La slavina che ha investito l'Hotel Rigopiano sul Gran
Sasso
Turisti, non per caso
Questa
mattina, molto presto, pensavamo ai turisti
bloccati, si parla anche di numerosi morti, dalla neve e dal terremoto nell’albergo sul Gran Sasso. Quale
figura sociale, ci siamo chiesti, potrebbe
oggi rappresentare l’Italia, e più in
generale il mondo occidentale, se non quella del turista?
Si criticano sempre più spesso le élites “globalizzate”, e “nemiche di popolo”,
quando in realtà, come mostrano le cifre sui flussi turistici, anche la gente comune, "il popolo", appena può viaggia
moltissimo. Come del resto provano le stesse variegate tipologie turistiche in
voga: turismo culturale, religioso, culinario, sessuale, della memoria, della
fitness, eccetera. Sicché il turista oggi è
al centro della vita sociale, nel bene e nel male. Si pensi ai “turisti della neve” di cui sopra, ai turisti uccisi dai
terroristi, in costume sulla spiaggia,
con il gelato sulla promenade, con i pacchettini regalo davanti al mercatini di Natale.
Pertanto,
il turista di oggi non è assolutamente
turista per caso. Ma è il prodotto di
uno stile di vita vario, indipendente, globalizzato, che può piacere o meno, ma
che è il nostro, perché discende da una
cultura delle mobilità, in tutti i sensi: sociale, culturale, economica,
professionale, pienamente moderna.
Il lettore però potrebbe pensare: se è
vero quanto fin qui detto, perché una società della mobilità, come la nostra,
che va in vacanza in Africa e divora montagne di kebab, è così diffidente verso
gli immigrati?
Perché
purtroppo le culture (della mobilità o meno) non sono mai accettate in tutte le conseguenze. Sul piano individuale, il consenso verso un modello culturale è
sempre selettivo, nel senso della compatibilità ( o meno) con i modelli
di socializzazione ereditati, dominanti, alternativi, nonché vincolato alle previsioni sulle risorse
future. Inoltre, per quel che riguarda
il turismo, dal punto di vista dell'antropologia sociale, si viaggia sempre per
tornare: per tornare dall'ignoto al noto, quindi alle certezze di sempre. E cosa turba di più, in senso metaforico, del pericolo di ritrovarsi, al ritorno, in un mondo popolato da alieni e diversi?
Ciò
significa che la globalizzazione, anche turistica, non comporta automaticamente,
l’apertura incondizionata verso l’altro. Implica invece la “coazione” al viaggio e al turismo, fenomeno sociologico, anzi
specificatamente sociologico, che spinge
i singoli, attraverso la mediazione dei processi collettivi di formazione delle abitudini, a sfidare il terrorismo o come sul Gran Sasso, persino i pericoli della neve e del terremoto, come un tempo si sfidava il nemico al grido di battaglia.
In fondo, a modo loro, i turisti sono piccoli eroi, eroi di oggi. E non per caso.
In fondo, a modo loro, i turisti sono piccoli eroi, eroi di oggi. E non per caso.
Carlo Gambescia
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