lunedì 24 novembre 2014

Breve chiosa  (sociologica)  al post  di ieri sulla ND
La Nuova Destra e il problema delle generazioni



A integrazione delle   questioni affrontate ieri,  riteniamo che sarebbe utile un approfondimento  - in termini di studio della parabola delle minoranze creative (Moscovici) -   del ricambio generazionale fra collaboratori e lettori delle riviste ND.  Ossia, dando per scontata la centralità carismatica della figura di Tarchi (Weber), sarebbe interessante capire, per decennio, come sono si sono succedute le generazioni  in relazione alle successive “possibilità contemporanee” (Mannheim). 
Formuliamo alcune ipotesi (quindi da verificare).  Probabilmente l’età media di collaboratori e lettori è rimasta bassa: tra i venti e i trenta anni . Ciò è accaduto perché, con molta probabilità,  a ogni decennio, si è avuto un ricambio. Ma ecco il punto: ciò è  potuto avvenire  grazie alla sovrapposizione tra generazione anagrafica e generazione politica (Riley). Ci spieghiamo meglio: mentre la generazione anagrafica ha  durata temporale specifica (si va da cinque a venticinque anni, grosso modo) quella politica  è molto più lunga  (si va da venticinque anni  in su). Perciò  nella storia della ND,   la generazione anagrafica  si è andata a incrociare, a livello valoriale, con la non  contemporaneità della contemporaneità...  Detto altrimenti: con  la  struttura della trasmissione dei valori politici, quasi sempre lentissima, addirittura secolare.  Il che potrebbe spiegare la persistenza, sul piano dei contenuti - certo reinterpretati, eccetera -  della triade concettuale novecentesca (antiamericanismo, antiliberalismo, anticapitalismo).
Perciò,  concludendo, l’appeal della ND  è rappresentato per un verso dalla sua "capacità" di restare   fedele alla triade concettuale ricordata,  e dall’altro dalla presenza in ogni nuova generazione, di giovani "contemporanei! non legati alla "contemporaneità". O se si preferisce legati a una contemporaneità,  reinterpretata alla luce di valori trasmessi da altre generazioni politiche.
Sui  limiti  di questa posizione - in termini formali -  abbiamo cercato di rispondere ieri.  Si tratta infatti  pur sempre di una microcultura politica soggetta a dinamiche setta/movimento/istituzione (Troeltsch, Simmel, Alberoni)  A dire il vero,  l’analisi  richiederebbe  anche un approfondimento dei contenuti e quindi dei valori basici trasmessi. Ma questo crediamo sia compito, soprattutto,  degli storici delle idee e non di un umile sociologo.
Carlo Gambescia
                         

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