venerdì 12 maggio 2017

L'obbligo dei vaccini a scuola
Liberalismo da straccioni



Di vaccini non capiamo nulla.  E siamo dalla parte della libertà. Sempre. Se fossimo  posti davanti alla scelta secca tra massimo dell’ordine e  massimo del disordine, sceglieremmo  quest’ultimo.  Però, ecco il punto, siamo i primi a rispettare le posizioni di coloro che  aspirano  al massimo dell’ordine, ovviamente se coerenti e giustificate.  Per contro,  non nutriamo alcuna stima  verso chi sia  dalla parte dell’ordine o del disordine, secondo le  convenienze politiche e ideologiche del momento. 
Un esempio da manuale è fornito  dal  conflitto sull’obbligo dei vaccini a scuola, che vede certa sinistra insorgere, evocando addirittura il  contrasto tra diritto all’istruzione e alla salute. 
Ora, se ricordiamo bene, la sinistra non era quella che santificava tutti i giorni il principio di precauzione?  Del prevenire è meglio che curare?  Dello stato che ti assiste dalla culla alla tomba? Che, ad esempio, in nome del sacro verbo ecologista,  non ci fa usare l'automobile?  Che ficca il naso nella nostra immondizia? Che ci catechizza sui consumi buoni e cattivi? Che vorrebbe persino prescriverci il giusto peso, eccetera, eccetera? 
E invece, che accade? Su un principio, come quello dell’obbligo a scuola dei vaccini, che rappresenta  padre e madre  di tutte le precauzioni, si evoca il diritto all’istruzione.  O addirittura la "libertà vaccinale". Perché questa contraddizione? Per due  ragioni,
La prima, è rappresentata dall’inseguimento  concettuale del cretinismo complottista  grillino. In tutta Europa, le forze politiche con il sale in zucca - da ultimo in Francia -   contrastano, e anche abbastanza bene,  il populismo, in Italia invece  lo si  insegue. Complimenti.
La seconda, legata alla prima, è data dall’anticapitalismo che unisce ideologicamente il grillismo e certa sinistra che ha perso il pelo ma non il vizio  nell' epica lotta contro il grande capitale, quello farmaceutico, nel caso specifico.  Di nuovo complimenti.
Come raccontava  Antonio Di Pietro,  nella grandiosa imitazione che ne faceva Corrado Guzzanti, “se comanda coppe non puoi dire che mo comanda  'e spade, perché fa comodo a te”. La logica  è la stessa: quando conviene,  la sinistra  ci rompe le palle (pardon) con il principio di precauzione, quando non conviene difende un liberalismo da miserabili, à la carte, che rinvia a Chavez piuttosto che a Tocqueville.
Buffoni! 

Carlo Gambescia