A proposito della protesta delle “categorie”
Ci sono i gruppi ma non l’ individuo…
Ci sono i gruppi ma non l’ individuo…
I
giornali, in particolare quelli vicini all'opposizione della destra
populista informano che ristoratori,
commercialisti e altre “categorie” protestano contro il governo populista di
sinistra, che a sua volta, si appella ai buoni rapporti con
i sindacati, che rappresentano altre “categorie” di lavoratori, altrettanto "rappresentative".
La prima cosa fondamentale che va osservata è che destra e sinistra difendono il gruppo e non l’individuo. Per capirsi, un commercialista, pur protestando per l’ “intasamento delle scadenze” non metterà mai in discussione il dovere di pagare le tasse, ne andrebbe del suo lavoro. Un ristoratore, che addirittura spera in un aiuto finanziario del governo, protesta per il ritardo con cui esso viene erogato, senza mettere in discussione la natura immorale dell’aiuto stesso, frutto di un voto di scambio. Un sindacalista, infine, guarda esclusivamente ai diritti, giusti o sbagliati che siano, dei suoi iscritti... E così via, con grandi guadagni politici per la destra come per la sinistra, che di volta in volta sposano la causa di questo o di quello. Insomma, diritti che vengono e diritti che vanno...
La prima cosa fondamentale che va osservata è che destra e sinistra difendono il gruppo e non l’individuo. Per capirsi, un commercialista, pur protestando per l’ “intasamento delle scadenze” non metterà mai in discussione il dovere di pagare le tasse, ne andrebbe del suo lavoro. Un ristoratore, che addirittura spera in un aiuto finanziario del governo, protesta per il ritardo con cui esso viene erogato, senza mettere in discussione la natura immorale dell’aiuto stesso, frutto di un voto di scambio. Un sindacalista, infine, guarda esclusivamente ai diritti, giusti o sbagliati che siano, dei suoi iscritti... E così via, con grandi guadagni politici per la destra come per la sinistra, che di volta in volta sposano la causa di questo o di quello. Insomma, diritti che vengono e diritti che vanno...
Naturalmente
la società è stratificata in gruppi,
l’individuo di regola per lavoro e professione non può che rientrare in questa o quella categoria e di riflesso identificarsi in questo o quell’interesse specifico. Soprattutto nella società di massa, dove per l'individuo la vita è complicata, si tende a
parlare a livello politico più al gruppo che
all’individuo. Di qui lo sviluppo societario, quasi obbligato, del concetto di "categoria": uno strumento sociale che consente a livello sistemico (quindi a vantaggio apparente di tutti i gruppi) l' uniformazione e semplificazione del rapporto tra cittadino e potere.
La
seconda osservazione, altrettanto fondamentale, è invece legata alla constatazione che non viviamo,
come molti nemici della società aperta amano ripetere, nell’ età
dell’individualismo compiuto, ma in quella
del gruppo sociale realizzato. Certo, non più di tipo strettamente corporativo, come nel vecchio mondo degli
“stati generali” (nobiltà, clero, borghesia), ma di natura professionale e
lavorativa. Il che però significa che più una
società è segmentata in gruppi più l’individuo, come entità politica pulsante, tende a sparire.
In che modo scompare? Rifiutandosi, talvolta senza neppure saperlo, di rivendicare i propri diritti (di parola, di lavoro, eccetera) in nome dei diritti del gruppo al quale appartiene, diritti che possono essere in conflitto con i diritti dell’individuo. Per tornare al nostro esempio, il vero punto non è quando pagare le tasse ( diritto societario di gruppo) bensì perché pagarle (diritto naturale dell'individuo).
In che modo scompare? Rifiutandosi, talvolta senza neppure saperlo, di rivendicare i propri diritti (di parola, di lavoro, eccetera) in nome dei diritti del gruppo al quale appartiene, diritti che possono essere in conflitto con i diritti dell’individuo. Per tornare al nostro esempio, il vero punto non è quando pagare le tasse ( diritto societario di gruppo) bensì perché pagarle (diritto naturale dell'individuo).
Ovviamente,
quanto più nella società è debole la
cultura dell’individuo tanto più la
logica politica del privilegiare il
gruppo è forte. Ad esempio, il
decantato individualismo italiano non è altro che una leggenda, perché poggia
storicamente su una cultura che scorge nello stato, non il nemico (come nell'individualismo anglo-sassone), ma il terreno di conquista - più facile quando si è membri di un gruppo - dove insediarsi per avere la meglio sui gruppi avversari. Il che spiega gli
aggiustamenti, gli intrighi, le spartizioni tra i diversi gruppi sociali (dalla famiglia alle professioni) e il gruppo sociale-stato. Non per nulla, le mafie hanno radici italiane.
Tutto
ciò rinvia alla dinamica sociologica, cioè a qualcosa
che rimanda a sua volta alla “storia naturale” o “normale” della società. Tuttavia la "naturalizzazione" dei rapporti sociali in gruppi rischia sempre di uscire dall'ambito della fisiologia sociale, trasformandosi in macigno, soprattutto nelle società prive di autentica cultura
individualistica. Come in Italia.
Carlo Gambescia