mercoledì 26 novembre 2014

L’Italia è un Paese libero?
Dipende. Dal futuro
  



Viviamo in un  Paese libero? Intanto diciamo che  in base  al  punto di vista ( o visione del mondo) si può rispondere sì o  no. Ad esempio, per un fascista, un comunista, un ecopessimista, un antiamericano, un grillino,  l'Italia  è  “serva” della democrazia liberale, degli  Stati Uniti,  del capitalismo, del consumismo sfrenato,  della corruzione politica.  Ma non lo è neppure per un liberale: troppe tasse, troppa informazione drogata,  troppi monopoli, troppo clericalismo, troppo stato,  E per un cattolico? Se di destra, accusa l’Italia di essere scandalosamente laica e libertina e quindi schiava delle peggiori passioni; se di sinistra,  rispolvera le stesse critiche dei comunisti in salsa evangelica. E il tecnocrate? Condanna le inefficienze e gli sprechi  della burocrazia, che limiterebbero, incidendo sullo sviluppo economico,  il tasso di libertà
Tutto normale? No. Perché, di riflesso,  il dibattito politico risulta viziato da modelli retorici o "narrazioni" (come è di moda dire), secondo i quali, l’Italia, per una ragione o per l'altra,   non sarebbe un Paese libero.  Di qui,  tutti a lamentarsi, a scambiarsi accuse, eccetera, eccetera.
E  fra la gente?   Va meglio? No. perché  è inevitabilmente  venuta meno la memoria storica “del peggio”: di quando l’Italia, ancora nella prima metà degli anni Cinquanta  del Novecento, era un Paese arretrato sotto tutti gli aspetti. Tuttavia,  l’atteggiamento, per così dire,  dell’ italiano medio  è comprensibile. Le persone, come mostrano le indagini storiche e sociologiche,  tendono  a  misurare il progresso non a partire da una situazione passata, che viene spesso dimenticata, ma sul metro di un ideale (positivo o negativo) che come l’orizzonte, si allontana continuamente. Sicché, la generazione presente  non è mai interessata  alle necessità e ai successi di quella precedente, ma alle proprie sofferenze  e frustrazioni, messi in rilievo  o in discussione,  dalla possibilità,   appena intravista o vissuta di un  benessere o di una povertà universali. La gente comune vive immersa nel presente e non è giusto né  corretto  incolparla per un comportamento che pertiene alla fisiologia sociale.    
Ci accorgiamo però, di non aver ancora risposto alla domanda. L’Italia è un Paese libero? Dipende. Da che cosa? Dal passato? No, dal futuro "storico": da ciò che "realmente" accadrà dopo di noi, di cui, purtroppo, al presente  non sappiamo nulla.  Facciamo solo qualche esempio politico: all’Italia di Giolitti, seguì quella di Mussolini e coloro che avevano criticato lo statista liberale, fecero marcia indietro, ma dopo.  In tempi più vicini a noi, all’Italia democristiana è seguita quella berlusconiana.  E altri, in precedenza aspramente critici nei riguardi della Dc, hanno dovuto fare  mea culpa.  Ora è arrivato Renzi, che viene accusato di essere democristiano…
Si dirà, ma allora,  che fare?  Se ci si  passa la caduta di stile:  "darsi una regolata".  Soprattutto gli "intellettuali".  Perché, una cosa è certa. Quale?  Sapere di non sapere cosa accadrà. 

Carlo Gambescia  

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