Riflessioni
I misteri della malattia e della morte
Un
osservatore francese, dopo che Giovanni
Paolo II, in una delle sue ultime apparizione
non era riuscito a pronunciare parola , disse che
si trattava di una specie di dantesco contrappasso. Il Papa, più mediatico della
storia, era rimasto senza parole…
Lo
stesso si potrebbe dire, fatte le debite proporzioni, di Silvio Berlusconi, di nuovo
ricoverato per uveite. Questa
volta in gioco non è la parola, ma la vista…
E la televisione commerciale, da lui creata dal nulla, si sente e si…
vede. E lui, in teoria, rischia di non vederla più...
Si
dirà, che il Papa di Mediaset è in condizioni fisiche migliori del Papa polacco. E che l’uveite non è una malattia grave. Giusto, però,
come dire, certe coincidenze
colpiscono.
Ma le "stranezze" sono tante, troppe. Nella vita normale, chi prega e applica il Vangelo,
talvolta si ammala e muore tra atroci tormenti,
chi invece dedica la sua vita al male, spesso prospera e vive a lungo. Chi vive di parola, la perde all’improvviso.
Chi tace, la conserva a lungo. E così
via. Perché tutto questo male? Che per giunta investe una vita breve come un sospiro...
Naturalmente, le grandi religioni offrono spiegazioni, più o meno convincenti. Altri, i
laici, imputano queste “stranezze” al
caso e alla necessità di una vita che è fuori di noi.
Però,
si continua a vivere e morire, senza capire fino in fondo perché.
Carlo Gambescia
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