Piazza San Pietro e il popolo dei barboni
Sociologia della puzza di merda (pardon...)
Chi
scrive non si era accorto di nulla. Almeno fino a ieri. Ovviamente,
per accorgersi di quanto riferiremo si deve vivere a Roma, come noi. Ma di cosa stiamo parlando? Semplice. Piazza
San Pietro non è soltanto presidiata da poliziotti e turisti, ma di sera, soprattutto di sera, da un esercito di
barboni, che trova rifugio e cibo, per metterla sul diritto internazionale, non in territorio vaticano ma italiano, davanti al colonnato.
Rifugio, si fa per dire: si dorme all’aria aperta, sotto i portici non di San Pietro, ma
dove capita. Il cibo è gentilmente
offerto da un gruppo volontari. Evidentemente è copioso, perché i rifiuti alimentari attirano
dalle rive del Tevere, a un passo, gabbiani golosi e antipatici. Nell’aria - parliamo della piazza antistante
al colonnato - un olezzo di defecazioni
umane e sporcizia.
Qual
è il senso di tutto questo? Un tradizionalista potrebbe prendersela con Papa
Francesco, perché prima del suo pauperismo conclamato, la piazza non era caduta
così in basso. Un ateo e mangiapreti, potrebbe accanirsi su questa nuova forma
di potere temporale della Chiesa, che invita, per furbe ragioni mediatiche, “gli ultimi” a venire a cena a davanti alla Basilica. Un romano incazzato (pardon) potrebbe scagliarsi contro la “sindaca”
Raggi e il prefetto: la prima perché non pulisce, il
secondo perché consiglia (siamo in Italia) ai poliziotti di guardare altrove.
E
il sociologo, che si è trovato a passare di sera dalla piazza, con un gruppo di amici, non romani, per ammirarla? Il sociologo, come
potrebbe commentare? La
sciatteria populista del papa, l’immobilismo politico della “sindaca”
e, amministrativo, del prefetto non sono forse un segno di decadenza
sociale? Bisognerebbe chiedere al
Maresciallo Spengler. Il sociologo
scorge solo indifferenza sociale. Del papa,
che parla parla, parla di poveri, ma poi vive in quel grande albergo a cinque stelle che
si chiama Santa Marta e fa montare tre docce sotto il colonnato... Della “sindaca” che parla, parla parla di assistenza sociale, sempre a cinque stelle, però poi lascia che delle attività di
soccorso se ne occupino volontari improvvisati.
Il prefetto che non parla e non agisce. E che sicuramente - parliamo del prefetto - se fosse un albergo, al massimo avrebbe diritto a una stella.
Morale
della favola: a piazza San Pietro, ore 22 del 2 maggio 2017, si sente puzza di
merda (pardon...). Come quando nell’Ottocento, così dicono le cronache, a Roma, comandavano
i papi, e le strade erano piene zeppe di mendicanti, cavalli e altri animali da soma…
Carlo Gambescia