Storie urbane
Spengler e Federico
Nei
cosiddetti deserti urbani, dove ci si sente soli pur tra la folla, come
pontifica certa vulgata piagnona da
“kulturkritiker” un tanto al chilo, talvolta invece si accendono fiammelle che ci ricordano
che non siamo mai soli. Insomma, all’improvviso la vita ci fa scoprire
piccole oasi.
Chi
scrive, proprio ieri, a causa di un
piccolo incidente automobilistico, niente di che (perché è qui a scriverne), ha potuto constatare quanto e
come Spengler, profeta del declino dell’Occidente, travisasse le cose, immaginando ovunque deserti collettivi. Invece, c’è sempre
speranza. Di sicuro anche altri lettori,
solo se volessero, potrebbero segnalare altri
casi simili. In questo deserto, insomma, esistono tante oasi… Per fortuna.
Bene,
tornando ai fatti, un giovane in
moto si è subito fermato, e dopo essersi informato delle nostre condizioni, si è premurato, visto che si trattava di una strada a grande scorrimento, di segnalare
la situazione di pericolo, Questo per più di mezz’ora, alto e bello, in pieno stile protezione civile, ma nel caso
puramente volontaria: un piccolo grande eroe, uscito da una canzone di Mogol e Battisti, che si stagliava controvento, tra non poche auto che invece sfrecciavano spenglerianamente indifferenti.
Una fiammella, ma vigorosa. Diciamo un’oasi
verdeggiante, in un deserto urbano. Che
poi non è mai così deserto…
Grazie
Federico. Di cuore.
Carlo Gambescia