. E ora invece Zingaretti che fa? Dichiara giulivo  che  “ Il Pd è pronto a sostenere qualsiasi scelta del Governo utile a contenere la pandemia. Chi nel mondo non lo ha fatto sta pagando un prezzo drammatico” (*). 
"Prezzo drammatico": lasciamo stare  la ricostruzione  virologico-populista di Zingaretti, intrisa  di tipica  nevrastenia grillina.  I lettori, per inciso, ricordino che storicamente parlando siamo dinanzi, alla prima epidemia al tempo populismo. Il che spiega le reazioni spropositate,   riflesso di una vera pandemia ma  politica: quella populista. 
Tornando a Zingaretti  si tratta, come evidente,  di un  via libera  alla scelta di prorogare lo stato d’emergenza.  Una scelta suicida, perché una volta rafforzatosi, Conte, rivolgerà la “pistola” elettorale contro il Partito democratico, prendendosi tutti i meriti.  Per fare un paragone storico, forse eccessivo, è  come se un tempo i comunisti avessero appoggiato le  scelte liberticide di Scelba  in tema di ordine pubblico...
Ovviamente, lo stesso discorso vale per Italia Viva:  Renzi  deve ancora spiegare  le ragioni politiche, attenzione politiche, non personali, che sono all’origine del suo sostegno  a un Governo populista della peggiore specie.

La tragedia del Partito democratico e dei fuoriusciti renziani - che poi è la tragedia dell'Italia -  è nel non voler  capire che il populismo, nelle sue due  forme (a destra come a sinistra),  resta  il solo autentico  nemico dell'ordine liberale  da isolare e combattere. 
Il Pci  reagiva  duramente alla fughe rivoluzionarie a sinistra, come combatteva la repressione e  il neofascismo a destra.  E questo perché, in qualche modo, lottando in Parlamento, andava interiorizzando, al di là dei riflessi animali leninisti, la cultura liberal-democratica. Una conquista preziosa, per tutti. 
Legato, che invece Zingaretti  sembra aver  dimenticato.  Insomma, l'ex segretario della FGCI romana,   ragiona come un grillino qualsiasi, e non come Giorgio Amendola,  per fare  un  nome importante  del vecchio  Pci  riformista.        

Carlo Gambescia