sabato 8 novembre 2014

Pericle  sarebbe dalla parte di Luigi de Magistris. E della democrazia    
 Chi sceglie i governanti? 
Il popolo, non i giudici 
di Teodoro Klitsche de la Grange





L’ordinanza del TAR Campania con la quale è stata sospesa la sospensione di Luigi de Magistris dalla carica di Sindaco di Napoli e rinviato l’accertamento della legittimità costituzionale delle relative norme della legge “Severino”, attenua, nella tecnicità della motivazione il carattere squisitamente politico dell’oggetto, noto da millenni, ma dimenticato (pour cause) dai giustizialisti (e non solo).
Millenni perché, come si può leggere in Tucidide, già ne rilevava l’importanza per la democrazia Pericle, il quale nel descrivere ed elogiare la Costituzione ateniese, affermava: “Il suo nome è democrazia, perché affidiamo la città non a un’oligarchia, ma a una più vasta cerchia di cittadini… per quanto riguarda gli onori, ognuno vien prescelto secondo la fama che gode, non per l’appartenere all’uno o all’altro partito a preferenza del valore. Né avviene che la povertà offuschi il prestigio e arresti la carriera di chi può rendere buoni servigi alla città”. Per cui nelle Costituzioni democratiche è essenziale sia che il popolo scelga chi governa, e del pari che ogni cittadino possa essere scelto e accedere alle cariche pubbliche.
Anche la nostra Costituzione, nell’art. 51, I comma dispone “tutti i cittadini dell’uno e dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici ed alle cariche elettive, in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge”.
Ciò perché l’accesso alla funzione di governo non è un carattere normale di tutti i regimi politici: nelle forme statali aristocratiche o aristo-monarchiche, più rigidamente in quelle più coerenti, vige l’opposto principio che ad espletare le funzioni pubbliche siano solo gli appartenenti a determinati ceti sociali; o la regola, del pari in contrasto con quella individuabile nell’art. 51, che a ricoprire cariche pubbliche si può accedere solo per chiamata del sovrano. Nell’un caso il diritto (se di diritto in senso tecnico può parlarsi) appartiene solo ad alcuni; nell’altro a nessuno.
Il TAR ha ritenuto che, data “l’appartenenza del diritto di elettorato passivo alla sfera dei diritti inviolabili di cui all’art. 2 della Costituzione … ogni operazione interpretativa debba ispirarsi ad un regime di favor per chi intenda accedere a cariche pubbliche ed elettive”; non solo ma l’interpretazione data alla legge “Severino” “si rivelerebbe anche in contrasto il diritto di elettorato attivo, potendo determinare un’alterazione dei risultati del procedimento elettorale, e, quindi, della libera espressione di voto… invero, la modifica dei requisiti di candidabilità dell’eletto successivamente all’espressione del voto finisce per vanificare la volontà espressa dal corpo elettorale eliminandone gli effetti per cause irrilevanti al momento in cui la scelta elettorale si era manifestata in favore di determinati candidati, in seguito dichiarati non più idonei”.
Nota anche il TAR che il dubbio di compatibilità costituzionale concerne la sussistenza di un eccessivo sbilanciamento in favore della previsione normativa di tale misura cautelativa di salvaguardia della moralità dell’amministrazione pubblica rispetto all’ampio favor assicurato al diritto di accesso alle cariche pubbliche.
Quindi il TAR, sfrondando il discorso di ogni marginalità tecnica, ha ritenuto che limitare un diritto, fondamentale per connotare un regime politico come democrazia, a favore di esigenze pur condivisibili di carattere “morale” non è conforme ai principi della forma – Stato democratica.
E cioè che un giustizialismo da rotocalco, che dimentica qualche millennio di pensiero politico occidentale, è lesivo della democrazia.
Quindi ringraziamo Pericle per aver chiarito ventiquattro secoli fa quali ne sono elementi essenziali.

Teodoro Klitsche de la Grange



Teodoro Klitsche de la Grange è  avvocato, giurista, direttore del trimestrale di cultura politica“Behemoth" (  http://www.behemoth.it/ ). Tra i suoi libri: Lo specchio infranto (1998), Il salto di Rodi (1999), Il Doppio Stato (2001), L'apologia della cattiveria (2003), L'inferno dell'intellettuale (2007), Dove va lo Stato? (2009),  Funzionarismo (2013).

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