Sociologia di un fuorionda
Flavio Insinna potrebbe essersi fatto
male…
Un
proverbio italiano recita “altezza, mezza bellezza”, perciò molti “tappetti” non avranno gradito il fuorionda di Flavio Insinna. Dove il conduttore, sproloquiando, liquida una
concorrente come “nana di merda”. “Striscia”, che ha
rivelato la storia, parla addrittura di
“femminicidio”, con un occhio però ai suoi di ascolti. I fans si sono subito divisi tra innocentisti (un momento di stanchezza) e colpevolisti ( innanzitutto, il rispetto delle persone ). E i Social,
naturalmente, continuano a sguazzarci dentro.
Si
dirà, con il terrorismo dentro casa, interrogarsi su quanto sia "carogna" il Flavio dei pacchi ( perché quel che sembra emergere è un Insinna subdolo, buono fuori, cattivo
dentro) dovrebbe essere l’ultimo dei nostri problemi. Giustissimo. Però, il fuorionda, sempre in agguato (che non è un’ intercettazione, coperta dal segreto istruttorio, ma questa è un’altra
storia…), può essere la giusta nemesi per certa incombente ipocrisia mediatica: quel mare di melassa che rischia di sommergerci tutti H24.
Non
si tratta però solo di questo.
Ora,
che lo spettacolo sia finzione, nel senso che il personaggio non è mai l’uomo, sembra qualcosa di scontato, eppure chi
guarda, fortunatamente non tutti e non
sempre, tende a identificare, quasi
spontaneamente, le due figure,
sospendendo il giudizio di realtà. Questa sospensione cognitiva, che può essere ricondotta all'antropologia del mito (Pareto-Jung 1 a 0), è tanto più forte
quanto più la società si fa pedagogica, tendendo a fornire modelli, fortemente mediatizzati, di comportamento
collettivo chiavi in mano.
Sotto
tale aspetto, il cosiddetto buonismo (il
volere, attenzione, apparire, non essere buoni) è uno di questi modelli (Dio
però ci guardi anche da coloro che vogliono essere buoni a tutti i costi…). Pertanto, Insinna, come tante altre figure dello
spettacolo, può essere definito un vero e proprio simulacro, per usare il concetto - una tantum, esatto - coniato da Baudrillard: la "statua" che dovrebbe rappresentare una "divinità" però secolare, che quindi, proprio perché secolare, non è divinità. Insomma,
il modello (il conduttore Insinna) di un
altro modello (il buonismo mediatico): immagine di un’altra immagine, Il
che spiega lo tsunami, secolarizzante, come dire, al quadrato, che si è abbattuto sui fans, dividendoli.
Concludendo, gli dei sono caduti due volte. E Insinna
potrebbe essersi fatto male...
Carlo Gambescia