domenica 9 novembre 2014

Tra squilli di tromba e  rulli  tamburo oggi si celebra il venticinquennale  della caduta  del  Muro di Berlino
Che il mondo  stesse meglio 
quando  stava peggio?


La caduta del Muro di Berlino non rappresenta né potrà mai rappresentare la  fine di qualsiasi tipo di “muro”, sia simbolico che reale. La politica ha le sue leggi o costanti,  in primis quella del conflitto amico-nemico,  conflitto che inevitabilmente implica l’edificazione di strutture offensive e/difensive. Quindi a buon intenditor…
Però la “caduta”, questo sì,  qualcosa ha pur significato: in particolare, la fine di quell’odioso modello sociopolitico rappresentato dal cosiddetto socialismo reale,  naturalmente  tuttora respinto, quale sbiadita copia di un originale mai esistito,  dai nostalgici seguaci del “vero” comunismo, sempre pronti a rilanciare (ma questa è un’altra storia…).
Naturalmente, la dissoluzione dell’Unione Sovietica, di cui la “caduta del Muro”  resta  la rappresentazione simbolica più efficace,   ha provocato alcuni   mutamenti geopolitici,  oggi, purtroppo,  sotto gli occhi di tutti,   due in particolare: la  riunificazione tedesca (da sempre una sciagura per l'Europa) e l’indebolimento oggettivo  della Russia post-sovietica, nonostante le arie da nobildonna decaduta, (un mix di grandeur  e scarsità di risorse  militari e sociali  che, sul piano interno ed esterno,  non promette nulla di buono, come nel 1914).
Sicché, alcuni  rimpiangono,  forse non a torto,  gli anni della “Guerra Fredda”  dove il nemico era ben visibile come del resto l’amico, perché il mondo  era diviso in blocchi  forti e distinti,  dove  perfino i cosiddetti  non allineati, nonostante la fantasiosa retorica ad uso interno, non potevamo non schierarsi quando uno dei due macro-contendenti  si faceva più minaccioso. Oggi invece,  il quadro geopolitico  è  più confuso,  imprevedibile,  pericoloso. Il che significa -  altra costante -  che la pace armata resta sempre preferibile alla pace disarmata che piace tanto ai pacifisti.    
Che il mondo stesse meglio, quando  stava peggio?

Carlo Gambescia  
     

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