lunedì 17 novembre 2014

Riflessioni
I misteri della malattia e della morte



 Un osservatore francese,  dopo che Giovanni Paolo II, in una delle sue ultime  apparizione non era riuscito a pronunciare parola , disse che  si trattava di una specie di dantesco contrappasso. Il Papa, più mediatico della storia, era rimasto senza parole…
Lo stesso si potrebbe dire, fatte le debite proporzioni,  di Silvio Berlusconi,  di nuovo  ricoverato  per uveite. Questa volta in gioco non è la parola, ma la vista…  E la televisione commerciale, da lui creata dal nulla, si sente e si… vede. E lui, in teoria, rischia di non vederla più...
Si dirà, che il Papa di Mediaset è in condizioni fisiche migliori  del Papa polacco.  E che l’uveite non è una malattia grave.  Giusto, però,  come dire,  certe coincidenze colpiscono.  
Ma le "stranezze" sono tante, troppe. Nella vita normale, chi prega  e applica il Vangelo, talvolta si ammala e muore tra atroci tormenti,   chi invece dedica la sua vita al  male, spesso prospera e vive a lungo.  Chi vive di parola, la perde all’improvviso. Chi tace, la conserva  a lungo. E così via. Perché tutto questo male? Che per giunta investe una  vita breve  come un sospiro...
Naturalmente, le grandi religioni offrono spiegazioni, più o meno convincenti. Altri, i laici,  imputano queste “stranezze” al caso e alla necessità di una vita che è  fuori di noi.  
Però, si continua a vivere e morire, senza capire fino in fondo perché. 
Carlo Gambescia


          

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