Dibattiti. La recensione di Alessandro Litta Modignani al
libro di Tristam Engelhardt, Dopo Dio
Pluralismo armato
Richiamiamo all’attenzione dei lettori l' articolo di Alessandro Litta Modignani apparso sull'Agenda Liberale del Centro Einaudi (*) Per
quale ragione? Perché vi si affronta,
recensendo un ghiotto libro di
Tristram Engelhardt (Dopo
Dio. Morale e bioetica in un mondo laico, Claudiana 2014), una questione
fondamentale: quella, per farla breve, della laicità interventista dello stato contemporaneo, soprattutto
in Occidente, criticata e condannata da Enghelardt. Ora, pur non avendo letto "questo" libro, conosciamo la tesi di fondo del suo autore. Tra l’altro, chiaramente riassunta da Litta
Modignani:
« [Scrive Engelhardt:] Il disegno di surrogare
Dio e la morale con lo Stato e la
politica, è privo di fondamento e porta inevitabilmente al “declassamento e
ridimensionamento della morale”. La morale laica, sostiene Engelhardt, non può
essere “canonica” perché irriducibilmente plurale, ridotta cioè a un insieme di
“stili di vita” inevitabilmente soggettivi e intercambiabili. Una morale laica
sarebbe plausibile solo nella condizione del cosiddetto “Stato minimo”, cioè in
una situazione nella quale lo Stato fosse legittimato ad agire solo con il
permesso dei governati. In questo caso i cittadini, pur essendo “stranieri
morali” l’uno rispetto all’altro, non si vedrebbero mai costretti ad agire
contro i propri convincimenti e la propria coscienza. Ma questo Stato minimo,
aggiunge maliziosamente l’autore, non esiste in nessuna parte del mondo. Nella
realtà, esiste solo lo Stato “non minimo”, che Engelhardt chiama “socialdemocratico”.
»
In realtà, al di la dello stato minimo o massimo, lo studio delle costanti politiche ( o metapolitiche
come ci piace dire), insegna che la
religione viene usata dalle élite politiche come strumento di legittimazione, sia in uscita
(quando la si contrasta) sia in entrata
(quando la si impone). Perciò, se è vero come sostiene Engelhardt che “bioetica laica” sia sempre destinata a trasformarsi in “biopolitica”, è altrettanto vero che si tratta di una sorte che accomuna qualsiasi forma
di credenza quando la si trasferisce dagli azzurri cieli della teoria alle assolate e aride pianure della pratica politica, regno incontrastato delle passioni collettive e delle conseguenti risposte organizzative.
Indubbiamente, come sostiene Litta Modignani, il “pluralismo
morale”, garantito dai moderni “sistemi liberali e costituzionali”, a differenza di quanto ritiene Engelhardt, non
va assolutamente considerato “come una disgrazia”. Diciamo che si tratta di un bel passo in avanti. Però, ecco il punto, come comportarsi con i nemici reali del pluralismo? Con coloro che vogliono imporre un solo punto di vista? Anche con metodi violenti? Non pensiamo, ovviamente al “fondamentalista” Engelhardt, profeta disarmato, per dirla con Machiavelli, bensì ai reali processi collettivi e organizzativi, segnati da conflitti quasi sempre frutto di quell' ineliminabile dialettica fra stato nascente e istituzioni. O se si preferisce: tra violenza movimentista dal basso e forza istituzionale dall'alto. Processi che riguardano la sfera interna ed esterna di ogni società. Perché, purtroppo, il "libero convincimento", bellissimo in teoria, non è la regola... Pertanto anche il pluralismo deve difendersi. Insomma, non può non essere un pluralismo armato… O no?
Carlo Gambescia
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