venerdì 28 novembre 2014

Il futuro della Lega ( e del centrodestra)
Le due possibilità politiche di Salvini  



A leggere "La Padania", megafono del segretario Salvini (come è giusto che sia),  la Lega   rappresenta  la nuova destra maggioritaria. In effetti, una politica in stile lepenista  (fuoriuscita dall’Euro, frontiere chiuse,  più spesa pubblica meno tasse, politica estera dei giri di valzer)  potrebbe “acchiappare” il voto dell’elettorato moderato.
Tuttavia, in caso di elezioni la Lega dovrebbe comunque trovarsi gli alleati giusti. E quali? I soliti noti: Forza Italia, pardon, ormai Forza Silvio,  i naufraghi di Alfano, i gruppuscoli dell’ estrema  destra post-finiana.   Dopo di che,  ammesso di riuscire a vincere,  Salvini, premier o meno,  dovrebbe tenere in piedi ( o appoggiare) una maggioranza di centrodestra, a dir poco variopinta e litigiosa. Un governo, sul quale subito si abbatterebbero le scomuniche dell’Unione Europea e degli Stati Uniti. Anche i mercati (come si usa dire) non reagirebbero meglio. La stessa  benedizione di Putin ( fiore all’occhiello di Salvini) renderebbe, come con Berlusconi,  ancora meno stabile un governo, già, di suo, politicamente traballante. 
A questo punto,  complice  la repentina ricaduta economica della crisi politica (spread e quant’altro),  il consenso dell’elettorato moderato, proprio perché tale,  si scioglierebbe come neve al sole e nuove elezioni, dopo un governo a termine di “concentrazione europeista”  sancirebbero  vittoria delle opposizioni di centrosinistra.
I rapporti di forza, piaccia o meno, sono questi.  Perciò Salvini, visto che sembra credere fermamente  nell’ idea di una destra maggioritaria,  ha due possibilità:
La prima, in termini di etica dei principi ( in pratica un suicidio politico), è  quella di parlar chiaro all’elettore moderato, asserendo  che il riposizionamento dell’Italia rispetto all’Euro, eccetera, eccetera,  comporta lacrime e sangue. E che nell’immediato la situazione economica non muterà, Anzi… Dichiarazione  che però rischia  di provocare la fuga dei moderati e la consegna, per così dire, definitiva  del Paese a un  centrosinistra,  per il quale sarebbe  un gioco da ragazzi, presentarsi  come “ responsabile e affidabile”.
La seconda, in termini di etica della responsabilità (  politicamente più interessante),  è quella di lavorare su un programma minimo: in qualche misura fare ciò che  sta facendo  Renzi, ma da destra,  tagliando spesa pubblica e, in primis, le tasse: un  bel colpo di forbici a imprese e cittadini.  Anche qui  però esistono controindicazioni: rivolta dei sindacati, dell’impiego pubblico, della sanità,  degli insegnanti e delle imprese (non poche) che gravitano  nell’orbita dell’economia mista. Quindi  nuovi dissidi all’interno di una maggioranza di centrodestra comunque composita.  Di qui, nuove incognite sulla effettiva durata di un governo  di centrodestra sponsorizzato o guidato dalla Lega.  
Tertium non datur.   Sempre che Salvini non si riveli  statista del calibro,  non diciamo di un Napoleone,  ma almeno  di un  De Gaulle, capace di rimescolare le carte e “fare” in qualche modo la storia.  Il che, francamente, ci  sembra difficile, se non impossibile, come sostengono coloro che lo conoscono da vicino.
Carlo Gambescia
                          

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