La “Sindaca” di Roma
indagata per la nomina del fratello di Marra
Cosa c’è dietro il “caso” Raggi?
Invitiamo
gli amici lettori a seguire con attenzione il "trattamento" che Virginia Raggi riceverà da parte dei giudici romani e della stampa, nell’iter giudiziario, come si dice, successivo al ricevimento
di un invito di comparizione in relazione alla vicenda della nomina a direttore del Dipartimento turismo, di
Renato Marra (*). Fratello di Raffaele Marra, ex braccio destro della Raggi, invece più succulento sotto il profilo politico. In
pratica, la “Sindaca” è indagata, e dal
21 dicembre, per abuso d’ufficio e falso, ma in una vicenda minore. In fondo, proiettili di gomma, rispetto alle testate nucleari usate, per i capi d'accusa, dai giudici di "Mafia Capitale"... E questo è già un segnale Ciò spiega anche l’ “improvviso”
cambiamento di rotta di Grillo (“la svolta garantista”, secondo i giornaloni). Il quale, evidentemente, già un mese fa, era stato
avvisato da qualche talpa. E questo è un altro segnale.
Di che cosa? Insomma, per quale
ragione chiediamo la massima attenzione su quel che sta accadendo a Roma ? Non per
proporre l’ennesimo giochino, da teatrino politico, sulle pittoresche
contraddizioni tra parole e fatti dei Cinque Stelle. È la politica bellezza!
Inevitabilmente, se si vuole governare e fare politica davvero, ci si deve sporcare le
mani. Stiamo dalla parte di Machiavelli
e non del Padri della Chiesa (non tutti
così buonisti, ovviamente). Non crediamo nei giochini al più onesto e più buono
del reame. Stupidaggini.
Il
punto è un altro: se la Raggi dovesse uscire politicamente indenne da questa storia, grazie al sostegno dei media e alla "comprensione" dei giudici - come dai segnali di cui sopra - si
potrebbe seriamente arguire che magistrati e giornali (e i poteri economici che sono dietro questi ultimi, con precisi nomi e cognomi, nessun complotto), una volta fiutato il vento di cambiamento
politico, si stiano riallineando. Come del resto hanno sempre fatto: con De Gasperi, con
Fanfani e Moro, con
Craxi, con Berlusconi, con Monti, con Renzi. Salvo poi scaricarli al momento
giusto.
E non c’era e non c’è nulla di male. Perché gli imprenditori aspirano a lavorare e
guadagnare, prescindendo dalle questioni ideologiche. E in ogni caso, ai cattivi rapporti preferiscono sempre i buoni rapporti con chiunque sia al potere. In qualche misura, il mondo dell'impresa, privilegia, come un tempo la Chiesa Cattolica, la politica dei concordati con qualsiasi regime. E poiché i giudici sono al traino dei mass media, il gioco è presto
fatto. Si
pensi ad esempio alla tesi assai diffusa, sulla “Stampa”,
sul Corriere della Sera” sul “Sole24Ore”, persino su “Repubblica”,
che Grillo, nonostante i toni,
“talvolta” volgari, in fondo, stia dicendo cose giuste che rappresentano i bisogni di un elettorato in buona fede che vuole il bene dell’Italia.
Esiste però un rischio. Quello di esagerare. Pure Hitler e coloro che entusiasticamente con il braccio teso lo votarono, volevano il bene della Germania. E anche gli industriali tedeschi furono d'accordo. Almeno fino al 20 luglio del 1944. Per non parlare dell'atteggiamento di giudici e giuristi. Hitler illuse perfino Carl Schmitt.
Probabilmente, siamo dinanzi a un calcolato cedimento, motivato dal quieto vivere economico. Un tentativo di mettere le mani avanti in caso di una grande vittoria elettorale dei Cinque Stelle. Insomma, di prepararsi il terreno per patteggiamenti con il vincitore. E i giudici, il cui fiuto non è inferiore a quello dei grandi editorialisti profumatamente pagati, potrebbero andare a ruota. Il gioco, però, questa volta, rischia di essere molto pericoloso. Certo, Grillo non è Hitler, ma resta un populista della peggiore specie. Quindi il "caso" Raggi va seguito con attenzione.
Esiste però un rischio. Quello di esagerare. Pure Hitler e coloro che entusiasticamente con il braccio teso lo votarono, volevano il bene della Germania. E anche gli industriali tedeschi furono d'accordo. Almeno fino al 20 luglio del 1944. Per non parlare dell'atteggiamento di giudici e giuristi. Hitler illuse perfino Carl Schmitt.
Probabilmente, siamo dinanzi a un calcolato cedimento, motivato dal quieto vivere economico. Un tentativo di mettere le mani avanti in caso di una grande vittoria elettorale dei Cinque Stelle. Insomma, di prepararsi il terreno per patteggiamenti con il vincitore. E i giudici, il cui fiuto non è inferiore a quello dei grandi editorialisti profumatamente pagati, potrebbero andare a ruota. Il gioco, però, questa volta, rischia di essere molto pericoloso. Certo, Grillo non è Hitler, ma resta un populista della peggiore specie. Quindi il "caso" Raggi va seguito con attenzione.
Carlo Gambescia
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