L'obbligo dei vaccini a scuola
Liberalismo da straccioni
Di
vaccini non capiamo nulla. E siamo dalla parte della libertà. Sempre. Se fossimo posti davanti alla scelta secca tra massimo dell’ordine e massimo
del disordine, sceglieremmo quest’ultimo.
Però, ecco il punto, siamo i primi a rispettare le posizioni di coloro che aspirano al massimo dell’ordine, ovviamente se coerenti e giustificate. Per contro, non nutriamo alcuna stima verso chi sia dalla
parte dell’ordine o del disordine, secondo le convenienze politiche e ideologiche del momento.
Un
esempio da manuale è fornito dal conflitto sull’obbligo dei vaccini a
scuola, che vede certa sinistra insorgere, evocando addirittura il contrasto tra diritto all’istruzione e alla salute.
Ora, se ricordiamo bene, la sinistra non era quella che santificava tutti i giorni il principio di
precauzione? Del prevenire è meglio che
curare? Dello stato che ti assiste dalla culla alla tomba? Che, ad esempio, in nome del sacro verbo ecologista, non ci fa usare l'automobile? Che ficca il naso nella nostra immondizia? Che ci catechizza sui consumi buoni e
cattivi? Che vorrebbe persino prescriverci il giusto peso, eccetera,
eccetera?
E
invece, che accade? Su un principio, come quello dell’obbligo a scuola dei vaccini, che
rappresenta padre e madre
di tutte le precauzioni, si evoca il diritto all’istruzione. O addirittura la "libertà vaccinale". Perché questa contraddizione? Per due ragioni,
La
prima, è rappresentata dall’inseguimento concettuale del cretinismo
complottista grillino. In tutta Europa, le forze politiche con il sale in zucca
- da ultimo in Francia - contrastano, e anche abbastanza bene, il populismo, in Italia invece lo si insegue. Complimenti.
La
seconda, legata alla prima, è data dall’anticapitalismo che unisce ideologicamente il
grillismo e certa sinistra che ha perso il pelo ma non il vizio nell' epica
lotta contro il grande capitale, quello farmaceutico, nel caso specifico. Di nuovo complimenti.
Come
raccontava Antonio Di Pietro, nella grandiosa imitazione che ne faceva Corrado Guzzanti, “se
comanda coppe non puoi dire che mo comanda 'e spade, perché fa comodo a te”. La
logica è la stessa: quando conviene, la sinistra ci rompe le palle (pardon) con
il principio di precauzione, quando non conviene difende un liberalismo da miserabili, à la carte, che rinvia a Chavez piuttosto che a Tocqueville.
Buffoni!
Buffoni!
Carlo Gambescia