Dopo la decisione della Corte Costituzionale
Rieccolo!
Il concetto, già noto ai lettori, è il seguente: la politica va studiata come lotta per il potere e non inseguendo le dichiarazioni di questo o di quello, dandole per buone così come sono. Si lasci il teatrino della politica ai moralisti e ai pettegoli, per soffermarsi invece sulla ciccia (pardon) politologica in chiave
realista.
Il
punto, insomma, è un altro: ciò che il politico afferma, va sempre letto tra le righe e studiato, esclusivamente, se utile ( o meno) al suo disegno di conquista e
conservazione del potere. Disegno che, poi,
ovviamente, ha una sua funzionalità (o meno) al cosiddetto bene comune, eccetera. Bene comune, che
nelle liberal-democrazie è messo ai voti (ma questa è un’altra storia...). In politica, mai dimenticarlo, la figura del profeta disarmato non esiste. E ammesso e non concesso che esista, dura poco.
Ora,
si prenda ad esempio, la sentenza della
Corte Costituzionale sull’Italicum. Al di là del fumoso linguaggio usato dagli alti magistrati (a dire il vero, questa
volta, sufficientemente comprensibile), la decisione di conservare il premio di maggioranza dà una mano a Renzi (che il 41 per cento lo ha già in tasca), almeno alla Camera. Ma non è neppure detto che al Senato, con il Porcellum, il
Pd non riesca a conquistare una maggioranza, soprattutto in caso di vittoria nelle regioni più popolose. Pertanto
coloro che desiderano conquistare il potere o essere d’intralcio a ogni futuro
governo targato Renzi non possono vedere di buon occhio la sentenza, che tra l’altro
parla, peggio ancora, di possibilità di voto immediato. E voto immediato, innanzitutto, significa repulisti
renziano nel Pd (anche in Parlamento, per i divieti di ricandidatura, eccetera: già la gattopardesca “Repubblica”,
che vuole cambiare tutto perché nulla cambi, questa mattina piangeva calde lacrime sulla
Finocchiaro…) e conseguente
consolidamento politico dell’ex sindaco fiorentino. Che, ovviamente, è perfettamente consapevole di questo. E gode. Giustamente ( certo, dal suo punto di vista, di "riacchiappare" il potere, eccetera). Insomma, piaccia o meno: rieccolo!
Che dire? Tutto
sanno tutto. Però nessuno dice le cose come stanno. Ovviamente, anche per
non recare offesa alla Consulta, come impone il galateo politico. Pertanto i nemici di Renzi inizieranno
evocare la disomogeneità tra le
due leggi elettorali, implorando Mattarella di intervenire. E chi invece
implora il voto subito, come Grillo? O come l' Osteria dei Cretini (Salvini e
Meloni, diciamo i due migliori avventori)? Bleffa, sperando che siano gli
altri a intralciare la strada a Renzi.
Il quale ha già dichiarato, bleffando
a sua volta, che vuole un accordo ma che in mancanza di esso, si
andrà al voto. Elezioni, è bene ricordarlo,
che Renzi, a differenza di tutti gli
altri, incapaci di coalizzarsi, non
teme, avendo già in tasca, come detto, il 41 per cento… E ciò può essere un elemento di
forza, soprattutto sul piano delle trattative. Quindi, nel suo caso, è un mezzo bluff (o forse anche meno).
Un’ultima
cosa: in queste occasioni, si possono
individuare gli amici e i nemici.
E qui i nemici di Renzi (incluso un ormai “impallato” Berlusconi), sono più o
meno quelli del compagnia di giro del No.
Con un piccola novità, magari non assoluta: l’esternazione, a contrario, del sedicesimo giudice costituzionale,
Monsignor Nunzio Galantino, segretario
generale della Cei, sul pippone (pardon) della disomogeneità e addirittura in chiave liberale sulla divisione dei poteri
(“Non normale dipendere dalla magistratura”), indica che Renzi, con l’approvazione delle
unioni civili ( e qui, che fine ha fatto il “liberalismo” della Chiesa?) e di altre cosette ( nuova legge sulle Popolari ad
esempio), non ha grandi amici nei Sacri
Palazzi, come si diceva un tempo.
Fortunatamente
la forza elettorale della Chiesa (anche se all’epoca fu utile ), non è più
quella dei tempi di Padre Gedda. Però Renzi prenda nota: deve aggiungere un posto a tavola, perché ha
un nemico in più.
Carlo Gambescia
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