L’Italia è un Paese libero?
Dipende. Dal futuro
Viviamo in un Paese libero? Intanto
diciamo che in base al punto di vista ( o visione del mondo) si può
rispondere sì o no. Ad
esempio, per un fascista, un comunista, un ecopessimista, un antiamericano, un
grillino, l'Italia è “serva” della democrazia liberale, degli Stati Uniti, del capitalismo, del consumismo sfrenato, della corruzione politica. Ma non lo è neppure per un liberale: troppe
tasse, troppa informazione drogata,
troppi monopoli, troppo clericalismo, troppo stato, E per un cattolico? Se di destra, accusa l’Italia di essere scandalosamente laica e libertina e quindi schiava delle peggiori passioni; se di sinistra,
rispolvera le stesse critiche dei comunisti in salsa evangelica. E il tecnocrate? Condanna le inefficienze e gli sprechi della burocrazia, che limiterebbero, incidendo sullo sviluppo economico, il tasso di
libertà
Tutto normale? No. Perché, di riflesso, il dibattito politico
risulta viziato da modelli
retorici o "narrazioni" (come è di moda dire), secondo i quali, l’Italia, per una ragione o per l'altra, non sarebbe un Paese libero. Di qui,
tutti a lamentarsi, a scambiarsi accuse, eccetera,
eccetera.
E fra la gente? Va meglio? No. perché è inevitabilmente venuta meno la memoria
storica “del peggio”: di quando l’Italia, ancora nella prima metà degli anni
Cinquanta del Novecento, era un Paese
arretrato sotto tutti gli aspetti. Tuttavia, l’atteggiamento, per così dire, dell’ italiano medio è comprensibile.
Le persone, come mostrano le indagini storiche e sociologiche, tendono a misurare il progresso non a partire da una
situazione passata, che viene spesso dimenticata, ma sul metro di un ideale (positivo o negativo) che
come l’orizzonte, si allontana continuamente. Sicché, la generazione presente non è mai interessata alle necessità e ai successi di quella
precedente, ma alle proprie sofferenze e
frustrazioni, messi in rilievo o in discussione, dalla possibilità, appena intravista o vissuta di un benessere o
di una povertà universali. La gente comune vive immersa nel presente e non è giusto né corretto incolparla per un comportamento che pertiene alla fisiologia sociale.
Ci
accorgiamo però, di non aver ancora risposto alla domanda. L’Italia è un Paese
libero? Dipende. Da che cosa? Dal passato? No, dal futuro "storico": da ciò che "realmente" accadrà dopo di noi, di cui, purtroppo, al presente non sappiamo nulla. Facciamo solo qualche esempio politico: all’Italia
di Giolitti, seguì quella di Mussolini e coloro che avevano
criticato lo statista liberale, fecero marcia indietro, ma dopo. In tempi più vicini a
noi, all’Italia democristiana è
seguita quella berlusconiana. E altri, in precedenza aspramente
critici nei riguardi della Dc, hanno dovuto fare mea culpa. Ora è arrivato Renzi, che viene accusato di
essere democristiano…
Si dirà, ma allora, che fare? Se ci si passa la caduta di stile: "darsi una regolata". Soprattutto gli "intellettuali". Perché, una cosa è certa. Quale? Sapere di non sapere cosa accadrà.
Carlo Gambescia
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