Regionali, la “vittoria” leghista
La crisi del centrodestra continua. O no?
Non c’è che dire, se anche le regionali
di aprile confermeranno l’avanzata della Lega e il declino di Forza Italia, la leadership del
centrodestra non potrà non cambiare di mano. Insomma, sembra che stia per
arrivare l’ora di Salvini, il ruspante leader leghista, che sta rivelandosi un discreto politico (forse più bravo di Bossi). Infatti, per ora, sembra funzionare l’idea di proporsi di occupare lo spazio lasciato a destra dalla crisi di
Forza Italia e dal dissolvimento delle forze minori. Naturalmente, una politica di ricomposizione del centrodestra, e vincente sul piano elettorale, richiede pazienza,
astuzia e una forte diluizione delle passate istanze autonomiste (se non indipendentiste). Ma non solo.
Infatti, resta il buco nero della politica
economica. Per il momento il leader leghista, pur di guadagnare consensi, insiste sull’incongruo
mix meno tasse/più spesa pubblica. Il che non promette nulla di buono. Oggi sulla "Padania" si parla addirittura di introdurre il principio della piena occupazione nella Costituzione italiana... Aberrazioni antieconomiche e populiste.
Rimane infine una questione fondamentale: l’antieuropeismo leghista sembra essere collegato più che a questioni economiche al
tema della lotta all’immigrazione (clandestina e non, anche se non lo si ammette apertamente): vero cavallo di battaglia della Lega. Una scelta però, che soprattutto per i toni zotici spesso raggiunti, ricorda più l’atteggiamento sguaiato di una lunatic fringe sciovinista che quello di una seria forza politica
rappresentata in Parlamento. Il che può essere un problema, quando ci si propone di governare una nazione.
Riassumendo, un leader abbastanza
abile, un programma economico contraddittorio, un atteggiamento incivile verso l'immigrazione. La crisi
del centrodestra continua. O no?
Carlo Gambescia
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