Il futuro della Lega ( e del
centrodestra)
Le due possibilità politiche di Salvini
A leggere "La
Padania" , megafono del segretario Salvini (come
è giusto che sia), la
Lega rappresenta la nuova destra maggioritaria. In
effetti, una politica in stile lepenista (fuoriuscita dall’Euro, frontiere
chiuse, più spesa pubblica
meno tasse, politica estera dei giri di valzer) potrebbe “acchiappare” il voto
dell’elettorato moderato.
Tuttavia, in caso di elezioni la
Lega dovrebbe
comunque trovarsi gli alleati giusti. E quali? I soliti noti: Forza Italia,
pardon, ormai Forza Silvio, i naufraghi di Alfano, i gruppuscoli dell’
estrema destra
post-finiana. Dopo di che,
ammesso di riuscire a vincere,
Salvini, premier o meno, dovrebbe tenere
in piedi ( o appoggiare) una maggioranza di centrodestra, a dir poco variopinta
e litigiosa. Un governo, sul quale subito si abbatterebbero le scomuniche
dell’Unione Europea e degli Stati Uniti. Anche i mercati (come si usa dire) non
reagirebbero meglio. La stessa benedizione di Putin ( fiore all’occhiello di
Salvini) renderebbe, come con Berlusconi, ancora meno stabile un governo, già,
di suo, politicamente traballante.
A questo punto, complice la repentina ricaduta economica della crisi
politica (spread e quant’altro), il
consenso dell’elettorato moderato, proprio perché tale, si scioglierebbe come neve al sole e
nuove elezioni, dopo un governo a termine di “concentrazione europeista”
sancirebbero vittoria delle opposizioni
di centrosinistra.
I rapporti di forza, piaccia o meno, sono questi. Perciò Salvini, visto che sembra credere
fermamente nell’ idea di una destra
maggioritaria, ha due possibilità:
La prima, in termini di etica dei principi ( in pratica un
suicidio politico), è quella di parlar
chiaro all’elettore moderato, asserendo che
il riposizionamento dell’Italia rispetto all’Euro, eccetera, eccetera, comporta lacrime e sangue. E che
nell’immediato la situazione economica non muterà, Anzi… Dichiarazione che però rischia di provocare la fuga dei
moderati e la consegna, per così dire, definitiva del Paese a un centrosinistra, per il quale
sarebbe un gioco da ragazzi, presentarsi come
“ responsabile e affidabile”.
La seconda, in termini di etica della responsabilità ( politicamente più interessante), è quella di lavorare su un programma
minimo: in qualche misura fare ciò che sta
facendo Renzi, ma da
destra, tagliando spesa
pubblica e, in primis, le tasse: un bel colpo di forbici a imprese e cittadini. Anche qui però esistono controindicazioni: rivolta dei
sindacati, dell’impiego pubblico, della sanità, degli insegnanti e delle imprese (non poche)
che gravitano nell’orbita
dell’economia mista. Quindi nuovi dissidi all’interno di una maggioranza di
centrodestra comunque composita. Di qui,
nuove incognite sulla effettiva durata
di un governo di centrodestra sponsorizzato o guidato dalla Lega.
Tertium non datur.
Sempre che Salvini non si riveli statista del calibro, non diciamo di un
Napoleone, ma almeno di un De Gaulle, capace di rimescolare
le carte e “fare” in qualche modo la storia. Il
che, francamente, ci sembra
difficile, se non impossibile, come sostengono coloro che lo conoscono da
vicino.
Carlo Gambescia
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