Il presidente Usa, per contrastare il
pericolo jihadista,
blocca gli ingressi da sette paesi islamici
blocca gli ingressi da sette paesi islamici
La scommessa di Trump
Oggi
in Italia, ma un po’ ovunque in Europa,
sembra essere il giorno ufficiale
dell’indignazione contro Trump. Fino a
ieri, in Europa, nei circoli liberal e catto-socialsiti, ci si sentiva tutti messicani (ma questa è un’altra
storia…), oggi gli stessi sono diventati tutti siriani, libici, iraniani,
eccetera. Per scoprirlo basta scorrere i titoli dei giornali che contano.
In
effetti, il giro di vite, c’è. Ma negli Usa
ci sono anche gli avvocati, le
organizzazioni per i diritti civili, giudici sensibili alle questioni sociali:
gli Stati Uniti sono un paese libero e democratico. Perciò
si dovrà attendere per capire
se Trump perservererà e soprattutto se
otterrà dei risultati. E a che prezzo.
Indubbiamente,
per dirla con Robert Kagan, la Presidenza Trump
sembra essere iniziata sotto il segno ferrigno di Marte. Il che pare mettere in imbarazzo un’ Europa e un’Italia, che ormai da tempo ( almeno dal 1945 e di sicuro dopo il
1989-1991), giacciono addormentate tra
le voluttuose braccia di Venere. A dire il vero, in
Europa si critica Trump propugnando gli
stessi valori universalisti, che furono,
ideologicamente, alla base della vittoria contro Hitler. Tradotto: Europa e Italia sarebbero coerenti,
gli Stati Uniti no.
Ma
coerenti fino a che punto? Un principio,
soprattutto in politica, ha sempre un valore relativo, o comunque va rapportato
alla realtà e alle sue conseguenze effettuali. In questo caso, chi osteggia le
misure anti-Isis di Trump, ritiene non così grave questo fenomeno al punto di
derogare ai valori universalistici, eccetera, eccetera. Per contro, chi difende le misure ritiene la situazione così grave, o in via
di diventarlo, fino al punto di dover derogare,
eccetera, eccetera.
Chi
ha ragione? Chi torto? Il problema
non è morale, come vedremo. Crediamo che, al di là
dei giudizi sui fatti (sulla pericolosità del
nemico jihadista, che però nemico resta), giudizi che possono essere i più differenti, la diversità di approccio, per così dire, sia legata
al fatto che gli Stati Uniti sono un paese democratico ma anche una grande
potenza, mentre l’ Europa è sicuramente
democratica ma non una grande potenza (per non parlare dell’Italia…).
Ciò significa che gli Stati Uniti possono ricorrere all’uso della spada per
difendere la libertà, l’Europa, no.
Giusto? Sbagliato? Nulla di tutto
questo: è logica
politica: logica guidata della
forza. Forza che c’è o non c’è. E quando
c’è, chiunque sia al potere si può trovare davanti alla più classica delle decisioni politiche: se usarla o meno. Ad esempio, Trump, a differenza
di Obama, sembra disposto a farne uso. E
solo il tempo dirà se il blocco degli ingressi, per ora da sette paesi islamici, è
l’inizio di una escalation.
L’Europa
per contro, politicamente disunita e militarmente debole, è
costretta a fare di necessità virtù.
Perciò, non disponendo di alcuna
spada, si nasconde dietro il ramoscello d’ulivo. Il che è moralmente nobile e motivo di belle figure nelle
varie sedi internazionali, ma resta
molto pericoloso sul piano politico e
dei rapporti di forza: perché se l’equazione jihadismo uguale nazismo risultasse vera, come sembra sostenere il falco Trump, l’Europa rischierebbe di
fare la fine di tutti i profeti disarmati. E di conseguenza, il depositario del vincolo di coerenza di cui sopra, risulterebbe essere Trump.
Ironie della storia? Fino a un certo punto. In fondo, come altre volte nel passato si tratta di una scommessa. Trump, che, dalla sua, ha la forza, ha accettato di sedersi al tavolo da gioco della storia, mentre la debole e disunita Europa, no. Il vero punto della questione è tutto qui.
Ironie della storia? Fino a un certo punto. In fondo, come altre volte nel passato si tratta di una scommessa. Trump, che, dalla sua, ha la forza, ha accettato di sedersi al tavolo da gioco della storia, mentre la debole e disunita Europa, no. Il vero punto della questione è tutto qui.
Carlo Gambescia
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