Alessandro Campi e la delegittimazione (a singhiozzo) del
leader
Spiegare Panebianco ai lettori del
“Messaggero”…
Non
sappiamo veramente cosa pensare di Alessandro Campi. E della sua politologia scientificamente a singhiozzo: del predico bene e razzolo male... Ieri sul “Messaggero” l'ex direttore di Fare Futuro, ai tempi belli di quando Gianfranco Fini era il cocco della sinistra anti-berlusconiana, ha sviluppato un impeccabile ragionamento alla Angelo Panebianco.
“La democrazia, stando ai
manuali, è il fisiologico alternarsi al governo di leader e partiti, tutti
egualmente legittimati a ricoprire quel ruolo, deciso dagli elettori. Ma cosa
capita quando la parte perdente, ovvero momentaneamente all’opposizione, convinta
magari di rappresentare il lato giusto della storia e i valori autentici di
libertà e giustizia, non accetta il verdetto delle urne e ricorre ad ogni mezzo
pur di metterlo in discussione o modificarlo? Non si rischia, delegittimando
chi si trova legittimamente al potere, di inficiare la stessa procedura
democratica e di alimentare la sfiducia collettiva nei confronti di
quest’ultima? “
Secondo Campi sarebbe ciò che è capitato a Berlusconi (appuntarsi il nome) e sta accadendo con Trump e Renzi. Insomma, a suo avviso, insieme all’acqua sporca delle calunnie e
dei sospetti ad leaderam ( ci si perdoni il latino
maccheronico), si rischia di gettare via il bambino, ossia le istituzioni democratiche.
Che dire? Giustissimo. Tra l'altro, si noti un'autorevolezza che sembra essere lì da sempre. "Sembra", perché, in realtà, qualche hanno fa il professore dell'Università di Perugia razzolava male, anzi malissimo... Il Campi, che oggi si atteggia a Panebianco, è proprio sicuro di non aver dato il suo contributo al debunking istituzionale quando era il Sir Biss di Fini? Il "Che fai,
mi cacci?" non favorì forse la “delegittimazione di chi si trovava legittimamente al
potere”? La pugnalata politica di Fini a Berlusconi, razionalizzata dal professor Campi, non fu forse alle origini della
successiva via crucis populista che da Monti giunge a Grillo?
Nelle interviste e scritti successivi alla gilded age finiana, Campi invece risponde allineando una serie di bottiglie politologiche vuote: che lui, di lì a un anno, si era già dissociato; che furono i fliellini a non capire il grande valore di un’operazione di alta politica; che Fini doveva dimettersi da Presidente della Camera, per avere le mani libere e rifondare il centrodestra, e Berlusconi accettare gaiamentela
Presidenza della
Repubblica. Come se i
politici mollassero il potere a comando... Machiavelli, del quale Campi si dice cultore, lo licenzierebbe in tronco. “Fired!”, per dirla con Trump.
Nelle interviste e scritti successivi alla gilded age finiana, Campi invece risponde allineando una serie di bottiglie politologiche vuote: che lui, di lì a un anno, si era già dissociato; che furono i fliellini a non capire il grande valore di un’operazione di alta politica; che Fini doveva dimettersi da Presidente della Camera, per avere le mani libere e rifondare il centrodestra, e Berlusconi accettare gaiamente
Farsi un esame di coscienza professore? E magari ammettere che, pur di poter "voltolare un sasso" ministeriale, si è data una mano a confezionare il pacco regalo pentastellato? Certo, è molto più comodo, come
disse Pasolini di Brera (“Spiega Gadda al popolo”), spiegare Panebianco ai lettori del "Messaggero"… Oggi però.
Carlo Gambescia